3 ~Zuleyha~

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Il fatto che parlare con Mujgan per me non fosse più qualcosa di pericoloso e stressante mi rallegra molto.
Onestamente avrei preferito avere buoni rapporti con lei già da molto tempo, però per me andava bene così, sempre meglio di scambiarci occhiatacce antipatiche.
Giunta finalmente a Istanbul, e scambiando qualche occhiata a persone già adocchiate prima, scesi dalla mia (piccola) auto verde militare. I ciuffetti dei capelli mi passavano sugli occhi e, in preda all'ansia, dovetti tirarli dietro l'orecchio con violenza.
Avevo addosso un completo discreto.
Indossavo una camicetta blu notte, un jeans blu-nero e dei semplicissimi tacchi bassi neri.
Mentre mi dirigevo verso l'ospedale, vidi un'auto prestigiosa nera. Non vedevo così bene, mi sembrava un uomo ben vestito, uscì dall'auto e notai subito com'era vestito: camicia bianca elegante e pantaloni nero corvino.
Con disinvoltura si tolse gli occhiali da sole, tipica lente in stile "mosca". Mi stava fissando o cosa?
Scoppiai a ridere in mente.
Credo di averlo già visto da qualche parte però.

Ci trovammo io e Mujgan faccia a faccia, in realtà non era la prima volta.
Ci accomodammo a una caffetteria molto grande, era completamente vuota, quasi.
«Zuleyha, buongiorno. Uhm...» c'era evidente imbarazzo tra noi, «cosa dovevi dirmi?»
«Inizio col dire che ci siamo riappacificate in un modo un po' discutibile, perché mi hai rivelato...il tradimento di mio marito...»
«Frena, per favore. L'ho fatto con le migliori intenzioni. Credimi, non volevo che venissi presa...in giro da quell'essere», mi bloccò subito, mettendo una mano davanti. Sembrava abbastanza sincera. Era innegabile.
«Ma...non eravate amiche?» Le domandai confusa.
«Hai detto bene, "eravamo". In pratica, aveva una relazione con Fikret, sostanzialmente mi ha mentito da quando è "approdata" a Çukurova...» aveva lo sguardo fisso sul pavimento, mentre con i pollici continuava a girare il pattino del suo caffè amaro, «...e poi, mi sono innamorata di Fikret. Che stupida.»
«No, no, perché continui ad addossarti colpe inutili. Sono sicura che Fikret ti ama, altrimenti perché illuderti?»
Ancora non mi resi conto che stavo parlando come da "amica ad amica".
«Pensarci mi rattrista. Perché non mi dici...uhm, quello che dovevi dirmi insomma...» le spuntò un leggero sorriso.
«Giusto, si. Bene, ehm, volevo avvisarti che in città, ovvero qui, c'è un uomo strano, equivoco e molto...come dire, segreto, ecco. Va in giro per ospedali, negozi chiedendo informazioni su di noi, gli Yaman...e i Fekeli. E come se non bastasse continuava a fissarmi mentre ti raggiungevo qui. I miei uomini mi diedero delle strane informazioni... tutto di tutti. È chiaro che gli interessiamo, noi tutti. È molto ricco, ben vestito e disinvolto.»
Mujgan sembrava quasi spaventata. Era sull'attenti. Il mio sguardo nel suo.
«Ricordo...aspetta, un uomo molto simile è venuto in ospedale. Stava parlando con un'infermiera. Basso? Calvo?»
«No. Sarà uno dei suoi uomini.»
«Oh, capisco.»
Scivolò il suo palmo della mano sulla mia. Mi guardava con sincerità, generosità.
Uscimmo dalla caffetteria e ci salutammo con entrambe un sorriso sincero.
Bene. Ho regolato i conti col passato, ora mi mancano quelli del presente.

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