9~Zuleyha~

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«Buongiorno a tutti. Oh, Demir, posso usare il telefono? Devo parlare con Betul. Sono giorni che non la sento, sto iniziando a preoccuparmi.»

Şermin arrivò di fretta e furia alla villa. Era visibilmente preoccupata e in stato di agitazione.
In tutto questo, non aveva riconosciuto sua figlia che si trovava davanti ai suoi occhi.

«Certo. Fa' pure», acconsentii Demir, porgendole il telefono.

«Sono qui mamma. Parliamo.» Betul si alzò dal divanetto con le lacrime agli occhi.

Şermin alzò lo sguardo dal telefono e per poco non le venne un infarto.

La squadrò per bene. «Betul...»
Intanto, Mujgan aveva assunto sul volto un'espressione non convinta, enigmatica.

«Figlia mia. Vieni qui!»
Seguitarono lacrime di gioia e abbracci calorosi. Mentre Fikret sembrava assorto dai suoi pensieri.

«Oh, Betul. Che ci fai qui?»
«Siediti, ti spiego tutto.» Betul e sua madre si sistemarono sul divanetto vuoto.

«Vedi, mamma, io ho divorziato da Pierre. Lui giocava d'azzardo e ho deciso di divorziare.» Proseguì Betul.
«Ma...come divorziato? Ah, figlia mia, avrei tanto voluto conoscere mio genero.»

«Mi dispiace Şermin, ma sono convinta che tua figlia troverà l'amore vero qui a Çukurova.» Si intromise Mujgan.

Betul annuii, speranzosa, gettando li occhi su Fikret.
Mujgan, a quel punto, sbuffò sonoramente.

«Se volete scusarci, noi andremo. Demir, puoi chiamarci un taxi?»
Io e Demir accompagnammo Betul e Şermin fuori.
«Non serve, in realtà.»
«Ma come?» Şermin sembrava una rintronata.
«Betul ha comprato la casa di Mujgan.»
«Oh cavolo. Non ci posso credere!»
Infine tornammo ognuno alle proprie abitazioni
  
                                   *

Demir e Fikret raggiunsero l'ufficio di Demir per discutere di Hakan Gumusoglu.

Io e Mujgan ci ritrovammo a bere un tè in salotto e parlottare. Di Betul.

Quante cose strane succedono nella vita.

«Come ti è sembrata Betul? A me molto equivoca. Non faceva che posare li occhi su Fikret. Ugh.» Sbuffò Mujgan.

«Credo sia molto dolce. Ma è vero, sembra attratta da Fikret.»
«Molto, aggiungerei.» Borbottò.

«Non preoccuparti. Secondo me ha capito che non deve intromettersi tra di voi, nella vostra relazione», aggiunsi convinta.

«Ma io non so se tornare a Istanbul.»
«No. Resta qui. Ma non avresti dovuto vendere la tua casa a Betul. È stato uno sbaglio.» La rimproverai dolcemente.

«Lo so, ma non sapevo che fare. Se gliela chiedessi indietro, non me la darebbe mai. Insomma, lì ci è nata...Dovremmo cercare un'altra casa.»

«Dovremmo?» Le feci il verso.
«No. Cioè, dovrei...aspetta, non lo so. Sono confusa. Accidenti all'amore.»
«Siete praticamente destinati a stare insieme, Mujgan.» Le confessai.

«Ma se lui non è sicuro dei suoi sentimenti, come può esserci un lieto fine tra noi? Mi sembra una montagna altissima. Impossibile da scavalcare.»

«Arriverete ad un possibile matrimonio?»
«No. Se queste sono le condizioni, non penso proprio. Mi sembra addirittura surreale.»
«Ma provaci. State insieme per davvero. Fikret ha rinunciato alla sua guerra per amore. Ne sarebbe entusiasta. Credimi, anche se c'è di mezzo quest'uomo, la vostra relazione non è in pericolo. Cosa potrebbe farci? Non ha nulla contro di te.» Feci una breve pausa.

«Gettati in questo amore. Provaci. Credimi, lo rimpiangerai un giorno.»

Una lacrima le stava rigando il viso, mentre mi ascoltava.
«Sì, ci proverò.» Confessò convinta.
«Mi fido.»

Infine ci alzammo in sincrono.
Mujgan stava sorridendo mentre si asciugava le lacrime.
«E pensare che prima ci odiavamo, Zuleyha.» Sospirò felice Mujgan.

«Vieni qui.»
Aprii le braccia e ci abbandonammo ad un lungo e tenero abbraccio.

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