14. Harry & Louis

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Un bip ritmico e assordante lo circondava, causandogli fitte fastidiose alla testa. Provò a muoversi ma, non appena lo fece, un dolore lancinante all'altezza dello stomaco quasi gli strappò un urlo. Tentò di sollevare un braccio per poggiare una mano dove il dolore era più pungente, nella speranza di alleviarlo un po', ma persino quel gesto che avrebbe dovuto essere così semplice gli fu impossibile. Si sentiva come se lo avesse investito un treno, era stremato come se avesse corso per ore e ore senza mai fermarsi e ogni parte del suo corpo urlava di dolore.

Cercò di muovere la testa per provare almeno a identificare il fastidioso rumore persistente e aprì gli occhi lentamente, per poi strizzarli subito dopo quando una luce accecante lo colpì.

Anche trarre un respiro profondo nel tentativo di calmarsi gli provocò fitte lancinanti, e una sensazione di panico cominciò a farsi strada dentro di lui. Strinse gli occhi con forza e poi sbatté ripetutamente le palpebre, abituandosi lentamente alla luce accecante prima di guardarsi intorno.

Ci volle qualche istante perché capisse dove si trovava; le pareti blu e le lenzuola bianche immacolate, la macchina da cui proveniva il suono fastidioso e a cui era attaccato un lungo filo collegato a un saturimetro al suo dito indice... Era in ospedale.

Aggrottò la fronte confuso, facendo uno sforzo immane per voltare la testa dall'altro lato, e l'accelerare del battito del suo cuore si diffuse nella stanza quando i suoi occhi si posarono su Louis. Era seduto accanto al letto, con la testa poggiata su di esso, un braccio incastrato tra le gambe e... e una mano che stringeva con forza la sua. Osservò il maglioncino sporco di quello che sperava non fosse sangue, poi a fatica riuscì a sollevare la mano e ad accarezzargli delicatamente i capelli.

Sussultò quando Louis si drizzò di scatto sulla sedia, guardandosi intorno con espressione assonnata e impaurita prima di spostare lo sguardo su di lui. Louis rimase a fissarlo per qualche secondo, sbattendo le palpebre con espressione impassibile, poi il suo volto si contorse in una smorfia di quello che sembrava dolore mentre le lacrime cominciavano a rigargli il volto.

"Harry" sussurrò con un filo di voce.

Harry aprì la bocca con l'intenzione di rispondere ma ne uscì solo un rantolo, e strizzò gli occhi al bruciore improvviso che si diffuse nella sua gola. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse arida, così come lo era la sua bocca, e di quanto fosse assetato.

Louis spalancò gli occhi, protendendosi sulla sedia. "Cosa c'è? Stai male? Chiamo un dottore" mormorò frettolosamente.

Prima che si alzasse in piedi, però, Harry strinse la presa sulla sua mano e scosse la testa. "A- ua."

Louis aggrottò la fronte e inclinò la testa, poi il suo viso sembrò illuminarsi e gli rivolse un piccolo sorriso. "Acqua? Vuoi dell'acqua?"

Harry ricambiò debolmente il sorriso e annuì.

Louis si alzò, e di nuovo la macchina registrò il battito accelerato del suo cuore quando lo sguardo di Harry si posò sul suo corpo. I jeans neri erano luridi, sporchi di terra e incrostati da chissà cosa. Il suo maglioncino, un tempo color crema, era totalmente imbrattato di una sostanza marrone e strappato in alcuni punti, le due rondini blu erano ormai quasi irriconoscibili. Harry faceva il suo lavoro da così tanto tempo da essere quasi certo che quello fosse sangue.

"Cosa c'è?" chiese Louis in tono apprensivo, voltandosi di scatto verso di lui e rivolgendo lo sguardo sullo schermo che aveva segnalato l'accelerazione frenetica del suo battito, poi afferrò un bicchiere con all'interno una cannuccia e si precipitò di nuovo accanto a lui. "Stai male? Non ti agitare, va tutto bene. Stai bene" mormorò afferrandogli di nuovo la mano e stringendola con forza.

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