Ho paura della mia chitarra

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"Signorina, mi sta ascoltando?" Mi ricompongo sul banco, mi sono addormentata in classe? Mi guardo intorno: non c'é nessuno. Poi alzo lo sguardo su una figura rugosa che alcuni chiamano Prof di Latino. Per me é solo la solita rincoglionita di turno che ha preso la laurea dentro un ovetto kinder. "S-si, la sto ascoltando" dico farfugliando. Fulminandolo con gli occhi dice: "Le volevo ricordare che deve scegliere l'attività pomeridiana, al più presto". Sembra nel bel mezzo di una crisi isterica a giudicare dalla sua faccia contorta in mille piegature composte da rughe. "Oggi pomeriggio la preside vuole parlarle, a quel punto dovrà comunicare la sua decisione". Di già? Beh, dovrò farmi dare una rivista con le attività o chiedere aiuto a qualcuno in qualsiasi modo. Oppure sono fottuta. Mi limito ad annuire ed esco dall'aula, ancora mezza addormentata. Mi sistemo il top che mi era salito lasciando scoperto sopra l'ombelico. Vado verso il mio armadietto borbottando lamentele che faccio fatica a capire anche io. Necessito di del caffè. Davanti alla mensa dovrebbe esserci una macchinetta che fa al caso mio. Mi faccio largo tra la miriade di studenti nei corridoi e arrivo alla mia meta in poco tempo. Ma non abbastanza. Suona la campanella che mi avvisa dell'inizio della lezione di matematica. Cazzo. Per fortuna non c'è fila per il caffè. Prendo uno dei bicchieri di plastica riposti alla mia destra e attivo l' aggeggio premendo tasti a caso. Poi prendo il mio tesoro delicatamente e corro in classe. "Oh, ben arrivata." dice la prof di matematica. "Sono in ritardo" dico, facendola uscire a metà tra una domanda e un'affermazione. "Posso chiudere un occhio". Mi piace questa donna. Sorrido come una vincitrice, sorseggiando il mio caffè. Ma l'emozione svanisce in fretta. I banchi sono tutti presi tranne uno. Quante probabilità c'erano?

Luke
In questi giorni mi sto ricredendo parecchio sul suo conto. Sembra solo una menefreghista impulsiva. Solo questo so di lei, nient'altro. La ragazza del tramonto era sparita. O magari quella che ha lei é solo una corazza. Non ci ho mai parlato nemmeno mezza volta se devo dirla tutta. Non la conosco abbastanza da decretarlo. Ma il fatto che io la voglia conoscere é innegabile. Mi comporterò come se non me ne freghi nulla di lei, perché é così. Non voglio fare la figura del povero cretino, quindi indosso la faccia più indifferente che ho mentre si siede accanto a me. Non la guardo, guardo sempre dritto. Ma sento i suoi occhi nocciola che mi squadrano. "Vuoi una foto?" dico senza voltarmi, dato che mi guarda da un po' troppo. "Dipende, le foto parlano?" chiede. Che domanda stupida. "A meno che tu non viva nel 2030 e hanno creato le foto parlanti allora no, per quanto mi risulta le foto non parlano." Non mi volto mai, guardo sempre davanti a me. Sento che anche lei ha distolto lo sguardo. "Allora preferisco una foto". Come prima chiacchierata non é andata benissimo. Mi chiedo se resterà sempre così. Mi concedo di darle un'occhiata: é davvero bella. "Ti sei trasferita da poco, giusto?" chiedo per smorzare la tensione. Sembra irrigidirsi, forse dovevo evitare. "Giusto" conferma lei.
"E prima dove vivevi?"
"Cos'é, vuoi pure l'indirizzo?"
"Permalosa, eh? Ti ho solo chiesto da dove vieni, mica il numero della carta di credito"
"Se vuoi fare una conversazione amorevole hai scelto la persona sbagliata"
É chiaramente innervosita da qualcosa che ho detto, o fatto? Onestamente non mi importa granché, credo che questa sia stata la nostra prima e ultima interazione. Stiamo zitti fino alla fine dell'ora. Ci alziamo quasi in contemporanea e le nostre strade si dividono.

Charlotte
Devo cercare Emily o Scarlet. Sono in alto mare riguardo all'attività pomeridiana. Vado in cortile, dove é probabile che incrocerò qualcuno di utile. E infatti, vedo Emily appoggiata a un muro con il telefono in mano. Alzo una mano, facendo una corsetta veloce verso di lei. Come una scema, considerando che ha lo sguardo fisso sullo schermo e non attirerò la sua attenzione. Finché non le arrivo vicino. "Emy"  dico, lei alza lo sguardo su di me e mi sorride. "Ciao, tutto ok?"
"Più o meno"
"Posso aiutarti?"
Abbasso lo sguardo. Non so cosa chiederle di preciso. Dovrò essere molto vaga.
"Devo scegliere l'attività pomeridiana"
Mette il telefono in tasca e assume un'espressione pensierosa. "Hai già adocchiato qualcosa?"
Faccio cenno di no.
"Beh, ti posso fare una lista dei club e mandartela" propone lei. Potrebbe essere una buona opzione, almeno mi faccio un'idea. "Sei la mia salvezza Emy". Indietreggio per andarmene. Finché non dice: "La avrai prima di mensa, promesso". Le mando in bacio volante che la fa sorridere e rientro per la mia prossima ora.

Finita la lezione guardo il telefono. Emily mi ha mandato la lista. La sfoglio alla svelta mentre mi dirigo in mensa. 'Teatro' naaaah non fa per me. 'Attività sportive' non ci penso neanche. Sbuffo continuando a leggere inutili club, fino a che... 'Musica' per quanto provi a negarlo, é inevitabile. Sarebbe l'opzione migliore. La mamma mi ha insegnato a suonare la chitarra sin da quando era bambina. Solo che farne parte significherebbe riportare a galla vecchi ricordi che ho provato a sotterrare così tanto.

"Quindi ha scelto il club di musica?" dice la preside, di fronte a me. Allora mi ritrovo a dire, spinta da non so quale forza: "Si, in particolare il corso di chitarra".

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Spazio per l'autrice.
Ciao cari lettori! Come va?
É da un po' che non pubblico capitoli, ma ho ritrovato la motivazione e proverò a ricominciare con coerenza! Che ne pensate di questo aggiornamento?
Spero vi piaccia, baciii 💋💋🧡
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SET FIRE TO THE RAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora