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GLI OCCHI AZZURRI DI GRACE

James si accese la sigaretta e se la ficcò tra le labbra. Aveva iniziato a fumare da quando il padre non si era fatto più vedere, ne sentiva il bisogno per alleviare lo stress. Rigorosamente Winston Blue. Sebbene sapesse che non faceva bene alla salute, se ne fotteva altamente e proseguiva nel dimezzare pacchetti ogni giorno.

Gironzolava per il quartiere, annoiato. Alzò gli occhi al cielo: tarda mattinata di metà giugno, soleggiata e tranquilla. Si era da poco messo alle spalle anche il lungo capitolo dell'highschool. La Graduation Ceremony di una settimana prima era stata imbarazzante e soporifera. La processione con la toga monocolore, il discorso pomposo del preside davanti a tutti i genitori, il lancio del cappello. E l'affabile e falso sorriso mantenuto stabile in volto per dimostrarsi felice del risultato e orgoglioso di essere parte integrante di quel giorno di festa. Una solfa conformista, da cui avrebbe voluto fuggire a gambe levate!

Scacciò via con la mano un moscerino. Il sole gli picchiava direttamente sulla nuca.

Uscire dalla routine scolastica dei mesi passati era un proposito da attuare senza cedimenti, soprattutto ora che aveva preso il diploma. Percepiva la necessità di compensare la pesantezza della situazione famigliare con qualcos'altro, qualcosa che gli facesse provare la spensieratezza propria della gioventù. Qualsiasi cosa sarebbe andata bene, soprattutto se trasgressiva. La vita adulta, sterile e abitudinaria, lo atterriva. Assumeva le fattezze di un mugghiante Minotauro armato di mazza che gli si avvicinava pericolosamente, dal quale sarebbe stato meglio svignarsela e mettersi al sicuro. La stagione estiva grazie al cielo era iniziata con il piede giusto: la festa da Mark gli aveva regalato emozioni indescrivibili. Apprezzava quando gli altri puntavano gli occhi su di lui. Era stato al centro dell'attenzione quando aveva litigato con Lucas, e l'aveva fatto con una ragazza più grande al suo fianco, oltretutto. Aveva mostrato di saper stare al mondo e riteneva che quel modo di comportarsi avesse accresciuto la sua reputazione.

Si sedette su una panchina e aspirò una lunga boccata di fumo, soddisfatto. Un signore che teneva al guinzaglio un cagnolino gli passò di fretta davanti.

Ellen, l'ultima delle sue conquiste. Aveva frequentato varie ragazze in precedenza, ma tra le tante lei gli piaceva di più esteticamente. Per quanto riguardava il suo carattere, seppur non l'avesse ancora del tutto inquadrato, lo giudicava di primo acchito come un punto a favore: Ellen sprigionava senso dell'umorismo e un'innata disinvoltura nel relazionarsi con gli altri.

Ritornò con la mente al pompino che aveva ricevuto nel bagno di Mark. Gli venne un'erezione. Ellen si era mostrata esperta, quando delicatamente gli aveva abbassato i boxer e gliel'aveva succhiato con passione. Prima di uscire dal bagno e rituffarsi tra il vociare della festa, si erano scambiati i numeri di telefono. Pochi giorni dopo l'aveva chiamata e si erano dati appuntamento per la cena in un ristorante di sushi del centro.

«La cucina giapponese mi fa impazzire. La adoro, James», aveva cinguettato Ellen al telefono. Betty Boop, ecco a chi la associava! Era frivola e maliziosa come l'icona dei fumetti spopolata negli anni '30.

Era passato a prenderla con la sua modesta Escort, mentre il cielo si tingeva degli sprazzi rosacei e azzurrini del tramonto. Arrivati al ristorante, erano stati fatti accomodare dal cameriere asiatico in un elegante tavolino, rischiarato da una luce soffusa. Tra nigiri, uramaki e calici di vino bianco, tra lui ed Ellen si era rafforzata la complicità e l'affiatamento. Più volte lei l'aveva provocato con sensualità, lui aveva ribattuto carismatico e aveva sostenuto il suo sguardo lascivo. Finita la cena, aveva pagato il conto e l'aveva riaccompagnata a casa.

«Ti farei entrare subito, tesoro, ma ci sono i miei...» Ellen si vergognava di presentarlo a loro così presto. Si erano quindi scambiati un bacio fugace sul marciapiede, sotto la luna piena, prima di salutarsi.

«Ci vediamo, Ellen», aveva stabilito James. «Ricordati che mi piaci.»

Questi erano i piani.

James chinò indietro la testa e rivolse il viso al sole.

Dovevano essere i piani infatti, fin quando un altro fatto aveva messo in discussione la sua convinzione nel proseguire la storia con Ellen. Un paio di giorni dopo l'appuntamento, si era avviato a piedi per fare delle compere e lungo la strada a quattro corsie, percorsa da ininterrotte file di camion, aveva riconosciuto Grace. L'amica di Ellen stava facendo trekking. «Eii Grace!», l'aveva chiamata. La reazione di lei era stata di totale imbarazzo.

"Sicuramente non si aspettava di incontrarmi in una situazione di quel tipo", ripensò.

Durante il consueto scambio di convenevoli, non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso. Il tessuto aderente metteva in risalto le forme di Grace, rendendola ancora più sexy. I capelli biondi risplendevano di sfumature chiare. La trovava incantevole in completo da corsa.

"Come ho fatto a non notare la sua bellezza già alla festa?", si domandò.

Quell'incontro casuale era stato tanto veloce quanto folgorante. Non era più così sicuro di volersi presentare al nuovo appuntamento con Ellen. Gli occhi azzurri di Grace l'avevano completamente stregato.

Finì la sigaretta e gettò il mozzicone a terra.

COSÌ NON VALE

«Nooo Jeff, si è buggato tutto. Così non vale!»

Chloè guardò corrucciata lo schermo della tv, mollò il joystick e sbuffò.

Jeff mise in pausa il gioco e scoppiò in una risata. «A volte capita. Con "NBA Live 97" più spesso... sarà un problema del gioco. Possiamo però far ripartire la partita daccapo.»

«Uff!» Chloè incrociò le braccia sul petto. «Dai, va bene. Certo che la fortuna non è dalla mia parte... stavo portando i Chicago Bulls a vincere.»

«Credi davvero di potermi battere? Non mi sto impegnando seriamente, altrimenti ti straccerei. Devo pur lasciarti qualche chance...»

«Come no, tutte scuse. Stai giocando contro una fanatica del basket, sai che avrai filo da torcere sia dal vivo sia alla playstation.»

Jeff fece ripartire il match dall'inizio. Erano seduti sul tappeto di camera sua, attorniati da pacchettini di caramelle gommose. I loro volti erano incollati alla tv da mezzora, in perenne tensione. Aveva invitato Chloè per sfidarla al videogioco di cui le aveva parlato alla festa. Lei, seguendo le sue istruzioni, aveva imparato velocemente a giocare. Una schiacciata di Shaquille o'Neal, centro dei Los Angeles Lakers, pose fine al quarto tempo.

Jeff confermò, pieno di sè: «Come dicevo, appunto...vittoria facile! Forse tra qualche anno riuscirai a mettermi ko». L'aveva stracciata 52-23.

«Stronzo...» Chloè sconsolata agguantò una caramella.

Jeff si alzò in piedi e spense la playstation. Gli era stata regalata dai suoi genitori il Natale del '95, praticamente tre anni prima. Riguardò la console, dalla superficie strisciata. Attendeva con ansia l'uscita della Playstation 2 l'anno seguente.

"Oddio, che ore sono?" Quasi le 18. I suoi sarebbero tornati a breve.

Chloè, come se gli avesse letto nel pensiero, si congedò da lui proprio in quell'istante: «Preparati, il prossimo match non avrà un esito così scontato. Ciao ciao, nerd boss

"Ora che ci penso, mio padre sarebbe fiero di vedermi con una ragazza. Almeno si toglierebbe il dubbio sul fatto che possa essere gay...", constatò serafico.

Chloè iniziava a piacergli. I momenti che trascorreva con lei passavano via senza che neanche ci facesse caso. Dopo che se ne andò, Jeff riaccese la tv e selezionò con il telecomando il canale dove trasmettevano "Seinfeld". Era la sua sitcom preferita. Si distese sul letto, alzò il cuscino e ci poggiò la testa. Sempre di più si rendeva conto che la cugina di Mark lo completava. Chloè, oltre che comprensiva, era anche cocciuta e determinata.

"È perfetta per me, no?"

Essendo più introverso e pigro, aveva bisogno di qualcuno di dinamico che lo motivasse e gli trasmettesse energia. Oltre che su James, poteva contare anche su di lei.

"Su di te, mia tenera ambiziosa amorevole Chloè"

Summer 98Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora