"Ve lo ripeto per l'ultima volta: non mi chiamo Camilla ma Camila! Smettetela perfavore!!"
La ragazza si svegliò alle nove meno un quarto, e quando scese giù in cucina per fare colazione, trovò già le sorelline intente a fare la stessa cosa.
Però lei lo sa già, con queste bambine non ci andrà mai d'accordo: le considera così fastidiose e viziate.
"Dai piccole lasciate tranquilla la Cami, andate a lavarvi e vestirvi su"
Per evitare che la giovane lanci una tazza in faccia a ogni bambina, arriva in soccorso la madre pronta a mandarle via.
"Allora Cami, ti piace la tua camera?"
"Sisi è molto bella"
La camera le piaceva, ma non la sentiva sua. Se gliela avesse proposta qualsiasi altra persona, l'avrebbe apprezzata a vita, ma dal momento che a proporla erano loro, non riusciva ad accettarlo.
Erano stati troppo tempo lontani e non possono nemmeno lontanamente immaginare che una bella camera possa colmare tutto il dolore che ha dentro a causa loro.
Camila subito corre nel suo bagno, quello di fianco alla camera, per lavarsi e vestirsi. Decise di indossare dei pantaloncini jeans di lavaggio chiaro, con sopra una maglietta bianca attillata corta e le air force.
Qualche minuto dopo si ritrovò in macchina con il padre diretti al TC. La ragazza non provando molta attenzione verso l'attività proposta dal padre, anzi nemmeno un po', cercò di distrarsi guardando le storie instagram dei suoi amici in Brasile.
Quelli che in realtà potrebbe considerare amici, sono pari a zero, senza contare la sua migliore amica, Lara. Ancora deve imparare ad utilizzare le parole conoscente, ex compagno di classe, parente eccetera. Dava tutto quello che poteva a queste persone, ma loro, ogni volta, non gioivano con lei per ogni piccolo traguardo, non speravano il meglio per lei.
"Invece che stare attaccata a questo telefonino potresti parlare un po'"
Dopo qualche minuto il nuovo allenatore la riprese per la poca attenzione che gli stava preservando. A differenza delle altre volte in cui riprendeva le figlie però, questa non aveva di certo un tono dolce e cauto.
Sembrava quasi che le recasse un peso enorme quella ragazza seduta di fianco a lui, quando il giorno prima l'aveva quasi pregata di accompagnarlo.
"L'ho acceso un attimo. E poi se ti infastidisce così tanto avermi vicina potevi evitare di chiedermi di accompagnarmi"
Stranamente, la ragazza riesce a dire tutta la frase con una freddezza tale da far gelare il sangue. Di solito alla prima frase in una discussione, le viene la voce rotta e gli occhi lucidi. Ma ha già sofferto troppo per i suoi comportamenti, non vuole dargli la soddisfazione di piangergli davanti agli occhi.
"Non mi dai fastidio Camila, io voglio recuperare i rapporti, ma a te sembra non interessare per niente"
Le risponde il guidatore prima di spegnare la macchina e aprire la portiera per poi scendere.
Camila decide di non rispondere dato il poco interesse del padre verso le sue emozioni, per non aggravare il rapporto, praticamente già inesistente.
Dopo anni in cui le ha fatto soffrire le pene dell'inferno, torna volendo riallacciare i rapporti, tralasciando come l'abbia ferita in tutto questo tempo.
"Tu aspettami qua, io vado un attimo dal mio agente"
Furono le ultime parole prima che si ritrovò all'ingresso di una struttura che non conosceva. Decise di distrarsi con il cellulare guardando tik tok.
"Hei ciao, cosa ci fai qua?"
Dopo qualche minuto, qualcuno la interruppe venendole incontro.
"Ciao"
Rispose la ragazza interrogativa, aspettando che l'altra persona si presenti.
"Quindi cosa ci fai qui? Chi sei? Le fan non possono stare qua"
"Dovrei chiedere io a te chi sei"
Nemmeno il ragazzo davanti a lei sembra avere pazienza, dato che anche lui sembra essere turbato dalla mancata risposta da parte della ragazza e la sua presenza.
"Finiamola di prenderci in giro. Non puoi stare qua, vai via cortesemente prima che chiami la sicurezza"
D'altronde però, non poteva dargli torto, dal momento che nessuno sapeva della sua esistenza. A momenti nemmeno i genitori stessi.
"Piacere, Camila. Tu chi sei?"
Disse la ragazza con un sorrisetto beffardo sul volto, come per prenderlo in giro.
"Dusan Vlahovic"
Ricambiò il saluto evitando però di porgere la mano, al contrario della brasiliana.
Nessuno dei due sembrava che avesse intenzione di continuare a stare lì a battibeccare, perciò il serbo decise di lasciare stare la giovane donna e di andare nel campo dove lo stava attendendo il resto della squadra."Passami la palla Cambià"
Erano quasi le undici meno un quarto e il sole cuocente a Torino batteva forte sulle teste bagnate degli atleti, infatti prima di uscire dallo spogliatoio, tutti i ragazzi, procedevano a puntarsi il getto d'acqua, rigorosamente ghiacciata, del lavandino del bagno.
"Ma che hai? Ti vedo stressato"
Continuò il genovese la conversazione notando del nervosismo nel compagno di squadra.
"Niente, non sono stressato"
Il calciatore stava palesemente dicendo una menzogna, e questo si poteva constatare da come calciava la palla.
"Dai Du che è successo? È successo qualcosa con Vanja?"
Ad aggiungersi nella conversazione fu Nicolò Fagioli. Ma per quanto le cose tra loro due non stiano andando per il verso migliore, oggi a dettare questo malumore non era di certo la sua ragazza.
"Con Vanja va tutto bene sta volta; prima mi ha innervosito una ragazza qua fuori"
Proprio mentre dettava queste parole, fece il suo ingresso la ragazza in questione, andandosi a sedere sugli spalti davanti al campo e prendendo nuovamente in mano il suo cellulare.
"Ma chi la figlia del mister?"
"È la figlia del mister quella? Cambià ma come fai a conoscerla?"
Nemmeno Andrea sapeva come la conosceva, ma aveva notato una certa somiglianza così, parlando con il coach, è venuto fuori questo argomento e lui confermò la sua tesi.
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Mare calmo // Nicolò Fagioli
Fanfiction"Nessuno spiega quale sia il motivo per cui soffro Ubriacarsi di parole finché il sole viene a scaldarci Ancora quel timore che domani sia troppo tardi" "Riprovarci ancora sembra un tuffo nel passato Oggi volto pagina che ciò che è stato è stato"