Capitolo 3.

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Sono le 3 di notte e niente, non riesco a dormire. Prendo le chiavi dello scooter ed esco, stando attenta a non far troppo rumore per non svegliare mia sorella. Sì, quando non so che fare, a qualsiasi ora, prendo il motorino. 

Vago per un po' nel vicinato, poi mi avvio verso la spiaggia. Mi piace principalmente perché è un luogo isolato e mi trovo sempre in pace con me stessa. 

All'improvviso vedo una luce che mi acceca, sterzo bruscamente cercando di evitarla, mi sembra un altro scooter, ma non ne sono certa... Perdo l'equilibrio, il motorino sbanda e io finisco a terra, così come l'altro veicolo.

La prima cosa che avverto è un dolore allucinante al collo e alla gamba sinistra, dove si è caricato tutto il peso del mio corpo. Sperando di non essermi rotta nessun osso, cerco di rimettermi in piedi, ma niente, non ci riesco, fa troppo male. Mi guardo intorno e vedo il ragazzo che guidava l'altro motorino venirmi incontro.

"Ma sei pazza? Guarda cosa diavolo hai combinato!" mi urla contro.

Ma sta succedendo davvero? 

"Ma tu sei pazzo semmai! Tu mi hai tagliato la strada!" gli rispondo imbestialita.

"Avevo messo la luce, potevi benissimo frenare!"

"Appunto per questo! Non puoi mettere una luce così forte e pretendere che uno non rimanga accecato!"

"....Ti sei fatta male?"

"No, mi son fatta bene! Sai com'è, mi sono appena tuffata in acqua!.."

"Hey, non c'è bisogno del sarcasmo, t'ho fatto una semplice domanda!..."

"Devo aiutarti?", disse, vedendo i miei vani tentativi di rimettermi in piedi. 

"Eh, magari...Se non sei impegnato ad investire qualcun altro..."

Si avvicina e mi aiuta a rialzarmi. Nonostante ciò, continuo comunque a zoppicare un  po', quindi mi 'scorta' fino al mio scooter, che giace silenzioso su un lato, come un soldato ferito...il mio soldato ferito... Trattengo le lacrime a stento e chiedo, più a lui che a me stessa,

"E ora cosa faccio?"

"Ah, non lo so... Potresti sempre chiedere a mammina di ricomprartene uno nuovo, no? Magari più nuovo, più bello, più grande..."

Cosa? 

Okay, lo ammetto. Prima, mentre mi aiutava a rialzarmi e mi accompagnava verso lo scooter, se me l'avesse chiesto, l'avrei perdonato, sembrava quasi... diverso. Ora no, ritiro tutto quel che ho pensato. Come si permette?

Potrei benissimo urlagli, in lacrime, tutta la miserabile verità sulla mia sottospecie di "famiglia", per farlo sentire in colpa, come fanno in quelle odiose serie tv che vanno tanto di moda ultimamente. Oppure potrei uscire di scena con un "Mi fai schifo." Invece rispondo semplicemente:

"Ah si... grazie per il consiglio."

Invoco tutte le forze di questo e l'altro modo per mollare la sua presa, ristabilire l'equilibrio e rimettere in sesto lo scooter. In fondo, non è così "senza speranza" come temevo... Mi giro e vedo disegnata sulla sua faccia un'espressione di disgusto. Ma che cavolo guarda con quell'aria da superiore? Dio, lo prenderei a sprangate.

"Si può sapere che vuoi?" gli chiedo, su tutte le furie.

"Pfft, mi fai pena. Sei solo un'altra figlia di papà."

E' ufficiale: lo odio con tutta me stessa. Viene qui, mi travolge con il suo maledettissimo motorino, mi fa la predica e mi da pure della "figlia di papà"? No, questo è davvero troppo, non posso né voglio sentire più una sola parola. 

Salgo sullo scooter, ignorando il dolore che ancora si fa sentire, soprattutto nella gamba...ma me ne frego altamente, la rabbia che provo in questo momento conta molto di più del dolore. Mentre metto in moto, penso seriamente di sputargli in faccia... ma meglio di no, il silenzio vale più di mille parole... e azioni, per quanto possano essere belle.

"Pfft, addio, idiota." gli sento dire mentre mi allontano.

Pfft, addio stronzo.

-This is a Rebel Love Song-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora