Il mio cuginetto scende le scale e apre un cancelletto sulla sua destra, lo avevo notato il primo giorno in cui ci siamo trasferiti dai nostri zii, ma sembravo averlo dimenticato finché non lo ha toccato lui.
Ho sempre amato l'avventura e le cose misteriose e quel cancelletto per me è tutto quello che di più misterioso ci potrebbe essere, è l'unica cosa che stona con la casa enorme e moderna di mio zio, è piccolo, si nasconde dietro il portone di casa ed è pieno di edera, come se nessuno lo toccasse da anni.
"Sicuro che possiamo entrarci?" domando subito a mio cugino e lui con fare altezzoso mi risponde:
"Qui tutta la proprietà è di mio padre, per quale motivo non lo potrei fare?"
Faccio spallucce, volevo solo assicurarmi di poter tornare a casa dopo.
Entriamo e ci troviamo un bosco enorme proprio davanti ai nostri occhi, stupendo, con alberi enormi, decidiamo di dividerci perché sennò sarebbe infinito da esplorare.
Cammino con gli occhi puntati al cielo proprio come quando ero piccola, nel bosco di mio nonno, perennemente sdraiata per terra o arrampicata su qualche albero e penso a come ci siamo finiti lì.. In poco tempo ci siamo ritrovati senza una nostra casa, abbiamo lasciato tutto quello che avevamo e ci siamo trasferiti qui.
Non è male qui, per carità, mio zio ci ha dato una grande mano, ha assunto mio padre nella sua ditta, ci ha dato un posto dove poter stare, il mio problema (oltre la malinconia) è mio cugino: è molto più piccolo di me, sostiene di amarmi e volermi sposare da grande, ma questo perché è molto solo, è figlio unico e i suoi genitori cercano di stargli vicino comprandogli dei giocattoli che lo rendono solo più viziato e quindi è sempre stato geloso dell'unica cosa che non può comprare, il rapporto tra me e mia sorella.
In questo mese passato con lui ha fatto di tutto per separarci, dicendoci bugie o dicendo bugie ai genitori su di noi, eppure non riesco a non volergli bene.
Ero così assorta nei miei pensieri che non mi ero resa conto che a pochi passi da me c'era una meraviglia, dico agli altri di venire a vedere quello che ho trovato e anche loro rimangono a bocca aperta: è una bellissima casetta sull'albero.
C'è una scaletta bianca contornata di edera e a cui è appesa una corda con una chiave piccola e dorata con un bigliettino bianco su cui c'è scritto "casa dei sogni", la infilo in tasca e io e mia sorella ci aggrappiamo subito alla scaletta , è molto solida, sembra stata costruita da poco, saliamo su e c'è una casetta piccola tutta bianca, con al centro una finestra in stile inglese, mia sorella continua a spingerla senza riuscire ad aprirla, noto una serratura e così provo a vedere se combacia con la chiave che ho in tasca e... si!
Entriamo dentro ed è una cameretta che, a giudicare dalle dimensioni del letto, potrebbe essere massimo per un bambino di quattro anni, anche se si trova in mezzo al bosco non ci sono tracce di impronte, è strano, tutto è di un bianco immacolato, dal colore della casa, delle tende a quello dei cuscini e dei mobili, tutto bianco.
Scendo e chiedo spiegazioni a mio cugino:
"Leo, com'è possibile? Dovrà pur essere di qualcuno questa casetta"
Lui altrettanto confuso mi risponde che probabilmente l'avevano costruita i vecchi proprietari per il figlio anche se non gli risulta che avessero figli.
"Lo so io di chi è!" Mia sorella ci spaventa saltando giù dalla scaletta atterrando ad un passo da noi.
"Sei pazza! Vuoi farti male?!" la riprendo subito come la seconda mammina che sono sempre con lei.
"No, scusa mammina" ecco.
"Dicevi?"
"Venite a vedere cosa ho trovato prima io."
La seguiamo e dopo qualche metro da dietro una grande siepe fa capolino un'enorme villa, stupenda, dai muri gialli e con delle pietre grigie, il giardino davanti è trapuntato di fiori arancioni e rosa, con un gazebo tutto fatto in legno e una fontana piena di pesciolini rossi.. sarà sicuramente abitata o almeno così sembra, ma dobbiamo assicurarcene.
Propongo di andare a vedere da vicino, ma loro non sembrano avere il mio stesso coraggio così li lascio nella loro indecisione e corro spedita verso la casa e mi raggomitolo sotto una finestra, sento delle voci discutere, sono due donne:
"Zia non riesco a capire, ma se Julia è incinta di un altro bambino perché non vuole usare la stanza che abbiamo di là, è dall'incidente che la teniamo chiusa, è vero, quel bambino è morto, ma dopo tanto tempo è di nuovo incinta e dovrebbe mettere un punto a tutta questa sofferenza, dovrebbe colorare le pareti di quella stanza e non pensare più a Samuel!"
"Samuel era tuo cugino, ricordalo, e sarà sempre suo figlio, anche adesso che non c'è più, d'altronde però tu hai ragione e dovrebbe cercare di pensare al nuovo arrivato, anche perché ha già quella casa sull'albero che le ricorda sempre quel maledetto giorno."
"Che ascolti?" sobbalzo e vedo dietro di me mia sorella e mio cugino che ridacchiano di me tutta rannicchiata mentre loro sono seduti comodamente sulla panchina a fianco alla fontana.
Mentre mi sto alzando sento il rombo di una macchina che sta arrivando.
"Venite qui svelti!" ci nascondiamo dietro il muro, vediamo un uomo scendere dalla macchina, mentre la donna che sedeva accanto a lui è immobile sul seggiolino, le donne contente del loro arrivo escono fuori.
"Com'è andata la passeggiata?"
L'uomo serio risponde:
"Non bene purtroppo.. abbiamo passeggiato e riso, sembrava stesse bene, ma al ritorno abbiamo trovato la casa sull'albero aperta e la chiave è scomparsa.. proprio adesso che cominciava a stare meglio! Giuro che il responsabile me la paga! Comunque le impronte portavano di qui, devono essere più di uno, cerchiamoli!"
Apro gli occhi piano piano.. sono pesanti.. cerco di mettere a fuoco e vedo mia madre imboccarmi con delle mele.
"Co..Cosa è successo?" le domando.
"Non muoverti.. sei svenuta, avevi la glicemia molto bassa, ho avuto molta paura non riuscivo a farti riprendere.. ho sentito che a telefono mi dicevi che quelle ombre andavano via, ma poi hai staccato e sono corsa subito a casa, non ti lascio più da sola se stai male!"
"Mamma non preoccuparti.. è colpa mia, dovevo rendermi conto che quello che stava succedendo doveva essere stato provocato da qualcosa"
Quella notte sogno di quando con Leo e Mia abbiamo messo a posto la chiave della casetta bianca e abbiamo scoperto che dalla parte opposta della loro villa, al limite del bosco c'era uno spettacolo meraviglioso, da lì potevamo vedere tutta la città e nessuno lo sapeva, era il nostro posto e lì non avremmo dato fastidio a nessuno e ci saremmo potuti tornare sempre.
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Era meglio quando eravamo pieni di lividi.
De TodoLa storia della mia vita.. Genitori divorziati, amori impossibili e molti problemi.. La fine ancora non si sa, ma credo che la mia storia, piena di trasferimenti, minacce, ecc.. Serve a dare coraggio a tante ragazze che credono che la loro vita non...