Ho i brividi.. non riesco a chiudere gli occhi senza rivedere il sangue.. ed è come se lo perdessi io, sento qualcosa che mi macera dentro, come un verme che continua a masticarmi l'intestino, ho paura di oltrepassare la porta, sono tre notti che la chiudo a chiave come se ci fosse un mostro ad attendermi, forse perché in passato c'è stato.
La fitta allo stomaco continua e le voci non smettono di parlare, di dirmi che è tutta colpa mia e che se fossi stata in disparte tutto questo non sarebbe successo, di solito riesco a domarle, ma sono tre notti che non dormo e non ho più la forza di combatterle, voglio solo dormire e non pensare più.
E' inutile cercare di non pensare, già lo so, il mio cervello lavora anche quando dormo, allora ripenso a come sono arrivata lì, a com'è possibile che la mia bella vita si fosse stravolta a tal punto da pensare che quella non fosse la mia e sprofondo nel sonno pensando a quando ero solo una bambina..
Continuo ad urlare e a stringere il grembiule di mia nonna, non voglio lasciarla, non voglio lasciare il mio paese d'infanzia e quell'odore di vernice che sentivo tutte le mattine, il mare, il sole, non c'è niente che mi renda più felice.
Stringo quel grembiule con tutte le mie forze, mentre mio padre mi urla di salire in macchina e non fare storie, non sento nemmeno una parola provenire da mia nonna, mentre io sono in lacrime, mio padre mi tira per le gambe, cerco di resistere fino alla fine finché lui non riesce a strapparmi via, quando mi prende in braccio vedo lo sguardo di mia nonna, sembra distrutta, le rughe sono ancora più segnate dalle lacrime.
Perché nessuno fa nulla?
In macchina piango per tutto il viaggio mentre stringo la mano a mia sorella che è ancora più disperata di me, guardo le case, i miei posti felici, il mio amato mare che ci passa affianco, e non posso fare a meno di chiedermi se sarà comunque lo stesso identico cielo che guardavo ogni sera trapunto di stelle mentre mia nonna ci raccontava qualche storiella della sua infanzia.
Apro gli occhi di colpo, finalmente ho dormito un po' e ho recuperato un po' di energia, mi alzo, mi giro e vedo mia sorella e mia madre che stanno ancora dormendo, mia madre sembra distrutta, si sta facendo in quattro per tenerci con lei e per riuscire a fare tutti i lavori trovati dalle assistenti sociali e io devo fare la mia parte, mi ha chiesto di avere buoni voti a scuola, solo questo e io ce la metterò tutta.
Sono tre giorni che scappo senza fare colazione, oggi è domenica quindi decido di preparare un po' di latte e di mettere nel forno dei cornetti già pronti, preparo un vassoio con delle fette biscottate con burro e marmellata in mini-size, succo di frutta e dei piccoli fiori di lillà, quelli non possono mai mancare perché voglio ricordare a mia madre che è perfetta così e che se ha bisogno di amore io e mia sorella ci saremo sempre.
Le sveglio piano piano, mia sorella mugola qualcosa e per poco non rischia di farmi rovesciare tutto quello che ho preparato, "un elefante in una cristalleria avrebbe più delicatezza" glielo ripeto sempre, è il mio mondo (e pensare che una volta la odiavo per essere venuta al mondo e aver rovinato la mia serenità di figlia unica).
Nessuna delle due sembra darmi retta così decido di aprire le tende, saltano tutte e due dal letto e mi maledicono con lo sguardo, ma appena li abbassano sul vassoio le vedo illuminarsi, mia sorella è semplicemente una golosona, mia madre continua a ringraziarmi, ma bastava guardare i suoi occhi lucidi per capire che aveva bisogno semplicemente di un po' di amore.
Di solito la domenica è la giornata in cui ci si alza presto, si salta sulla pancia del papà, si guardando i cartoni, si fa colazione tutti insieme, si mette il vestitino buono e si va a messa come la famiglia del mulino bianco, ma quella mattina eravamo noi tre, eravamo insieme e non volevamo saperne delle altre persone, delle etichette, saremmo uscite da quel buco di insicurezza e paura in cui eravamo finite insieme e saremmo uscite alla luce del sole, ma per adesso volevamo stare nel nostro posto sicuro e non fare entrare nessun altro che potesse ancora rovinare tutto.
Dovevamo guarirci le ferite, mia madre deve fare tre lavori per riuscire a farci mantenere gli studi e pagare l'affitto, le persone ci donano scatole piene di cibo perché sanno, so che questo rattrista mia madre perché anche se non vuole ammetterlo abbiamo bisogno di aiuto.
Le assistenti sociali decidono di mandarci da una psicologa, so che questo centra con la tutela legale e che nei casi come il nostro questo serve anche a capire se in realtà non abbiamo bisogno di una famiglia nuova, mia sorella sembra prenderlo come un gioco, io invece sostengo che la psicologa è solo una persona che ha avuto tutto dalla vita pronta a giudicare la mia così decido di rimandare l'appuntamento.
Nei giorni a seguire la mia ansia peggiora, non riesco a stare da sola e penso a quando mio padre mi diceva "tranquilla, se ci sono io nessuno ti può fare del male" e adesso dov'era?
E' più forte di me, quelle ombre sono in tutti gli angoli scuri e quando sono da sola sembrano diventare più forti, sento le loro voci però non capisco cosa mi dicono, so solo che voglio che escono dalla mia testa e non so come fare.
Mi sveglio e mi scoppia la testa, sono bollente, mia madre mi sta misurando la febbre ed è a 38.5°, mi da la medicina e i succhi di frutta nel caso avessi un abbassamento di glicemia, mi mette i cartoni animati come tutte le volte che sto male, mi bacia la fronte, mi lascia un piccolo cellulare sul cuscino e mi dice che deve per forza andare a lavoro quindi starà via qualche oretta e che per qualsiasi cosa la devo chiamare.
Mentre sto guardando la tv sento che devo andare in bagno e mi maledico per non esserci andata quando c'era mia madre.. in quei giorni è diventato il mio incubo, il bagno è il posto in cui per forza sono sola e quindi sono più vulnerabile e di solito è anche il posto più buio della casa, decido di correre così prima vado e prima torno, ma quando sto tornando nel corridoio sento una voce, è bassa e profonda, non riesco a capirla bene così cerco di concentrarmi e il mio battito comincia ad aumentare, sento altre voci e cominciano a diventare più forti:
"Sei cattiva", "Sei come lui", "Sei un'assassina", "Sei una ladra", "Hai distrutto la tua famiglia"
Non riesco a crederci, possibile che quelle voci siano uscite dalla mia testa? Perché danno la colpa a me? Non è colpa mia.. o forse si?
Vedo l'ombra di un viso enorme venire verso di me, indietreggio per mettermi con le spalle contro la porta e questa viene verso di me gridando:
"Tu sei il diavolo!"
Scappo nella mia stanza e non so cosa fare per sfuggire alle ombre che adesso sembrano essersi moltiplicate così mi metto con le spalle contro il muro, il cuore sembra volermi uscire dal petto, prendo il cellulare da sopra il cuscino e digito in fretta il numero di mia madre.. lei risponde subito preoccupata:
"Meli che è successo? Non ti senti bene?"
"Mamma, vedo le ombre! vengono verso di me, cosa devo fare?!"
"Apri la finestra, fai entrare la luce"
Corro ad aprirla, ma loro sono ancora lì che mi tormentano:
"Non funziona! Sono ancora qui!"
"Prendi la boccetta di vetro che c'è sul davanzale e buttati quell'acqua addosso"
Prendo coraggio, chiudo gli occhi e me la verso tutta addosso, quando li riapro le ombre sembrano non esserci più, ma è tutto un po' sfocato, la mia testa è in fiamme, faccio un passo e tutto comincia a vorticare finché non sento le gambe cedermi e tutto viene risucchiato nel buio.
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Era meglio quando eravamo pieni di lividi.
RastgeleLa storia della mia vita.. Genitori divorziati, amori impossibili e molti problemi.. La fine ancora non si sa, ma credo che la mia storia, piena di trasferimenti, minacce, ecc.. Serve a dare coraggio a tante ragazze che credono che la loro vita non...