Capitolo 5.

113 5 0
                                    



Giorno 9

Mi sveglio di soprassalto quando sento un tonfo.
Davide era caduto.
Scoppio a ridere non appena lo vedo per terra mentre si strofina un occhio ancora assonnato.
Mi guarda male ma io non posso fare a meno di ridere, sguaiatamente.

Arrivano nella stanza diversi infermieri al quanto spaventati.
<<Tranquilli, è...è solo caduto.>> Cerco di dire tra una risata e l'altra.
Tirano un sospiro di sollievo e se ne vanno.
<<Sta' zitta.>> Si tira su a fatica.
<<Vuoi una mano?>> Chiedo smettendo di ridere preoccupata, ricordando quello che è successo tre giorni fa per il troppo sforzo.
<<No, sto bene tranquilla.>> Mi sorride gentilmente capendo la mia preoccupazione e cercando di tranquillizzarmi.

<<Sono solo le sei di mattina...Cosa facciamo?>> Domando poco dopo. Lui scrolla le spalle.
<<Secondo te perché non ci hanno ripresi?>> Mi guarda negli occhi sdraiandosi nuovamente di fianco a me.
<<Per cosa?>> Alzo un sopracciglio.
<<Per aver dormito insieme. Se ne saranno sicuramente accorti.>> Risponde ovvio.
<<Boh>> Faccio spallucce, per poi stiracchiarmi.

<<Senti, Aisha...>> Inizia guardandomi negli occhi; pare che mi stia leggendo l'anima. <<Mi prometti una cosa?>> Continua.
<<Dipende.>> Incrocio le braccia al petto.
Lui sospira.
<<Mi prometti che da adesso in poi non userai più nessun escamotage per evitare di
mangiare?>> Mi scruta cercando di prevedere una mia ipotetica reazione.
<<Non lo so, Davide. A malapena riesco a prometterti che domani sarò ancora viva, figuriamoci se riesco a prometterti che da oggi in poi mangerò tranquillamente...>> Rispondo sinceramente.

Questa malattia mi ha tolto e mi sta togliendo tutto: la famiglia, gli amici, la voglia di vivere. E la cosa che mi fa più incazzare è che non riesco a fare a meno di tutto ciò. Non riesco a fare a meno di correre in bagno ogni qual volta provo a mangiare qualcosa. Non riesco a fare a meno di camminare avanti e indietro per la stanza per ore ed ore cercando di compensare i sensi di colpa. Non riesco a fare a meno di non mangiare.
Ma una cosa sto iniziando a capirla: ha più sapore la magrezza estrema o il cibo e la vita?
Stando qui dentro ho capito che ci sono persone che stanno male e che non possono fare nulla per cambiare tutto questo, mentre io si, io posso fare qualcosa, ma non ce la faccio.

<<Aisha, ti prego non voglio che la persona...>> Si blocca prima di finire la frase.
<<Cosa? Continua la frase.>> Gli intimo.
<<Lascia stare, stavo dicendo una cazzata...>> Non mi guarda più, rompe il contatto visivo che si era venuto a creare.
<<Guardami Davide. Cosa stavi dicendo?>> Insisto.
<<Ti lascerò col dubbio, mi dispiace.>> Dice, infine, dopo essere tornato a guardarmi.
<<Stronzo.>> Gli faccio il dito medio.
<<Già me lo hai detto, grazie.>> Ridacchia leggermente tornando subito serio.
<<Almeno puoi promettermi che ti impegnerai almeno un po' per stare meglio?>>
Sospiro alla sua domanda grattandomi la guancia. <<Va bene, questo posso anche promettertelo, ma non ti assicuro niente.>>
Lui si accontenta e mi sorride raggiante.
Ricambio il sorriso e il contatto visivo diventa sempre più profondo.

Siamo a pochi centimetri di distanza, seduti uno affianco all'altro. I nostri respiri si mescolano. I nostri cuori battono all'unisono. Tutto intorno sembra scomparire, tutti i nostri problemi sembrano eclissarsi.
Quello che è successo ieri sera con Vale non è minimamente paragonabile a ciò che sta accadendo adesso tra me e Davide.
Con lui mi sento al sicuro, mi sento capita come nessun altro ha mai fatto.
Con Vale, invece, sembrava tutto forzato. Non ho sentito le stesse emozioni che sto provando adesso con il ricciolino.

<<Hai mai dato il primo bacio?>> Sussurra ad un passo dalle mie labbra.
<<No...Tu immagino di sì.>> Ridacchio.
Ride leggermente anche lui, prendendo a guardarmi le labbra.
<<Ti da per caso fastidio, Aisha?>> Mi sbeffeggia e proprio quando sembrava stesse per baciarmi, sentiamo una voce.
Fanculo.
<<Aisha arriva la colazione!>> Un infermiera mi porta un vassoio pieno zeppo di cibo posizionandolo sul tavolo adiacente al letto. Io e Davide ci allontaniamo subito, sperando che quella donna non ci avesse visti.

Battiti || Davide Di Salvo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora