Capitolo 15

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«Questo è un grande casino.»

«È solo una passeggiata.»

Daisuke alzò gli occhi al cielo mentre osservava Shouta con le braccia conserte.

«Sei tu che parlavi di non metterlo nei guai e ora-...»

«Non sono così stupido da andare nei posti frequentati dai membri di mio padre.»

«Ma sai che tuo padre ti tiene d'occhio, io stesso non mi sono accorto di quello stronzo che osservava le nostre mosse.»

«Nemmeno io. Da allora sono stato molto più guardigno, non ho notato nulla anche se quando si tratta di quel tipo non è mai detta l'ultima parola.» ammise.

«Dovresti avvertire Shinnosuke di ciò che sta succedendo.»

«Intendo farlo.» disse alzandosi dalla sedia per poi stiracchiarsi mentre i raggi del sole illuminavano la stanza.

Daisuke lo guardava con attenzione. Nell'arco di quella settimana, Shouta non aveva avuto un minimo di tregua. Forse una serata di distrazione non poteva che fargli che bene, lui si sarebbe assicurato che le cose andassero per il verso giusto. Assicurarsi che non ci fosse nessuno a seguirlo che sia di Roppongi o dello stesso Heizo.

«Come pensi che potrebbe prenderla?» chiese mangiando il suo salmone.

Shouta si massaggiò la nuca.

«Di certo non bene.»


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Shinnosuke non aveva smesso di maledire la sua impulsività. Come gli era saltato in mente di invitare Shouta a uscire? Okay, era solo una semplice passeggiata tra... non erano nemmeno amici. Conoscenti? Sicuramente quello. Che cosa potevano essere dopo tutto ciò che era successo? Era uno yakuza, un ragazzo legato alla malavita della capitale, e sperò davvero che nessuno del posto lo riconoscesse altrimenti avrebbero passato entrambi dei guai e lui di certo non poteva permettersi di perdere un'altra volta il lavoro, sarebbe stato difficile trovarne un altro. Si passò una mano tra i capelli sbuffando appena. Non poteva chiedere consiglio a Jun, non voleva metterla in pericolo. Vero che lui era già nei guai con la yakuza ma adesso che le acque si erano calmate era davvero possibile gettarsi ancora tra le fauci del drago?

«Che casino.» borbottò.

«Come hai detto, Kimura?»

Non si era accorto del suo capo dietro e questo gli fece provare una spiacevole sensazione di deja vu. Voltò lentamente il viso verso di lui forzando un sorriso.

«Assolutamente nulla, capo, mi ero un momento perso con i dati ma adesso ho risolto tutto.»

Questi annuì.

«Cerca di stare attento, non possiamo fare errori. Anche se sei appena arrivato sai benissimo come funziona.»

Shinnosuke annuì rimettendosi a lavoro con le dita che schiacciavano velocemente i tasti del computer e i pensieri rivolti alla sera.


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Shouta gli aveva mandato un messaggio in cui diceva di vedersi vicino alla stazione principale di Shinjuku. Effettivamente sarebbe stato pericoloso per lui se si fosse presentato direttamente a casa sua, forse in quei posti la yakuza non aveva il controllo, anche se ne dubitava fortemente. Tutta Kabukicho era sotto il loro dominio, chi gli assicurava che anche la stessa Shinjuku non lo fosse? Tokyo era come un albero dalle molteplici radici, un posto doveva pur esserci. Preso da chissà quale tipo di ansia, Shinnosuke si guardò allo specchio senza nemmeno sapere il perché. Una semplice maglia bianca, jeans chiari e giacca sportiva scura lo rendevano abbastanza semplice. Era l'abbigliamento con cui si trovava più a suo agio. Jun insisteva sempre che dovesse indossare vestiti più eleganti, che a detta della sua amica non avrebbe nulla da invidiare a un modello, ma lui non si vedeva così. Si passò una mano tra i capelli sbarazzini e prese le chiavi di casa uscendo fuori. Mentre camminava sentiva il cuore martellargli nel petto. Non all'idea di incontrare Shouta quanto alla strana sensazione di essere seguito. Per istinto si voltò ma non vide nessuno, il distretto brulicava di vita con famiglie che usavano la loro serata libera per passarla nei vari locali in tutta tranquillità. Una parte di lui si sentì al sicuro, non sarebbero stati così avventati da attaccarlo in un posto pieno di gente e la stazione era quasi sempre piena. Quando arrivò a quella principale mandò un messaggio a Shouta nella speranza che rispondesse subito, era stato anche puntuale. Si irrigidì sentendo una mano sulla spalla e voltandosi di scatto quasi colpì Shouta con un pugno che puntualmente parò.

Sotto il cielo di TokyoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora