L'oscurità avvolgeva la carrozza, amplificando i rumori e le paure. I passi si avvicinavano, lenti e minacciosi. Jacques si alzò dal sedile, il cuore martellante nel petto. Avvicinandosi alle finestre che davano sul corridoio, spiò fuori da una fessura tra le tende. Vedeva solo ombre indistinte, ma il senso di pericolo era tangibile.Gli occhi di Jacques scrutavano l'oscurità, cercando di capire cosa stesse accadendo. Si voltò verso Dafne, il volto preoccupato. "Va tutto bene," sussurrò, cercando di rassicurarla. Ma dentro di sé, sapeva che qualcosa di terribile stava per accadere.
"Chi sei?" mormorò tra sé e sé, mentre tornava a sedersi. Le luci tremolanti del treno creavano giochi di ombre che sembravano danzare sulle pareti della carrozza.
D'un tratto, una figura apparve nel corridoio, avvolta nell'ombra. Era l'uomo che Jacques aveva visto prima. Alto, magro, con un lungo cappotto nero e un cappello a tesa larga che gli nascondeva il volto. I suoi occhi, privi di espressione, fissavano Jacques con una freddezza disarmante.
Jacques si alzò di scatto, il cuore che batteva all'impazzata. "Chi sei?" chiese, la voce tremante. L'uomo non rispose. Si limitò a fissarlo, immobile. Poi, lentamente, si voltò e scomparve nel buio del corridoio.
Jacques rimase immobile per un attimo, cercando di capire se quello che aveva visto era reale o solo frutto della sua immaginazione. Si voltò verso Dafne, che lo guardava con occhi pieni di paura. "Cosa c'è?" chiese lei, la voce tremante.
"Niente," rispose Jacques, cercando di nascondere la sua preoccupazione. "Solo un'ombra. Non c'è nulla di cui preoccuparsi."
Ma mentre lo diceva, sapeva che non era vero. C'era qualcosa di sinistro in quel treno, qualcosa che li stava osservando, aspettando il momento giusto per colpire.
Le luci si riaccesero improvvisamente, riportando la carrozza alla normalità. I passeggeri ripresero le loro conversazioni, come se nulla fosse accaduto. Ma Jacques e Dafne non riuscivano a dimenticare quello che avevano visto.
"Forse era solo un controllore," disse Dafne, cercando di razionalizzare l'accaduto. Ma Jacques non era convinto. C'era qualcosa di innaturale in quell'uomo, qualcosa che gli faceva rabbrividire.
"Potrebbe essere," rispose Jacques, forzando un sorriso rassicurante. "Ma restiamo all'erta, per sicurezza."
Il treno continuava la sua corsa verso Lione, ma l'atmosfera all'interno della carrozza era cambiata. Un senso di inquietudine aleggiava nell'aria, come una nube nera che si addensava sempre di più. Jacques si sentiva osservato, come se qualcuno o qualcosa lo stesse spiando.
La notte calò, avvolgendo il treno in un manto di tenebre. Jacques e Dafne si addormentarono, stremati dalla tensione. Ma i loro sogni furono tormentati da incubi popolati da figure oscure e minacciose. Jacques sognò di essere inseguito dall'uomo senza volto, che lo braccava attraverso un labirinto di corridoi bui e angusti. Dafne sognò di essere intrappolata in una carrozza in fiamme, mentre l'uomo senza volto la osservava con un sorriso sadico.
Al risveglio, entrambi erano coperti di sudore freddo. Si guardarono negli occhi, leggendo l'uno nell'altro la stessa paura. Sapevano che il loro viaggio era appena iniziato e che l'orrore li stava aspettando, nascosto nell'ombra.
"Dafne, hai dormito bene?" chiese Jacques, tentando di alleggerire l'atmosfera.
"Non molto," ammise lei, strofinandosi gli occhi. "Ho fatto un incubo terribile."
"Anche io," disse Jacques, abbracciandola. "Ma siamo insieme, e affronteremo qualsiasi cosa ci aspetti."
All'alba, il treno si fermò alla stazione di Lione. La città si presentava avvolta in una nebbia fitta e misteriosa, come se volesse nascondere i suoi segreti più oscuri. Jacques e Dafne scesero dal treno, portando con sé i loro bagagli. Mentre si dirigevano verso l'uscita della stazione, Jacques si voltò indietro, scrutando l'ombra del treno. Gli sembrò di vedere una figura scura che li osservava, ma non ne era sicuro.
Uscirono dalla stazione e si trovarono immersi nel caos della città. Carrozze trainate da cavalli sfrecciavano lungo le strade acciottolate, mentre i venditori ambulanti gridavano le loro mercanzie. L'aria era densa di odori: pane appena sfornato, caffè tostato, pesce fritto.
Jacques e Dafne si fecero strada tra la folla, cercando di orientarsi. Avevano prenotato una stanza in un albergo vicino alla cattedrale di Saint-Jean, uno degli edifici più antichi e imponenti della città.
"Ti senti meglio ora che siamo arrivati?" chiese Jacques, cercando di suonare ottimista.
"Sì, un po'," rispose Dafne, sebbene il tremito nella sua voce tradisse il contrario. "Ma non riesco a scrollarmi di dosso quella sensazione di essere osservata."
Jacques annuì, condividendo il suo sentimento. "Non preoccuparti, amore mio. Ci riposeremo un po' e poi esploreremo la città. Vedrai, sarà meglio."
Arrivarono all'albergo, un edificio elegante con una facciata in pietra scolpita. Entrarono nella hall, dove furono accolti da un portiere in livrea. Jacques si registrò e prese le chiavi della loro stanza.
"Benvenuti a Lione," disse il portiere con un sorriso formale. "La vostra stanza è pronta. Spero che vi troverete bene."
"Speriamo," rispose Jacques, cercando di scacciare i pensieri oscuri che lo tormentavano.
Salirono al secondo piano e aprirono la porta della loro stanza. Era una stanza spaziosa e luminosa, con un letto a baldacchino, una scrivania e due poltrone. Le finestre davano su una piazza animata, dove si svolgeva un mercato.
Dafne si lasciò cadere sul letto, esausta. "Finalmente un po' di riposo," sospirò. Jacques annuì, ma non riusciva a rilassarsi. Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. La piazza era affollata di gente, ma c'era qualcosa di strano nell'aria. Un senso di inquietudine, come se qualcosa di malvagio si nascondesse dietro la facciata di normalità.
Jacques si voltò verso Dafne. "Hai fame?" le chiese. Dafne scosse la testa. "No, sono troppo stanca. Voglio solo dormire."
Jacques annuì e si sedette sulla poltrona. Prese un libro dalla sua valigia e cercò di leggere, ma non riusciva a concentrarsi. La sua mente era piena di pensieri oscuri.
Si alzò e si avvicinò alla finestra. Guardò fuori, scrutando l'oscurità. Gli sembrò di vedere una figura scura che si muoveva tra le ombre. Ma quando strizzò gli occhi, la figura scomparve.
Jacques si voltò e si diresse verso il letto. Si sdraiò accanto a Dafne e la strinse a sé. "Non preoccuparti," sussurrò. "Ti proteggerò."
Ma mentre lo diceva, sapeva che non era vero. Non poteva proteggere Dafne da ciò che li stava aspettando. L'oscurità si stava avvicinando, e presto li avrebbe inghiottiti.
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L'Abbazia Delle Ombre
TerrorIn un'epoca in cui la modernità inizia a sfiorare la quiete delle campagne francesi, tra l'eco delle rivoluzioni e il lento mutare delle stagioni, si cela una storia di mistero e terrore. "L'Abbazia delle Ombre" è un viaggio nelle tenebre del cuore...