Capitolo 3: Lione, la Città delle Ombre

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All'alba, il treno arrivò a Lione. La città si presentava avvolta in una nebbia fitta e misteriosa, come se volesse nascondere i suoi segreti più oscuri. Jacques e Dafne scesero dal treno, portando con sé i loro bagagli. Mentre si dirigevano verso l'uscita della stazione, Jacques si voltò indietro, scrutando l'ombra del treno. Gli sembrò di vedere una figura scura che li osservava, ma non ne era sicuro.

Uscirono dalla stazione e si trovarono immersi nel caos della città. Carrozze trainate da cavalli sfrecciavano lungo le strade acciottolate, mentre i venditori ambulanti gridavano le loro mercanzie. L'aria era densa di odori: pane appena sfornato, caffè tostato, pesce fritto.

Jacques e Dafne si fecero strada tra la folla, cercando di orientarsi. Avevano prenotato una stanza in un albergo vicino alla cattedrale di Saint-Jean, uno degli edifici più antichi e imponenti della città.

Mentre camminavano, Jacques non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine dell'uomo senza volto. Si sentiva come se fosse ancora lì, da qualche parte, a osservarli.

Arrivarono all'albergo, un edificio elegante con una facciata in pietra scolpita. Entrarono nella hall, dove furono accolti da un portiere in livrea. Jacques si registrò e prese le chiavi della loro stanza.

Salirono al secondo piano e aprirono la porta della loro stanza. Era una stanza spaziosa e luminosa, con un letto a baldacchino, una scrivania e due poltrone. Le finestre davano su una piazza animata, dove si svolgeva un mercato.

Dafne si lasciò cadere sul letto, esausta. "Finalmente un po' di riposo," sospirò. Jacques annuì, ma non riusciva a rilassarsi. Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. La piazza era affollata di gente, ma c'era qualcosa di strano nell'aria. Un senso di inquietudine, come se qualcosa di malvagio si nascondesse dietro la facciata di normalità.

Jacques si voltò verso Dafne. "Hai fame?" le chiese. Dafne scosse la testa. "No, sono troppo stanca. Voglio solo dormire."

Jacques annuì e si sedette sulla poltrona. Prese un libro dalla sua valigia e cercò di leggere, ma non riusciva a concentrarsi. La sua mente era piena di pensieri oscuri.

Si alzò e si avvicinò alla finestra. Guardò fuori, scrutando l'oscurità. Gli sembrò di vedere una figura scura che si muoveva tra le ombre. Ma quando strizzò gli occhi, la figura scomparve.

Jacques si voltò e si diresse verso il letto. Si sdraiò accanto a Dafne e la strinse a sé. "Non preoccuparti," sussurrò. "Ti proteggerò."

Ma mentre lo diceva, sapeva che non era vero. Non poteva proteggere Dafne da ciò che li stava aspettando. L'oscurità si stava avvicinando, e presto li avrebbe inghiottiti.

***

L'alba filtrò attraverso le tende pesanti, dipingendo la stanza di una luce dorata. Dafne si svegliò lentamente, stiracchiandosi e sbadigliando. I suoi occhi incontrarono quelli di Jacques, che la osservava con un sorriso tenero.

"Buongiorno, amore mio," disse Dafne, la voce ancora impastata dal sonno.

"Buongiorno, mia dolce Dafne," rispose Jacques, accarezzandole i capelli. "Come hai dormito?"

"Bene, considerando tutto," disse Dafne, alzandosi dal letto. "E tu?"

"Ho dormito poco," ammise Jacques. "Ho fatto degli incubi strani."

"Anche io," disse Dafne, aggrottando la fronte. "Ho sognato di essere intrappolata in una carrozza in fiamme, mentre un uomo senza volto mi guardava."

Jacques rabbrividì. "Ho fatto un sogno simile," disse. "Forse è solo lo stress del viaggio."

"Forse," disse Dafne, ma la sua voce non era convinta.

Si alzarono e si prepararono per la giornata. Decisero di esplorare la città, sperando di distrarsi dai loro pensieri oscuri. Scesero nella hall dell'albergo, dove il portiere li salutò con un inchino.

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