2.Amori difficili

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Era già trascorsa una settimana dall'arrivo di Simone al "More Love" .
La vita in casa famiglia era piuttosto attiva e a parte le mattinate passate a scuola e gli  incontri a giorni alterni con gli assistenti sociali che cercavano di mediare tra lui e i suoi genitori, seppur con scarsi risultati, il resto della giornata si divideva in diverse attività, atte a far nascere degli interessi nei ragazzi o far scoprir loro, talenti nascosti.
I vari lavori iniziati in quei giorni poi: bricolage, giardinaggio, cucito, creazioni di spille, bracciali e tanto altro, servirono per il Pride, che si sarebbe svolto fra 6 mesi.

Quel pomeriggio in particolare, ad allietare il lavoro nella stanza di svago, c'era Manuel che senza dire nulla, si mise al piano, intonando dolci melodie.
Simone, che era impegnato a sparare la colla a caldo su un tessuto dove poi Lorenzo avrebbe incollato delle pietre colorate, si ritrovò ad osservare il ragazzo, incantato dalle sue movenze leggere, mentre teneva gli occhi chiusi, diventando un tutt' uno con la musica.

"Simò?... Simò alza la pistola!
Simone! Stai a brucia' il tessuto!" La voce squillante del compagno di stanza lo fece sussultare e distogliere di colpo dalle attenzioni che stava dando a Manuel.

"Oh cazzo!" Imprecò staccando velocemente lo strumento e notando che ormai era troppo tardi.

Lorenzo sbuffò sconsolato, scosse la testa.

"Perché non vai là?" Gli sorrise complice.

"Io, perché?" il moro tentò ancora una volta di fare il vago.

"Smettila di fare il finto tonto... Ti ho visto che non staccavi lo sguardo da lui, ecco perché hai bruciato il tessuto!"

Simone abbassò lo sguardo colpevole. Sarebbe stato stupido continuare a mentire, quando era così evidente che pendeva da ogni cosa che faceva o diceva l' educatore.

"Va! Qui ci penso io a sistemare!" Lo esortò ancora Lorenzo.

Il più alto rivolse all' amico un sorriso riconoscente. Fattosi coraggio, si avvicinò al pianoforte e mise delicatamente una mano sulla spalla del più grande che sorpreso, tornò alla realtà, voltandosi alla sua sinistra.

"Ti ho spaventato?" chiese il più piccolo, perdendo qualche battito non appena i loro sguardi si incontrarono.

"Eh insomma... Che c'è, quarcosa non va?"

"Scusami, volevo solo chiederti se posso sedermi qui accanto a te, non ti do fastidio, giuro" disse incrociando l'indice e il medio a mo' di promessa.
Manuel sorrise cordiale e senza dire altro, gli fece spazio accanto a sé.

"E così suoni pure..." continuò a dire, una volta occupato il posto riservatogli. Provò così ad instaurarci un dialogo anche se, finì per interrompere l'inizio di una nuova melodia improvvisata.

"Non avevi detto che non mi avresti dato fastidio?" Il ventenne inarcò il sopracciglio cercando una risposta nel più piccolo.

"Ah vero, scusami. Sto zitto. " Si chiuse la bocca con una cerniera invisibile, lasciandolo continuare con l'esibizione.

Le dita di Manuel si muovevano come piume per tutto il perimetro dello strumento musicale, avanti e indietro. Il castano, in poco tempo, ripiombò nella sua bolla.
Simone attese un minuto,due, cinque, durante i quali si perse ad osservare ogni minimo dettaglio del suo viso, per poi seguire il battere e levare del suo respiro e tornare di nuovo ad ammirare il modo in cui carezzava il pianoforte. Decise quindi di unirsi a lui, aspettò il momento  adatto e si inserí "in punta di dita".

Quando era piccolo, Nonna Virginia, amante della musica classica, gli aveva insegnato a suonarlo e anche se si sentiva arrugginito, la passione con cui suonava Manuel, lo spinse a riprovare.

𝑴𝒐𝒓𝒆 𝑳𝒐𝒗𝒆||𝑺𝒊𝒎𝒖𝒆𝒍 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora