"Tuo padre vuole vederti per parlare con te" queste furono le parole dell' assistente sociale, pronunciate una settimana prima.
L'incontro sarebbe stato mercoledì e Simone in quei giorni era diventato piuttosto taciturno.
Evitava ogni attività, preferendo rimanere seduto sul davanzale della finestra che dava sul cortile a fissare distratto il volo di qualche uccellino o semplicemente il debole tremolio delle foglie sui rami, dall'altra parte della strada, con le cuffiette alle orecchie.Più tardi, non udendo più rumori in sottofondo, Simone si guardò intorno. Notò che la sala si era ormai svuotata, così fece per controllare l'orario sul telefonino, ma si sentì togliere un'auricolare e una voce familiare lo avvertí dolcemente "So 'e sette... Tra un po' se cena" .
Il più piccolo alzò lo sguardo e nel trovarsi accanto Manuel sorridente, sentì il cuore iniziare a prendere battiti più veloci. "Arrivo..." disse flebimente.
"Oh, è successo qualcosa?" Manuel poggiò una mano sulla sua spalla, resosi conto dell'aria assente che il ragazzo aveva assunto nel corso degli ultimi giorni.
Simone annuì. "È tutto ok, tranquillo".
"Nun me pare Simò, stai sempre qua da solo, te vedo che non c' hai voglia de fa niente. Sei strano"
Il moro odiava quando qualcuno gli chiedeva informazioni sul suo stato d'animo. Lo sentiva come una violazione del suo dolore.
Il suo essere introverso lo portava ad avere il bisogno di affrontare da solo, tutto ciò che lo faceva stare male, come se gli altri non fossero in grado di capirlo.
Con Manuel però era diverso, non gli sembrava di avere a che fare con la solita persona che ti chiede "come stai?" per retorica, sembrava essere realmente preoccupato e così gli venne stranamente naturale aprirsi con lui."Mercoledì devo incontrare mio padre... Il motivo per cui sono qui e per il quale sono scappato di casa.
L'assistente sociale dice che è importante riuscire ad instaurare un dialogo con lui, spiegargli le mie motivazioni... " Per un attimo si bloccò e deglutì, cercando di reprimere quelle maledette lacrime che minacciavano di uscire fuori.
Manuel intanto lo ascoltava attento, lasciandogli i suoi tempi, senza interrompere il contatto fisico."Ma come posso instaurare un dialogo con una persona che mi guarda con la faccia della delusione? Che mi vede sbagliato, che ogni giorno mi dice: Perché non sei come Jacopo?" Ricordare quest' ultima domanda lo fece capitolare. Si coprì il viso con le mani, maledicendosi per essere scoppiato a piangere seppur in modo silenzioso. Aveva sempre sofferto il confronto con il fratello, seppur gemelli, Jacopo era il figlio preferito, bravo a scuola con gli amici migliori, fidanzato con una ragazza bellissima... Mentre lui era quello troppo chiuso, schivo, bravo a scuola ma incomprensibile agli occhi dei suoi genitori. Al momento del coming out, avevano pure pensato di portarlo in terapia chiedendosi ogni giorno dove avessero sbagliato, ulteriore motivo che aveva scatenato la sua fuga.
"Piccole', tu ce devi solo prova' e se non va, peggio per lui. Ma armeno c'hai la coscienza pulita.
Scappa' da lui non te servirà, affrontarlo invece, te renderà più forte.""Dici davvero?" pigolò Simone tirando su con il naso e scoprendo appena il viso.
"Dico! E poi non stai da solo... Ce sto io co' te!"
Il moro sorrise, commosso dalle parole del più grande. Non aveva speranze per diventare il suo ragazzo, ma almeno, aveva la certezza di potersi affidare completamente a lui, che stava diventando a mano a mano il suo punto di riferimento.
"Grazie Manu..."
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Giunse il tanto temuto mercoledì, talmente in fretta da non lasciare il tempo a Simone di prepararsi un discorso decente o risposte adatte ad affrontare eventuali attacchi da parte del genitore. Decise così che la cosa migliore sarebbe stata affrontare gli eventi per come gli si sarebbero presentati.
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𝑴𝒐𝒓𝒆 𝑳𝒐𝒗𝒆||𝑺𝒊𝒎𝒖𝒆𝒍
FanfictionSimone, 17 anni, viene accolto nella casa famiglia romana, "More Love", dove tra i vari educatori, incontra Manuel...