Zlatan era impaziente.
Nel suo lussuoso appartamento di Milano, situato all'ultimo piano di una delle torri più alte della città, l'aria era carica di elettricità. Sentiva l'adrenalina scorrere di nuovo nelle vene. Smettere di giocare a calcio era stato difficile, la sua mente non era ancora pronta, ma il suo corpo lo aveva costretto a dire basta. Aveva giocato a calcio per più di vent'anni, era tutto quello che sapeva fare, e adesso stava per iniziare una nuova fase della sua vita. Dopo essersi preso una vacanza durata una decina di mesi, stava per ritornare al Milan come membro dello staff dirigenziale.
Sarebbe stato annunciato l'indomani.
Un nuovo capitolo della sua vita che comportava grandi responsabilità.
A Zlatan non dispiaceva lavorare sotto pressione. Tutta la sua carriera da calciatore si era basata sulle sfide continue, con se stesso prima e con gli avversari poi. E non gli dispiaceva avere un ruolo di comando, era sempre stato un leader naturale, sapeva farsi ascoltare dalle persone.
Non vedeva l'ora di cominciare.
Da quando gli era arrivata la proposta, da parte del proprietario del Milan, di entrare a far parte della dirigenza, Zlatan si era chiesto più volte se fosse all'altezza del compito. In fondo, aveva smesso di correre dietro a un pallone solo qualche mese prima e non si era preparato per essere un dirigente. Ma le sfide non lo spaventavano e questa si preannunciava una vera sfida per lui. E poi non si era mai dedicato solo al calcio. Zlatan possedeva un fondo di investimenti insieme ad alcuni ex compagni e un paio di piccole società, e gli piaceva partecipare alle riunioni e occuparsene personalmente. Non era proprio a digiuno di finanza. Inoltre, sapeva come negoziare un contratto con un calciatore, conosceva le dinamiche, le pressioni dei procuratori e i sottili giochi psicologici.
La tensione era talmente forte che lo costrinse a spegnere il televisore. Non riusciva più a stare fermo, doveva fare qualcosa.
Tamburellò con le dita sul bracciolo del divano e guardò fuori dall'ampia vetrata. Il sole ammantava il parco e le strade sottostanti, e la brezza che penetrava dallo spicchio di vetro aperto aveva il retrogusto caldo di una giornata di fine estate. Il tempo lo invitava a uscire.
Doveva incontrare i suoi amici per cena, avrebbero aspettato insieme lo scoccare della mezzanotte e dei suoi quarantadue anni, ma non poteva restare tra quelle mura un minuto di più.
Si alzò, chiuse la vetrata e recuperò il suo giubbotto di pelle nera dall'armadio. Un giro in moto, ecco cosa ci voleva. Sfrecciare veloce sulle strade, sentire in vento che ti fischia nelle orecchie e l'adrenalina che scorre nelle vene.
Zlatan si avvicinò alla porta e frugò tra le chiavi che teneva in una grande ciotola di ceramica decorata in cerca di quella della Harley-Davidson V-Rod. Adorava le moto, così come le macchine potenti. Correre per lui significava libertà, pace. Quando era in macchina, o in moto, e spingeva sul pedale dell'acceleratore nessuno poteva raggiungerlo.
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Collisione [Zlatan Ibrahimovic]
Fanfiction🖤 Spin off di Indelebile 🖤 Zlatan Ibrahimovic è ormai un ex calciatore. Deciso a dimostrare il suo valore anche fuori dal campo, accetta la sfida di diventare un dirigente del Milan, con l'arduo compito di dimostrare che la determinazione e la pas...