🖤 Spin off di Indelebile 🖤
Zlatan Ibrahimovic è ormai un ex calciatore. Deciso a dimostrare il suo valore anche fuori dal campo, accetta la sfida di diventare un dirigente del Milan, con l'arduo compito di dimostrare che la determinazione e la pas...
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Una piccolissima traccia dell'odore di Zlatan aleggiava ancora nella sua memoria. Quando si era avvicinata a lui e gli aveva scostato il colletto della camicia per potersi accertare di aver intuito lo stilista giusto, oltre al profumo che lui indossava quella sera aveva percepito l'odore naturale della sua pelle. Era stato come passeggiare a piedi nudi nel folto di una foresta verdeggiante. Un odore ricco e selvaggio. E ora cercava di rivivere quella sensazione.
Amara si sfiorò le labbra con l'indice mentre sorrideva a bordo della sua amata Ferrari. Adorava quella macchina. Aveva cominciato a sognare di possederne una tutta sua quando era una ragazzina di quattordici anni e un amico di sua madre le aveva permesso di guidarla. La sensazione che aveva provato seduta dietro quel volante era stata di assoluto potere. Si era sentita improvvisamente donna, potente, sicura, invincibile. E poi le erano sempre piaciute le cose vistose, eccentriche, eleganti e lussuose, e la Ferrari racchiudeva tutte quelle caratteristiche.
Anche Zlatan aveva un debole per quel marchio e questa era forse l'unica cosa che avevano in comune. La sera che lo aveva portato al Tempio le aveva detto di possederne parecchie e che la sua prima Ferrari era stata una Enzo, un esemplare raro e bellissimo. Per questo gli aveva proposto un'uscita in macchina. Una sfida, perché aveva visto come gli si erano accesi gli occhi mentre si sfidavano sul prato di San Siro.
L'auto scivolò rapida oltre la rampa del garage sotterraneo. Amara parcheggiò nel suo posto e scese. Si gettò sulle spalle un cappottino scuro e se lo strinse addosso. Il vestito che indossava era leggero, poco adatto per una fredda serata di metà ottobre, ma quando lo aveva visto, mentre rovistava nell'armadio, non aveva avuto dubbi. Era perfetto, di un tessuto cangiante che dal nero passava al rosso, i colori del Milan. Sembrava fatto apposta per quella serata.
Col rumore dei tacchi che rimbombava tutt'intorno a lei nel parcheggio vuoto, Amara si guardò il vestito. Una vistosa macchia scura sul lato sinistro, dove era caduta quando Zlatan l'aveva spinta, e in altri punti il tessuto si era logorato. Era da buttare.
Stai rovinando questo bellissimo vestito.
Amara sospirò ed entrò in ascensore.
Non si aspettava di concludere la serata con un appuntamento con Zlatan. Sapeva che, accettando l'invito da parte del Milan, molto probabilmente lo avrebbe incontrato, e dopo la serata al Tempio si era preparata a un altro scontro con lui.
Uno scontro in effetti c'era stato, lui l'aveva buttata a terra mentre lei correva con tutte le forze che aveva per cercare di vincere quella sciocca sfida che si era messa in testa di fare.
Amara era consapevole di non avere molte possibilità di vittoria, non sapeva giocare a pallone e lui era alto il doppio di lei e aveva fatto del calcio la sua professione. Ma quanto sarebbe stato bello poterlo battere? Proprio lei, che oltre a essere una ragazza era anche una persona che lui non sopportava.
Voleva cancellare dalla faccia di Zlatan quell'espressione compiaciuta che aveva avuto per tutto il tempo mentre giocava col pallone insieme agli altri.