Capitolo 2: è ora

11 2 2
                                    


I giorni seguenti li passai a cercare di rimettermi e fortunatamente non ci misi due anni ma solo qualche giorno. Ovviamente non avevo perso tempo e avevo continuato a leggere documenti inerenti al mio collage che fortunatamente, era poco distante da casa mia e non dovevo trasferirmi nei dormitori, non ce l'avrei fatta a lasciare mia madre sola in questo periodo difficile. Leggere mi aveva sempre aiutata a scappare dalla realtà, qualsiasi cosa, anche una rivista, purché non mi facesse pensare.

Il riposo era più che sufficientemente finito e così decisi di farmi una bella doccia rinfrescante ma tranquilla e serena. Con addosso l'accappatoio e i capelli ancora un po' gocciolanti uscii dalla porta del mio bagno privato per raggiungere la cabina armadio posta dal lato opposto del bagno, quando però vidi lui, seduto sul mio letto che mi aspettava e mi fissava. Mi mancò l'aria e cercai di mantenere un autocontrollo sufficiente da non cacciarlo a calci nel culo. Liam era lì che mi aspettava. Cosa diamine voleva da me ancora?

La tensione si poteva tagliare con un coltello per quanto era affilata, ma decisi di restare calma ed aspettare che fosse lui ad iniziare il discorso, cosa che fece subito dopo.

"Senti, non sono qui per farti del male ancora, o altre cose simili, vorrei solo cercare di avere una convivenza sana e civile, soprattutto dopo tutto ciò che è successo in questi giorni... ho capito e so che quando qualche giorno fa Logan ha fatto quel commento sul cibo, so che tutti i problemi che hai avuto sono stati per colpa mia, e me ne sono reso conto solo ora, sono un vero idiota e ti chiedo di perdonarmi, per tutto. Se non lo vorrei fare lo accetto, sento molto la tua mancanza, eri prima di tutto la mia migliore amica, quasi una sorella, e mi sono sentito uno schifo per averti fatto credere... ma comunque, ti chiedo immensamente scusa, mi sono comportato di merda con te e come un perfetto idiota, non so cosa penassi ma sono stato un vero coglione e spero che un giorno tu mi possa perdonare, mi manca il nostro rapporto e mi manchi t..".

Ascoltai con attenzione, ma il mio corpo si mosse da solo, prima che lui finisse il discorso mi piombai sulle sue braccia. Mi staccai leggermente per iniziare sta volta io un discorso:
"Mi sei mancato molto e si è vero mi hai fatto soffrire come nessuno aveva mai fatto, ho bisogno del tempo per perdonarti del tutto ma lo farò. Con la perdita di tua madre... ho capito che il dolore e la rabbia fanno crescere le persone, ma l'odio le divora, e io non voglio passare una vita ad odiarti pur sapendo che potrebbe finire da un momento all'altro..".

Quando finii, vidi che gli stava scendendo una lacrima e che questa volta fu lui ad abbracciarmi, appoggiandosi al mio petto, cercai di fare il meglio per tranquillizzarlo e per fargli capire che era tutto apposto e dopo svariati minuti si staccò da me e lo vidi visibilmente più tranquillo e rassicurato. A me aveva fatto un male cane, ma non ero stata l'unica a soffrire e lo ebbi chiaro solo ora.

Poco dopo riuscì a trovare le forze per parlare di nuovo.
"Possiamo tornare ad essere amici..ma la cosa mi richiederà un po' di tempo e spero tu sia disposto ad aspettare...ora vado a cambiarmi".
Lui si limitò ad annuire e guardandomi con i suoi intensi occhi verdi, sembrò capire ed accettare la mia decisione malgrado non aprisse bocca, per poi alzarsi ed uscire dalla stanza.
Una volta che uscì dalla stanza mi sentì invadere da una sensazione di profonda gratitudine e finalmente mi sentivo del tutto in pace con ogni mio senso. Perdonare non era facile, ma distruggersi di rancore e odio era ancora peggio.

Successivamente mi alzai e mi cambiai. Camera mia non era enorme ma aveva ogni confort che io potessi desiderare: una volta entrati nella stanza vi si poneva davanti un immensa vetrata adibita di balcone, il letto matrimoniale era al centro della stanza e davanti ad esso ero posta la mia scrivania di color legno chiaro, per la precisione era un legno d'acero, la cabina armadio era posata poco distante dalla mia scrivania mettendosi in mezzo tra essa e la grande libreria che si trovava anche al di sopra della porta creando un arco.

The last tearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora