La gabbia🔞

101 12 18
                                    

È passata una settimana dal ballo di inaugurazione e la mia vita è stata risucchiata in un noioso vortice di monotonia.

Al mattino mi alzo sempre alla stessa ora, non ho bisogno di impostare la sveglia, suona già quella biologica alle cinque in punto, ogni santo giorno.

La notte per me è una prigione, i demoni del passato invadono i miei pensieri, resuscitando le vecchie paure, che cerco di tenere a bada inutilmente.

L'ora successiva dopo il risveglio mi alleno al sacco, sfogo tutte le ansie e tutti i dolori su quell'ammasso di sabbia e nylon.

Ad ogni colpo mi sento viva, rigenerata da una nuova linfa vitale che dona energia al mio corpicino minuto.

Poi faccio una doccia nel mio bagno personale, ogni stanza in questo sontuoso castello adibito ad università ne ha uno, e infine corro a lezione.

Seguo i corsi più disparati, Adrian vuole che la mia cultura sia poliedrica, mi ha raccomandato però di concentrarmi sui corsi di psicologia e criminologia, indispensabili per il mio percorso accademico di Profiler.

Dunque i giorni si susseguono lenti e maledettamente uguali.

Quel mattino però qualcuno invade la mia stanza, un gruppo di uomini armati circondano il mio elegante letto ottocentesco alle cinque spaccate e puntano la canna della loro pistola su di me.

"Ma che cazzo!" sibilo, assonnata.

"Si vesta immediatamente, signorina Hyde".

Beh, non c'era bisogno di puntarmi cinque pistole in faccia per un ordine così banale.

Sbuffo spazientita, ci scommetto la testa che questa è un idea di Adrian e della sua intenzione di addestrarmi.

Lo sa perfettamente che non ne ho bisogno, mi addestro da quando ho undici anni.

Vuole testare la mia reazione, forse?

Un ghigno di scherno mi attraversa il viso, mentre indosso un paio di pantaloncini corti e una maglietta.

La temperatura rasenta lo zero, ma amo il freddo, sentirlo sulla pelle, fino alle ossa.

Mi comprime e gela quelle ansie che smuovono il mio stomaco.

Seguo questi idioti dopo aver infilato il mio fidato coltellino nel reggiseno.

Il fatto che non mi abbiano torto un capello è la prova lampante che sia stato proprio Adrian ad inviarli da me.

Tutto il corteo mi scorta per le vie dell'accademia, attraversiamo atri e saloni infiniti, scendiamo scalinate in marmo lucidissimo e altre in pietra, fino a quando non ci ritroviamo in una sorta di grotta.

Probabilmente siamo sottoterra, perché sento lo scrosciare di un fiume dietro le mura spesse e antiche.

Mi guardo intorno.

Alcune fiaccole illuminano lo spazio circostante, il suolo e ricoperto da grosse lastre di pietra levigata e le mura si dispiegano in quattro grosse arcate circolari.

ARCADIA- Lato OscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora