Cinque gradini

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Cinque gradini, e cinque passi ormai abituati a discendere nel buio.

"Mama? Ich weiß, dass du nicht schläfst."*

La figura che scese in cantina aveva sempre molta educazione e poco riguardo: la giubba feldgrau ne suggeriva la natura militare e l'aquila ricamata sul bavero sinistro, sovrastante una svastica, non lasciava adito a fraintendimenti. Portava con sé pane, patate e, quando gli andavano bene le cose, strutto e un decilitro d'olio. Salutava le due bambine, prometteva alla loro madre che la casa sarebbe stata restituita e il disturbo compensato non appena il Quartier Generale avesse terminato il proprio lavoro. Naturalmente, ciò non accadde. Eppure, quella mattina sembrava particolarmente euforico: portava anche una bottiglia di vino come dono e tolse subito il disturbo.

Cinque gradini, e cinque passi abituati a salire nei momenti opportuni.

La madre trattenne il respiro mentre ascoltava i rintocchi delle campane: non li contava davvero, ma imparò presto a riconoscere quella melodia, così come fecero tutti, perché la necessità fece la resistenza. Strinse a sé la borsa del ricamo e, a passo svelto, raggiunse la piazza principale animata da un certo trambusto: ordini impartiti in tedesco, scuse implorate in italiano. Malgrado la presenza della forza ausiliaria fascista, i nazisti avevano infruttuosamente sfondato la porta di una casa seguendo l'ennesima pista apparentemente sbagliata.

Infine, arrivò in piazza anche Don Francesco e, quando i due si scambiarono uno sguardo, le rughe intorno alle labbra tese della madre accennarono a un sorriso.



* "Mamma? Lo so che non stai dormendo."

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