- 14 ottobre 1812 -
Per voi questa data non significa nulla, ma per lei, significa tutto. Era una fresca giornata d'inverno, una ragazza, capelli biondi, ricci, uscii dalla sua casa per dirigersi verso il luogo in qui lavora, si preannuncia una giornata come tante per lei, ma non è così, quando, finito il suo lavoro, la ragazza, farà lo stesso tragitto per tornare a casa, non troverà la stessa atmosfera della mattina, non troverà il sole dalla sua parte, ma solo il buio, le tenebre, e anche qualcun altro. Questo è il giorno della sua fine, questo è il giorno del suo nuovo inizio.
- 14 ottobre 2012 -
Due secoli sono passati dalla sua morte, due secoli sono passati dalla sua rinascita. Una ragazza esce dalla porta di casa sua insieme al fratello, apparentemente una famiglia normale, ma nessuno sa la verità che celano quelle mura. Amelie e Jason, fratello e sorella? Per tutti sì, ma nella realtà, no. Creatore e figlia. Già, sono passati due secoli dalla trasformazione di Amelie. "Amelie... Auguri" - Disse il ragazzo porgendole un piccolo pacchetto rosso a righe blu. "Oh, grazie, sai da te non me l'aspettavo", prese il pacchetto e lo aprì. Al suo interno una bellissima collana con un cuore, e all'interno un immagine. Arrivarono a scuola, giusto in tempo, il primo giorno, in una nuova scuola, loro dovevano cambiare spesso paese, scuola, a volte anche continente, ma ora sono tornati, nella loro città. I due ragazzi andarono in un primo momento all'ufficio della preside, per conoscerla e per farsi dare l'orario delle lezioni, e, in un secondo momento si divisero, ognuno andò nella propria classe."Buongiorno"- Disse Amelie entrando in classe. "Buongiorno, tu devi essere la nuova studentessa, io sono il tuo professore, Stewart, questi sono i tuoi compagni, vuoi dire qualcosa alla classe"- Disse sorridendogli nel migliore dei modi. Tutti gli sguardi erano puntati su Amelie, che per loro era una semplice sedicenne come le altre, ma in realtà di una sedicenne aveva solamente l'aspetto. "No"- Disse ricambiando il sorriso. "Va bene, vada a sedersi vicino a Styles, nel banco laggiù", gli indicò un banco, nell'ultima fila, vicino alla finestra, e a un ragazzo riccio, con due occhi grandi, verdi, come i suoi. Annuii e andò verso il suo banco. Si sedette senza dire parola, e cominciò ad ascoltare la lezione. Non riusciva propio a seguirla, si perse tra i suoi pensieri, si perse a ricordare la sua vita, duecento anni prima, prima che Jason la trasformasse, in un essere disgustoso e ripugnante, lei si riteneva così, lei odiava ciò che era. Ricordava com'era bello sentire il propio corpo caldo, ricordava com'era avere dei sentimenti, provare delle emozioni, e soprattutto ricordava sua figlia. A quell'epoca, succedeva spesso per ragazze che facevano il suo mestiere rimanere incinte, ma lei non voleva perderlo e portò avanti la gravidanza, appena nacque, però, Amelie, pensò alla vita che poteva avere la sua bambina con lei, non poteva, una vita con una madre che lavora in posti così, non è una vita, così le diede in adozione a una famiglia, abbastanza benestante, e a lei, rimaneva solo il ricordo. Dopo la sua trasformazione, però, dovette ricredersi, la vita che faceva prima non era la più brutta, lei, la preferiva totalmente a quella che stava facendo ora. Poi, i suoi pensieri si soffermarono sul medaglione, il regalo di Jason, si ricordò del suo risveglio, in una casa a lei sconosciuta, in Francia, e non più in Inghilterra, era sdraiata sul letto, non capiva cosa gli stava succedendo, lei aveva "fame", ma, fame di cosa? Poteva sentire i rumore del vento, degli uccelli volare nel cielo, lei, tutto ciò lo trovava magnifico, ma nulla di ciò che fece placò la sua fame. Nella stanza, si diffuse un profumo, intenso, buono, almeno per lei, non riusciva a capire da dove provenisse, si girò e la vide, la cameriera, gli si avvicinò, con uno scattò e anche lei si sorprese delle sua velocità, sentiva questo profumo, provenire da lei, da dentro di lei, in un primo momento l'annusò, aveva sempre più fame, sempre di più, ma, dopo un pò cedette e, il suo istinto prese la meglio sulla sua coscienza, ancora per metà umana, piantò i suoi denti nella carne, fresca e giovane di quella cameriera, si poteva vedere il terrore nei suoi occhi e la fame in quelli di Amelie, il sangue che sgorgava fuori da quei due puntini lasciati dai suoi denti, la voglia di averne ancora e solo dopo accorgersi di ciò che aveva fatto, l'aveva uccisa, una ragazza, poco più piccola di lei, con tutta la vita davanti, morta, per colpa sua. Nella sua testa continuava a ripetersi che era un mostro. Nella stanza, dopo tutte le urla, calò il silenzio. Poco dopo entrò Jason, la seconda volta che lei lo vide, provò disprezzo verso di lui, ebbero anche una piccola discussione sul perchè lui l'avesse trasformata, lei ricorda bene ogni singola parola, di entrambi, lei, gli chiede il perchè la resa un mostro, e lui, che gli risponde, l'ho fatto percè ti amo. La bacia, un bacio a stampo, lei lo ricorda bene, lei non lo ama, non ha mai amato nessuno, non ne ha avuto il tempo. Dopo ciò lui aggiunse, non siamo mostri, siamo vampiri, e per soppravvivere, bisogna fare ciò che è necessario. "Ciao ". Tutti i sui pensieri furono scacciati via dalla sua testa, con una semplice parola, lei, adorava quel ragazzo, semplicmente per non averla lasciata sprofondare in quel pozzo di ricordi."Ciao "- Rispose lei rorridendogli. " Sono Harry, piacere "- Lui ricambiò il sorriso e gli porse la mano. "Amelie "- Disse stringendogliela. In quel momento Amelie, provò una strana sensazione, come di gratitudine, aveva provato un emozione, dopo due lunghi secoli senza niente, e, Harry, apparve sotto i suoi occhi come un salvatore.
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Malum mundi
Fanfiction14 ottobre 1812 — Per voi questa data non significa nulla, ma per lei, significa tutto. Era una fresca giornata d'inverno, una ragazza, capelli biondi, ricci, uscii dalla sua casa per dirigersi verso il luogo in qui lavora, si preannuncia una giorna...