Chapter 7

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La mattina seguente Amelie si svegliò dopo un sonno che di sonno non aveva nulla essendo che non aveva dormito.

Si preparò ad affrontare la giornata scolastica al meglio e ad essere pronta a qualsiasi domanda Zayn poteva farle.

Scese le scale già pronta e salutò il fratello e Liam, che pareva tranquillissimo e totalmente ignaro di ciò che era avvenuto la sera prima. Fecero colazione e poi salirono in auto diretti a scuola.

La prima lezione che Amelie doveva affrontare era matematica, lei andava abbastanza bene in matematica, nonostante non la studiasse per niente.

Si sedette come al solito nel posto vicino alla finestra, per potersi perdere nei suoi pensieri, ma non fa così. Una strana sensazione cominciava a farsi sentire, come un presentimento, qualcosa che gli torceva lo stomaco, ma non capiva cosa, si guardò in torno, niente sembrava essere fuori posto quella classe e anche tra i presenti. Girò la testa e lo vide, quella cosa, era lì che la stava osservando da fuori la finestra. Possibile che venga fin qui?Possibile che nessuno la veda? Erano questi i pensieri di Amelie in quel momento.

Amelie si alzò in piedi, lezione era già iniziata da cinque minuti. Tutti si girarono a guardarla. Era bloccata, paralizzata.

"Signorina Smith che cosa sta facendo?!"

Venne riportataalla realtà dalla voce del professore. "Mi scusi, posso... posso uscire un attimo? Ho bisogno di prendere una boccata d'aria", chiese.

"Certo, Styles vada con lei, la porti in infermeria", disse voltandosi verso di lui, che annuì.

Amelie uscì dalla classe, seguita a ruota da Harry, che cercava di non perderla di vista e osservare tutto ciò che facesse.

Ad un certo punto la raggiunse. "Stai bene?", gli posò una mano sulla spalla, per farla girare, e funzionò. Si girò e sorrise " Si si,tranquillo, grazie... Senti, io non ho voglia di andare in infermeria, vado un attimo in bagno, mi riprendo e poi rientriamo, va bene?". Lui gli sorrise e acconsentì.

Amelie entrò in bagno e scoppiò a piangere, voleva urlare ma non poteva, lui l'avrebbe sentita, così si trattenne. Che cosa vuole quella cosa da lei? Perchè la seguiva? Perchè proprio lei?

Dopo circacinque minuti prese un lungo respiro e uscì.

Harry eraseduto a terra, con la schiena appoggiata alla parete chegiocherellava con il braccialettino che aveva al polso. Appena sentìla porta aprirsi si voltò a guardarla e vide subito che qualcosa nonandava.

"Cos'èsuccesso? Perchè piangi?", si avvicino a lei, toccandole laspalla.

"Non honiente...solo...", voleva dirglielo ma non poteva, perchè lui nonne sapeva nulla, non poteva, non poteva.

"Vieni qui.."e l'abbracciò, senza aspettare una risposta, perchè non era poicosì importante.

Lei sorrise,pensando a quanto quel ragazzo fosse fantastico, che si preoccupavaper lei, e capiva al volo che non voleva parlare. Ricambiòl'abbraccio e lo strinse forse, annusando il suo buon profumo, tra lesue braccia si sentiva al sicuro, si sentiva bene.

Le restanti oredi scuola passarono e arrivò la pausa pranzo, l'ora che Amelie avevaaspettato da quella prima ora. Voleva vedere Jason, lei dovevaparlarne con qualcuno, aspettava solo quel momento.

Entrò nellasala pranzo e lo vide già seduto al tavolo con Liam, si avvicinò.

"Jason, puoivenire un attimo, ti devo parlare" si sforzò di mantenere lacalma, con un sorriso, per non far preoccupare nessuno. Jason sialzò, pensava che c'era qualcosa che non andava, lei non lo avevamai cercato, soprattutto per dirgli qualcosa, era sempre lui chedoveva togliergli le parole dalla bocca.

Uscirono dallasala pranzo e camminarono per due corridoi per essere sicuri chenessuno li sentisse.

"Chesuccede?" iniziò lui.

"Stamattinal'ho visto Jason... Ho visto quella cosa fuori dalla finestradell'aula di matematica" disse cambiando volto, diventando cupa.

"Senti Amelieso che questa cosa non ti piacerà, ma dobbiamo andare da Matty, losai" lui cercava di capire ciò che lei pensava in quel momento.

"Lo so"disse "lo so".

Nella penombra,dietro gli armadietti Zayn stava ascoltando quello che i due sidicevano, per cercare delle risposte, peccato che di risposte non neottenne, bensì nacquero atri dubbi, che lui era deciso a colmare.







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