Scylla ricambia il favore a Raelle.
(O, Scylla va in città per contattare Anacostia ma una volta lì le viene un'idea).
Ideache mi è saltata in mente alle quattro del mattino, perché apparentemente il sonno è per i deboli. (Vi prego datemi una botta in testa, così magari vado a dormire a orari decenti).
▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾▾Nonostante la stanchezza, quando la sveglia suonò, Scylla si affrettò a spegnerla e ad alzarsi. Si girò per osservare Raelle, che era ancora addormentata, e girò attorno al letto per lasciarle un bacio sulla fronte.
Dopodiché recuperò il proprio accappatoio e lo spazzolino da uno degli armadietti, e si diresse verso le docce. Un quarto d'ora dopo era già di ritorno e, stando attenta a non fare rumore, si vestì prima di recuperare le chiavi del pick-up dal tavolo e uscire dalla stanza.
Si frugò in tasca e recuperò l'accendino; poi lo avvicinò al viso e i suoi connotati cambiarono in quelli di una delle sue vittime. Rabbrividì. Era arrivata a odiare quella magia, ma ne andava della sua sicurezza. Di quella dei suoi nuovi compagni. E di quella della donna che amava.
Con un sospiro, fece scivolare lo zippo nella tasca del lungo cappotto di pelle nera, e sollevata la saracinesca, se la chiuse alle spalle per poi salire sul pick up. Infilò la cintura, sistemò gli specchietti - l'ultima ad aver guidato era stata Abigail - e mise in moto il veicolo.
Un'ora dopo, eccola intenta ad afferrare capi d'abbigliamento che non guardava nemmeno, con il mero scopo di entrare in uno dei camerini e contattare Anacostia.
Avvicinò il viso allo specchio, spirandoci sopra per creare condensa, dopodiché si allontanò di mezzo passo. Il suo contatto non si fece attendere.
«Ramshorn. Novità?»
«Nessuna degna di nota. La nostra copertura è rimasta intatta, e alla fabbrica è tutto tranquillo. Ieri è arrivata una quindicina di nuovi disertori.»
«Tu e Batan vi siete scontrate di nuovo?», domandò la Quartermaine, con un sopracciglio inarcato.
Scylla corrugò le sopracciglia. «No, perché?»
Di tutta risposta, Anacostia la indicò, e la Necro si portò una mano al collo. Sentì le guance farsi più calde e si schiarì la gola, ripensando alla notte precedente.
«Capisco», disse il sergente, impassibile. «Tenete gli occhi aperti, assicuratevi che i nuovi arrivati non siano una minaccia. Sei libera di andare.»
«Sissignora», ribatté Ramshorn.
La condensa sparì, e con essa anche il volto di Anacostia.
Scylla sospirò e recuperò le magliette.
Dannata Raelle, gliel'avrebbe pagata.
Le andava bene far sapere agli altri di avere già qualcuno, ma farsi beccare così da un superiore... Okay, ex superiore, ma questo non cambiava le cose. Era più facile nascondere i segni, quando poteva indossare la divisa militare.
Uscì dal camerino, mise a posto i capi, e salutata la commessa - distratta esattamente come lo era qualche minuto prima - uscì dal negozio.
Un' insegna attirò la sua attenzione, e un ghigno ferino le rovinò l'espressione altrimenti immacolata.
Raelle gliel'avrebbe pagata molto prima di quanto pensasse.
Un'altra ora dopo, eccola di ritorno. Si affrettò a entrare in camera - per fortuna Raelle stava già coprendo il suo turno - e a cambiarsi, prima di raggiungere gli altri.
«Necro. Novità?», domandò Bellweather mentre allungava un pacco ad Adil.
«Nessuna. Anacostia mi ha detto di tenerla aggiornata» ribatté Ramshorn, affrettandosi a tenere il passo delle sue compagne. Aveva almeno trenta minuti di straordinario da recuperare. Certo, il lavoro in fabbrica era una copertura, ma Scylla non sarebbe mai rimasta con le mani in mano, soprattutto, non quando aveva modo di ripagare una gentilezza simile. Non ne aveva mai ricevute molte, nella propria vita, men che meno in seguito alla morte dei suoi genitori.
Tre ore e mezzo dopo, i macchinari vennero spenti per la pausa pranzo. Per fortuna Vira aveva levato le tende il giorno prima, per cui Raelle ebbe modo di mangiare tranquilla - e con lei anche le sue compagne. Scylla, al contrario, sentiva lo sguardo di Abigal puntato addosso. Almeno Tally era più discreta e lanciava solo qualche occhiaia di tanto in tanto.
«A che ora ti sei alzata stamattina?», le domandò la rossa.
«Sei meno un quarto». Ricordarlo la fece sbadigliare. Ora che era seduta stava iniziando ad accusare la mancanza di sonno.
«Dev'essere stata una levataccia», incalzò Abigail «dato che a mezzanotte eravate ancora sveglie.»
La Necro si schiarì la gola, fissando i carciofi nel piatto. «Be', il lavoro è lavoro, no?»
«Abs, smettila. Tu e Adil non siete silenziosi come credi», disse Raelle con un sorriso divertito stampato in volto.
«Dico solo che non intendo fare anche il suo lavoro. Se è troppo stanca per lavorare dopo aver passato la notte con te non sono problemi nostri.»
« Il tuo ragazzo non dev'essere molto bravo, vero?» Domandò la Necro, puntando gli occhi su quelli di Abigail, che di tutta risposta boccheggiò un paio di volte. Alla fine si ritenne sconfitta e optò per il silenzio, mentre sentiva Raelle e Tally soffocare una risatina.
Un battito di mani richiamò l'attenzione dei presenti. «Bene, la pausa è finita. Si torna a lavoro!», esclamò Mac, dirigendosi per primo nell'enorme sala di produzione e spedizione.
Lentamente, tutti lo seguirono. Tutti tranne Scylla, che afferrò Raelle per un polso impedendole di seguire la sua unità.
«Qualcosa non va?» le domandò, gli occhi attenti a captare anche il suo più piccolo cambio d'espressione.
«No, no», ribatté la bruna accarezzandole il viso. «Ma c'è una cosa di cui ti voglio parlare. In privato.» E così dicendo, la trascinò lungo i corridoi.
Una parte di Raelle voleva far notare alla sua ragazza che tecnicamente erano già in privato, essendo le uniche rimaste in mensa, ma decise di non obiettare e lasciarsi condurre verso l'ufficio che era stato assegnato loro.
La guaritrice si chiuse la porta alle spalle. «Allora, di che volevi parlare?»
Ramshorn si fece da parte, indicandole la sedia d'ufficio rivolta verso di loro, a pochi centimetri di distanza da letto. Raelle la guardò con un sopracciglio inarcato prima di fare quanto le era stato ordinato, mentre con lo sguardo seguiva la sua ragazza, ferma davanti a una delle casseforti impilate contro una parete.
«Chiudi gli occhi», le intimò puntandole un dito contro, e Collar non poté far altro che accontentarla di nuovo. Tese le orecchie, e sentì la sua ragazza armeggiare con uno dei cassetti che venne subito richiuso. Un attimo dopo, sentì il profumo di Scylla invaderle le narici e un paio di labbra posarsi sulle sue.
Raelle sorrise.
«Posso aprire gli occhi?»
«No.»
La guaritrice storse le labbra in una smorfia. Da quando Scylla era diventata così autoritaria?
Mai. La risposta esatta era da mai. Non c'era mai stata una volta in cui si fosse opposta alle attenzioni che Raelle le offriva. Mai, fino a oggi.
Collar non sapeva come reagire. Una parte di lei si sentiva sfidata e spodestata, ma l'altra era curiosa di sapere che cosa avrebbe fatto la sua ragazza con il potere che stava reclamando. Schiarendosi la gola, decise - in via del tutto eccezionale - di lasciarla fare.
«Okay...» sussurrò, costringendo Scylla a scendere sulla mandibola. Il sorriso che le increspò le labbra le impedì di ricambiare a dovere il bacio ricevuto.
«Non credi che dovremmo...?»
«Sono tutti a lavoro», disse la Necro, scendendo lungo il collo. «E per di più oggi devono spiegare ai nuovi cosa fare», aggiunse, premendo le labbra su una coscia di Raelle, che d'istinto si mosse sulla sedia. «Abbiamo tutto il tempo del mondo.» Concluse, spostandosi più al centro.
Collar deglutì. Scylla era più abile di quanto pensasse. «Sì, ma - »
«Niente "ma", Raelle. I macchinari fanno un rumore assordante. E possiamo sempre recuperare con dei turni extra.» Sussurrò, accarezzandole una caviglia prima di sfilarle le scarpe e i pantaloni. Quando insinuò un dito sotto l'elastico dei boxer, baciò l'addome della compagna prima di sfilare anche quelli.
«A cosa devo tutto questo?» Domandò la guaritrice, la voce già roca.
«Prendilo come un ringraziamento per ciò che è successo ieri», rispose Scylla.
Le sue parole furono seguite da un rumore metallico che le rubò una risata di perfido divertimento. D'istinto, Raelle mosse i piedi, ma questi non si spostarono di un millimetro. Spalancò gli occhi, e l'idea che qualcuno della Spree si fosse infiltrato nel loro nascondiglio le fece balzare il cuore in gola. Scylla se ne accorse, e fu lesta a stringerle debolmente un ginocchio mentre, guardandola dal basso, le riservò un sorriso tranquillo.
«Quando sarà tutto finito ti porterò al faro», le disse, baciandole nuovamente l'interno coscia. Questa volta non era mossa da malizia, e Raelle sembrò notarlo, tanto che rilassatasi visibilmente, chiuse di nuovo gli occhi.
«Non vedo l'ora», sussurrò.
«Anch'io», ribatté Ramshorn.
Raelle sobbalzò.
Quando si rese conto del ronzio sordo che le arrivava alle orecchie, aprì gli occhi confusa e li puntò sulla sua ragazza. Un ghigno le rovinava il volto apparentemente angelico. E a quanto pare, questa espressione, unita alle vibrazioni, fu sufficiente a far schizzare la sua eccitazione alle stelle.
«Dove...?»
Scylla si strinse nelle spalle con fare di sufficienza. «Eh, in città. La conversazione con Anacostia è stata breve.» Aggiunse rivolgendole un occhiolino, prima di spostare l'estremità del vibratore così da non far abituare Raelle.
«Perché mai hai comprato un vibratore?» Bofonchiò. Possibile che era già vicina? Certo era la prima volta che utilizzava uno strumento simile, ma le sembrava esagerato. Non era più una ragazzina, avrebbe dovuto avere più autocontrollo.
«Perché voglio scoprire quante vol - oh!» Un sorriso sbieco tagliò il volto di Scylla, e i suoi occhi si fecero più scuri. «Uno...»
Nonostante l'orgasmo improvviso, Raelle capì immediatamente. Le sfuggì un mugolio turbato, che si trasformò in un suono di piacere misto a fastidio, quando notò che Scylla non aveva alcuna intenzione di spegnere il vibratore o allontanarlo dal suo centro.
«Non ti sembra di esagerare...?», le domandò, gli occhi ancora chiusi mentre scivolava sulla sedia. Se ne pentì subito. Le vibrazioni si erano appena fatte più intense.
«Pensi che stia esagerando?» domandò la bruna. Raelle poteva sentire il sorriso pacato che si era formato sul suo viso.
«Onestamente?» domandò, ridacchiando a propria volta prima di riaprire gli occhi. «Sì.»
«È un vero peccato.»
«Perché dici così? È un bel modo di esagerare», ribatté la bionda mentre un sorriso divertito le increspava il volto.
La luce negli occhi di Scylla cambiò. «Oh, Raelle...»
Lo disse con un'espressione intenerita, come quella che suo padre le rivolgeva quando era troppo piccola per capire come funzionasse il mondo. Ma non aveva senso: perché mai avere più di un orgasmo sarebbe dovuto essere qualcosa di brutto?
Si leccò le labbra, aggrappandosi ai bordi della sedia quando si sentì investire da una seconda scarica di piacere. Scylla ne approfittò per insinuare una mano sotto la maglietta della compagna e pizzicarne un seno, e fu questo a far avere un secondo orgasmo alla bionda.
La guaritrice inspirò profondamente dal naso. Stava iniziando a capire perché la sua ragazza le avesse rivolto delle parole così intenerite: quest'orgasmo era stato più intenso del precedente, e non in maniera del tutto positiva. Si sentiva sensibile, troppo sensibile, e la testardaggine di Scylla nel perseguire il proprio obiettivo non l'aiutava a liberarsi della sovrastimolazione.
Dannata scienziata strana sexy.
«Due...» ridacchiò Scylla con voce roca. Questa volta però Raelle non lo notò. «Come ti senti?»
Collar chiuse gli occhi. «Uhm...»
Scylla aspettò per qualche minuto. Tuttavia, non ricevette risposta. Raelle riusciva ad articolare solo mugolii e gemiti che, man mano, sembravano essere sempre meno di piacere, e sempre più carichi di agitazione e fastidio.
E così la guaritrice sarebbe durata meno di quanto la Necro aveva immaginato, eh? Poco male. Se avesse voluto, Scylla sarebbe stata più che felice di aiutarla in questo nuovo allenamento.
«Raelle...?» chiamò ancora, riuscendo a farsi guardare dall'altra. Aveva gli occhi umidi e lo sguardo apparentemente vitreo e assente. «Come ti senti?»
«Non lo so... Bene, credo...»
Ramshorn le accarezzò una guancia, e d'istinto la bionda spinse il volto nel palmo dell'altra.
«Pensi di riuscire a reggerne un altro?»
La bionda scosse leggermente il capo. «No...», sussurrò debolmente. Poi aggiunse: «O forse sì...»
«Sì? Solo uno, Raelle, te lo prometto.»
Forse Raelle aveva ragione. Chiederle di venire una terza volta era troppo - sia per la bionda che per sé stessa. Vederla abbandonata sulla sedia, impotente, senza la capacità di sottrarsi né alle vibrazioni né agli orgasmi, aveva fatto eccitare Scylla molto più di quanto pensava, e rimanere concentrata sul soddisfare unicamente lei, le era ormai del tutto impossibile.
Non riusciva più a ignorare il proprio respiro affannato, il nodo alla gola che le impediva di respirare, il dolore che provava ogni volta che il proprio sesso si contorceva su sé stesso per l'eccitazione. Né poteva ignorare la sensazione delle cosce che, ormai umide, sfregavano tra loro.
Con un sospiro sconfitto, Scylla si sedette a cavalcioni su Raelle, mugolando non appena percepì le vibrazioni contro la patta dei jeans. Non era abbastanza però, così spinse completamente la levetta verso l'alto.
Le ragazze gridarono all'unisono, vuoi per la sorpresa, vuoi per la stimolazione troppo intensa.
D'istinto, Ramshorn si aggrappò al bordo della sedia, mentre Collar gettò un braccio al collo dell'altra, e con quello libero le circondò i fianchi per stringerla a sé.
Si scambiarono un bacio famelico, incapaci di far danzare le loro lingue come si conviene, troppo impegnate a respirare mentre il cuore esplodeva loro nel petto.
"Sei pazza", avrebbe voluto dire Raelle; "lo so", le avrebbe risposto Scylla. Ma nessuna delle due aveva il fiato per farlo.
La bionda gettò il capo all'indietro e la Necro si nascose nell'incavo del collo dell'altra. Entrambe avevano le palpebre serrate, la fronte corrugata per lo sforzo cui si erano sottoposte.
Emisero un unico grido - anche se questa volta, quello di Scylla venne smorzato dal collo di Raelle - e con uno scatto di bacino persero l'equilibrio, finendo in bilico contro il bordo del letto.
«Per la madre, siete assurde!» sbottò la voce di Abigal, che alle loro spalle, sbatté le mani sulle cosce con aria sconfitta prima di girare sui tacchi e chiudere la porta dietro di sé.
Ancora affannate e col cuore che martellava loro nelle orecchie, le due scoppiarono a ridere, incuranti di quanto fossero pericolosamente in bilico, su quella sedia d'ufficio che ormai poggiava solo sulle gambe posteriori.
«Allora, come è andata?» domandò Scylla, lasciandosi rotolare sul letto accanto a Raelle.
Con uno sforzo non indifferente si mise subito a sedere, così da spegnere il vibratore e liberare le caviglie dell'altra. Quando fu libera, Raelle rotolò nella direzione opposta, e la Necro poggiò la sedia davanti a sé.
«Mi sembra di essere morta e risorta», rispose divertita Collar, portandosi una mano al petto. Il cuore le batteva ancora all'impazzata.
«Be', tecnicamente sei morta».
«Grazie alla Camarilla, sì.»
«No, grazie a me.»
Raelle inarcò un sopracciglio con fare interrogativo, e la bruna si girò su un fianco, così da poterla osservare mentre si scostava una ciocca di capelli dal viso.
«La petite mort. È come chiamano l'orgasmo in francese», disse con un ghigno soddisfatto stampato in volto.»
«Ah sì?», chiese la guaritrice con finta aria di sufficienza.
«Sì. Sono una Necro. La morte è il mio ambito di competenza. A prescindere dalla sua natura.»
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Dimmelo
FanfictionRaelle Collar era già un falò ardente. E Scylla Ramshorn aveva appena gettato almeno un gallone di benzina sul fuoco.