03. Pioggia

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La Blackthorn si ammanta di un'aura oscura durante i temporali, tale da spingere i più a starsene rintanati, protetti dalle salde mura e scaldati dai camini. I boschi risuonano dello scroscio dell'acqua sulle foglie, nei chiostri esterni rimbomba il silenzio e i colonnati danno riparo agli impavidi ritardatari, i cui passi svelti lasciano impronte bagnate.

Per quei dintorni abbandonati solo due voci sono abbastanza audaci da sfidare i tuoni: la mia e quella di Matthew. Ciò che per gli altri è un tedioso temporale, per noi è un'occasione d'oro.

In quell'irreale solitudine, che come un velo cala sul castello, possiamo passeggiare indisturbati mano nella mano, scambiarci baci appassionati sedendo sui muretti e danzare a ritmo della pioggia tra gli abeti.

Le gocce solcano i nostri corpi, bagnano i nostri volti e appesantiscono i vestiti, ma non ci importa finché l'ennesimo tuono, più fragoroso degli altri, non ci costringe a cedere all'intensità della pioggia. Ancora mano nella mano, corriamo verso un riparo accompagnati dalle risate e dai nostri passi svelti attraverso il porticato. Le lezioni sono finite e la quiete regna sovrana.

Matthew, di solito cauto, per una volta si lascia andare e mi accompagna verso il dormitorio. Fradici, ansanti e carichi di frenesia, passeggiamo per i corridoi deserti. Incapace di resistere, la mia mano cerca quella di lui in un inseguimento che culmina in una stretta umida e termina davanti alla porta della mia stanza. Uno scatto di chiavi ed essa si apre, rivelando la camera vuota: Emily, la mia coinquilina, è tornata a casa dei genitori per qualche giorno e io non potrei esserne più felice.

«Allora io vado...» dice il docente nell'affanno di riprendere fiato «devi asciugarti, non vorrei che ti raffreddassi...»

Mi volto, incontrando il sorriso di Matthew. I capelli gli ricadono sul viso lucido di pioggia e sudore. Le mie labbra fremono dal desiderio di donargli tutto il fiato che ho in corpo, peccato che sia poco, non saprei dire se per la corsa o la bellezza di lui.

«Sì, dovrei...»

Una ciocca bruna mi ricade sul volto e aderisce alla mia pelle madida, ma, con delicatezza, il professore fa scorrere le dita sul mio viso per rimetterla al suo posto. Quel semplice e dolce contatto mi fa serrare le gambe.

Ci scambiamo un solo sguardo, i miei occhi nocciola in quelli color miele di lui.

Un errore fatale.

Lo afferro per il bavero della giacca e lo traggo a me, raggiungendo le sue labbra senza il minimo sforzo nello stesso momento in cui lui serra le braccia intorno al mio corpo.

Tenendomi ben salda sulle punte dei piedi, muovo due passi indietro e la penombra della stanza ci avvolge. Il rumore della porta chiusa segna il confine tra noi e il mondo esterno mentre violiamo le rispettive bocche con desiderio.

Abbiamo aspettato questo momento troppo a lungo, siamo stati interrotti troppe volte. Adesso però siamo al sicuro, protetti dal temporale.

Matthew si lascia spingere sul letto e mi accoglie sulle proprie gambe come mai prima d'ora. Le mie dita si danno da fare per togliere di mezzo i vestiti, poi, avide, scorrono sul suo torace, mentre lui saggia la morbidezza delle mie cosce e delle mie labbra.

Se io non nascondo di essere frustrata dalla lunga attesa, Matthew sembra voler rallentare la corsa e prendersi il suo tempo. Mi accarezza con desiderio e, al passaggio delle sue mani, la camicia fradicia e traslucida aderisce al mio corpo come una seconda pelle che sento stretta.

Le dita di Matthew solcano le pieghe del tessuto mentre la sua bocca marchia il mio collo. A ogni morso dato, un bottone della camicetta rivela un centimetro di pelle in più, fin quando l'indumento viene abbandonato ai piedi del letto come spazzatura. Anche il reggiseno a balconcino fa subito la stessa fine, lasciando Matthew libero di affondare le mani nel mio seno. La mia pelle gelida dovrebbe essere sgradevole al tocco, eppure lui la stringe con foga: ci riscalderemo a vicenda.

Mi sottraggo al tocco piacevole e al suo corpo caldo e gli scocco un'occhiata eloquente. Lo spingo appena per farlo stendere e armeggio con la cintura. Mi ero già accorta del sesso di lui premere contro il mio, ma ora, mentre lo spoglio del tutto, ne sento la punta contro il tessuto. La sfioro mentre gli sfilo i pantaloni: lo desidero da così tanto ed eccolo, letteralmente a portata di mano.

Nascondo agli occhi ciò che sta per accadere sotto la gonna: lascio scorrere le dita sopra il tessuto dei boxer, per poi tirare fuori il membro e strusciarmelo contro le cosce bagnate. Matthew prende un respiro profondo, lo sento tremare appena sotto il mio tocco.

Scosto gli slip ormai bagnati e mi mordo un labbro, pronta a saziare il mio desiderio senza neanche passare per i preliminari. Invece vengo interrotta: Matthew mi afferra un polso e con uno scatto mi ribalta, sovrastandomi.

Mi lascio sfuggire solo un singulto di sorpresa e niente più, ammutolita dallo sguardo intenso che mi rivolge. I suoi occhi ardono di passione, mentre una lieve pioggia gocciola dai suoi capelli e si infrange sulle curve del mio corpo, giocando a rincorrersi.

Ho passato buona parte della mia vita patendo un amore difficile e solitario, non ricambiato. Forse una parte di me, quella più insicura e fragile, credeva fosse ancora così, ma Matthew ha appena dimostrato quanto mi sbagliassi: nel suo sguardo leggo tutto l'amore che prova per me.

E il dolore che segue ne è solo la conferma.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 28, 2024 ⏰

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