Capitolo 22. Il sorriso più bello del mondo e gli occhi più sinceri (★)

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Lorenzo è in ginocchio e mi dà le spalle. Le sue braccia sono distese lungo i fianchi, con i palmi rivolti verso la creatura più mostruosa che abbia mai visto. Non saprei neanche come definirla, perché sembra una sfinge ma più umanoide che volatile. Il suo intero corpo si erge su quattro braccia lunghe e deformi, ricoperte da croste, pustole e sangue. Piume nere e storte, a volte spezzate, ricoprono gli arti posteriori che assomigliano a quelle di un falco, mentre la coda è proprio quella di un leone. Tuttavia, non c'è alcuna austerità, se non per un petto ampio e gonfio e per quel paio d'ali lucenti che gli crescono sulla schiena, macchiate con occhi luminosi e blu come lapislazzuli.

Provo ad avvicinarmi a Lorenzo, a chiamarlo, ma lui non risponde. È come se fosse completamente rapito dal volto che ha davanti. Un volto dalla fronte ampia e dal mento minuto. Senza labbra, senza occhi, solo una cicatrice obliqua che gli attraversa il viso da una parte all'altra. La nuca è completamente pelata, ma tutta intorno è ricoperta da sottili e sudici capelli neri, ciocche sfibrate che gli scendono fin sopra le spalle ossute.

È solo quando supero la figura di Lorenzo, ponendomi davanti ai suoi occhi che mi accorgo del suo stato di ipnosi. Le sue iridi ambrate che mi ricordano le sfumature d'autunno sono illuminate da una luce sinistra, la stessa che intravedo nel fondo delle orbite cave della creatura.

Un filo rosso li lega entrambi, così sottile e trasparente eppure così tangibile. Non riesco a comprenderne la natura, ma c'è una musica al suo interno e forse... qualcosa scritto dentro.

La mia mano si solleva istintivamente per afferrarlo, la voce si spezza e il filo rosso si tramuta in pagliuzze dorate che si disperdono nell'aria.

Lorenzo riprende coscienza, mi guarda per un attimo smarrito, quindi, sorpreso, mi afferra per un braccio e mi spinge di lato nello stesso momento in cui la sfinge urla alle mie spalle e sbatte le ali. La creatura produce un verso stridente da farmi accapponare la pelle per poi sollevarsi in alto con un balzo, atterrando sulla spalla di Lorenzo come se fosse un qualunque appiglio. Uno degli artigli da falco si chiude all'interno della carne e Lorenzo cade giù di schiena, atterrato dall'immensa mole della bestia.

«Lorenzo!», grido forte il suo nome, ma appena provo ad avvicinarmi, l'ala destra della creatura si apre e mi spinge indietro.

Sbatto la schiena contro la balaustra del terrazzo, una fitta così forte che mi sembra di essermi spezzato in due. Cado inesorabilmente a terra, i palmi graffiati dalla polvere sul pavimento e gli occhi strabuzzanti per il dolore.

Faccio appena in tempo a riprendermi che un altro colpo d'ala scende dritta sulla mia testa. L'adrenalina mi aiuta a darmi un ulteriore spinta di lato ed evito l'attacco che si conficca rumorosamente contro una mattonella. Piego le ginocchia, striscio all'indietro, poi con una mano dopo l'altra davanti al viso, mi trascino il più lontano possibile da quel mostro.

Allora la sfinge abbassa il baricentro del suo corpo e si allontana da Lorenzo, che non riesco più a vedere perché coperto dalla mole della creatura, e incomincia a muoversi sinuosamente verso di me, come se adesso fosse diventata un serpente. Striscia con le mani e le zampe da falco nella mia direzione, lo sguardo privo di emozioni o intenzioni. Fa solo paura, la stessa che sto provando per la prima volta in questo momento. La paura di perdere Lorenzo, la paura di perdere me stesso. Non voglio soffrire, non voglio morire. Non voglio che questo mostro mi porti via dalla mia vita, dai miei amici, dalle cose che non ho ancora fatto e da quelle che avevo in programma di fare una volta finita la scuola.

Improvvisamente, è come se mi stesse passando tutta la vita davanti: le passeggiate a mare con papà e i castelli di sabbia, le corse per casa con Matteo e Antonella, gli abbracci di mamma; Sofia che mi dice che sono bello, i calzini colorati di Liam e i suoi piedi puzzolenti, le facce buffe di Jenny, le pacche sulla schiena di Samuel.

1 - Il Serpente e la Fenice (Parte Uno)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora