Come volevasi dimostrare, l'arrivo di zia Beatrice ha messo a soqquadro i delicati equilibri della casa. La mattina seguente, zia Silvana si è lamentata del fatto che non è modo, né tantomeno educato, piombare in casa propria senza nemmeno avvisare. Non che le importi qualcosa della presenza di zia Beatrice (purtroppo siamo noi parenti più stretti a dovercela sorbire, con la camera da letto accanto a quella dei miei genitori), il suo è un lamentarsi per il puro gusto di farlo. Tuttavia, Beatrice Torrisi non è una che le manda a dire e l'ha rimbeccata su, praticamente, ogni cosa. Ha criticato il suo collo lungo, i denti da coniglio, il suo modo di vestire, il marito addormentato e persino l'educazione alimentare di suo figlio, sottolineando che Matteo arriverà a scoppiare se continuerà a mangiare così.
Senza voler difendere zia Silvana, Matteo non è così grosso come zia Beatrice vuole far sembrare e poi sta bene così. Poi, senti un po' da che pulpito: sono io il primo che fino all'anno scorso ha fatto a botte con il proprio corpo perché non si accettava un grammo in più sulla bilancia. Però... è sempre così, no? Siamo tutti bravi e santi con le vite degli altri, mentre per noi stessi riserviamo le peggiori critiche.
L'aria di tensione si è prolungata per tutta la settimana, perché zia Beatrice ha deciso di auto-invitarsi alla festa dei Valchiri, anche se, a detta sua, ha ricevuto l'invito da qualche parente in persona. È andata persino al Mezzogiorno per comprarsi un nuovo abito da sera che non ha fatto mistero di mostrarlo a tutta la casa.
Purtroppo, non sono stato l'unico sofferente per questa situazione. Anche Lorenzo e sua madre sembrano infastiditi dalla presenza di zia Beatrice. Effettivamente, il nostro è un palazzo centenario, pieno di camere e alloggi, ma credo che casa Pitrelli non sia mai stata così affollata come in questi ultimi giorni. Ci sono state persino delle sue amiche, lo scorso martedì, una certa Vittoria Marchesi che insegna Storia della Magia all'Accademia degli Uditori e Giuseppina D'Amico, anch'ella insegnante di Applicazioni della Magia. Era presente anche mia madre quando quest'ultima è venuta a prendersi il caffè all'interno della nostra cucina e ho notato che non correva buon sangue tra le due. Ci sono stati questi sguardi che non ho compreso e qualche battutina da parte di nonna Rosalba volta a schernire mamma, come sempre.
Lorenzo mi ha riferito che Giuseppina D'Amico è la moglie di Guglielmo Viglianesi, detto il Cavaliere, uno dei maggiori esponenti delle dodici nobili casate, nonché Presidente del Conclave, l'organo adibito alla creazione di leggi sulla magia. Se non ricordo male, anche lui era presente alla mia Cerimonia dell'Ascolto.
Sinceramente, poco mi è importato delle loro sciocche conversazioni. Lorenzo e io siamo rimasti seduti ad accoglierla per qualche minuto, sopportando le auto celebrazioni di zia Beatrice sulla sua forma smagliante e sul suo eccellente lavoro, per poi ritirarci nelle nostre stanze.
Devo dire grazie alla scuola se ho la possibilità di svignarmela per sei ore la mattina e fuggire da tutto questo caos che si sta respirando in casa, e non posso fare a meno di chiedermi come sta Lorenzo. Lui non sta andando a scuola e vorrei sapere se perderà l'anno o ha intenzione di iscriversi con riserva. Se già per me è una situazione difficile non oso immaginare quanto possa esserlo per lui. Forse vuole tornare a Roma e se lo facesse davvero, non so... il pensiero mi rattrista un po'.
Comprendo che Lorenzo è arrivato al limite, quando entra improvvisamente nella mia stanza mentre ripeto come è fatto il nucleo di una stella per Geografia Astronomica.
«Scusa, stavi studiando...».
Fa per chiudere la porta, ma mi avvicino celermente e gli afferro un braccio.
«Che succede?».
Rimane in sospeso per qualche secondo, perciò accoglie senza ulteriori preghiere il mio invito.
«Tua zia».
Mi metto più composto sulla sedia. «Che cosa ha fatto?».
«È invadente!», sentenzia con le mani in alto, quindi inizia a girare in tondo per tutta la stanza. «Stavo per uscire in cortile per prendere un po' di aria e leggere il mio Libro...». Noto che tiene in mano il suo piccolo Diario di famiglia. «...quando ha iniziato a farmi domande e a giudicarmi come al suo solito. Cosa leggi. Perché leggi. Perché ti trovi qui. Perché mi nascondo. Insinuando che io sappia qualcosa sulla morte di mio padre...».
«Ed è così?», chiedo in mezzo al suo fiume di parole.
«Sì», risponde lui mettendomi una certa curiosità. «Ma non è questo il punto!».
Lo vedo sempre più agitato.
«Il punto è che dovresti ignorarla e basta».
«Nun cha fo! Me fa' innervosì».
Scoppio a ridere e mi tappo subito la bocca per non risultare scortese. «Scusa... il tuo accento...».
Lorenzo addolcisce l'espressione e mi regala un sorriso dei suoi.
«Che c'è? Te piace che te parlo in romano?».
Ha questo sguardo così intenso... Perché mi sento il cuore esplodere nel petto?
«Può darsi», confesso a bassa voce.
Lorenzo sorride, poi si bagna le labbra: «Buono a sapersi».
Restiamo in silenzio, a fissarci imbarazzati, ma con l'impossibilità a voltarci da un'altra parte. Allora mi viene in mente che stamattina a scuola, con Jenny, Samuel e Liam volevano andare al nuovo Luna Park, così gli propongo l'invito.
«Ti va di uscire più tardi?».
Lui fa un passo indietro e quasi trattiene l'aria nella bocca. «Sì. Che avevi in mente?».
Gli parlo della novità che ha aperto a Ognina, anche se non sembra molto convinto.
«Che c'è, non ti va?».
Lorenzo fa una smorfia. «No, non è questo... È che le giostre non mi fanno impazzire».
«Sei un fifone?».
«Non sono un fifone!», sbotta lui percuotendomi con il dorso della mano. «Mi fanno venire da vomitare».
«Ah, quindi sei debole di stomaco», continuo a prenderlo in giro.
«D'accordo, non vengo», risponde facendo l'offeso e dandomi le spalle.
«No, aspetta!». Mi alzo e gli afferro la mano prima che possa andare via. «Vieni. Scherzavo...».
Lorenzo si volta e sono costretto a piegare il collo all'indietro per guardarlo negli occhi. Occhi che, in questo momento, sono chiari come due pietre di ambra. Non so se lui è davvero consapevole di questo cambiamento dell'iride e, alla luce delle recenti rivelazioni sulla sua natura lupina, non mi sorprenderebbe l'idea che questa possa c'entrarci qualcosa. In ogni caso, mi piacciono questi occhi, vorrei averli io al suo posto. Sanno parlare, sanno trasmettere. Sanno scavarti dentro senza ferirti, come un filo di seta dorato negli abissi di un mare nero.
«Va bene, vado a prepararmi».
Provo calore, ma che dico, sto proprio sudando. E mi accorgo che la mia mano è ancora stretta intorno alla sua e gliela sto inzuppando (che vergogna!).
Lo lascio andare e faccio un passo indietro per evitare di alzare troppo la testa.
«Fai con calma. Tanto usciamo fra un paio d'ore».
«Ok, no problem», risponde Lorenzo con un sorriso (e asciugandosi la mano sulla stoffa dei pantaloni). «Spero di divertirmi».
«Tranquillo», gli faccio preparando la mia battuta sarcastica. «Andremo in quelle dei bambini».
Lorenzo mi esce la lingua di fuori per dispetto, ma sorride.
Quando si chiude la porta, mi ritrovo ancora i suoi occhi addosso e... ho finito di studiare, perché sono talmente distratto al pensiero dell'uscita che non ho più voglia di mettere la testa sui libri.
Chiudo il volume di Geografia Astronomica e vado a prepararmi anch'io.
Note dell'attore
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The Voicebreaker Saga
FantastikMarco Pitrelli sa bene che la magia è un dono, non un diritto, e che come tale deve essere presa. Tuttavia, la comunità magica è abbastanza selettiva e vivere in una famiglia in cui la magia scarseggia non è la migliore delle situazioni in cui trova...