L'alba della partenza

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Josh

Mi svegliai nel mio letto ancora un pò assonnato dopo la nottata passata ad origliare le riunioni tenute per la mia partenza dall'isola. Partenza che a mio preavviso non avrei mai fatto essendo che nessuno della mia famiglia, apparte mio padre, sia mai tornato.
Nel villaggio si vociferano diversi racconti sulla morte dei tre fratelli di mio padre:
Aron era il fratello maggiore, il più forte, nonché il favorito erede al comando del villaggio. Era il miglior combattente perciò si crede che sia annegato in mare dopo una terribile tempesta.
Simon era il secondogenito, intelligente come pochi ma con una scarsa agilità in battaglia infatti si crede sia stato scofitto in un duello all'ultimo sangue con una di quelle terribili creature magiche viventi su quell'isola.
Infine, con il racconto più terribile Kairos. Il suo nome in greco significa momento supremo, aveva due anni in meno di mio padre ed era il più astuto della famiglia. Su di lui non giravano buone voci, si diceva avesse bruciato le sue opportunità di farsi una vita stabile e che avesse in mente di scappare dal villaggio una volta portata a termine la missione che poi si rivelò suicida. Secondo il popolo lui venne torturato da una fata che lo ipnotizzò e lo portò alla pazzia.
L'unico a tornare fu il terzo genito Artur, mio padre, che non appena tornato si sposò con Andromaca la donna a lui destinata in sposa e diventò il capo del villaggio Cabira, cacciatori in greco antico, facendosi rispettare come un vero guerriero.
Oggi avrei issato le vele della mia nave, sarei andato oltre il confine di Cabira e probabilmente non avrei più fatto ritorno, come pensava la maggioranza del popolo. Avrei buttato la mia vita per una stupida tradizione, che narrava di un giovane capo che solcando i mari arrivò in un isola di creature misteriose e magiche che poi si guadagnava il rispetto del popolo e delle divinità grazie all'uccisione di una creatura magica portando come prova delle sue gesta le ali della creatura.
A me non piaceva la caccia né tanto meno le tradizioni ma questa era una di quelle decisioni che non ero io a prendere bensì mio padre. A proposito di mio padre, dov'era finito? Ero nel salone di casa mia, o meglio mia e di mio padre, ma del suo discorso mattiniero non c'era traccia. Il fuoco era acceso e la legna non era ancora incenerita completamente perciò non era acceso da molto, andai quindi verso la porta e poco prima di arrivarci trovai un biglietto con su scritto il mio nome e senza esitare lo aprì. Era da parte di mio padre e citava testuali parole:

Caro figliolo oggi è il tuo grande giorno, il giorno in cui ti farai valere per l'onore del tuo popolo.
Questa mattina non mi troverai in casa perché sono andato alla riunione sul da farsi della tua prima avventura. Non rientrerò a casa oggi quindi ci vedremo al molo per la tua partenza.
Da Artur, tuo padre

Ed ecco l'ennesimo momento in famiglia.
Non per fraintenderci, ma a volte penso che io passi più tempo con il nostro cane da sorveglianza che con mio padre, soprattutto da quando mia madre se né andata...
Ma comunque questo non è il momento di perdersi tra i ricordi sopratutto perché sarei già dovuto essere al molo da molto tempo ma sicuramente nessuno si sarà volutamente accorto della mia assenza tanto per loro sono già stato divorato dalle piante carnivore.
Feci colazione, mi preparai e mi incamminai per il porto, di certo avrei fatto meglio a fuggire uccidere un bovino, incollarlo su un paio di ali e tornare vivo e vegeto sull'isola ma non avrebbe avuto il più minimo senzo dato che le ali sarebbero state donate in sacrificio alla divinità della distruzione per assicurarci la sua protezione.
Appena arrivai vidi molta gente appollaiata intorno ad una piccola insenatura dove si trovava un grosso tavolo di legno di quercia con tre sedie dove probabilmente si sarebbero sedute le due gemelle credenti dell'isola cioè coloro che avrebbero, in caso di vittoria, tenuto il sacrificio e mio padre il potente e rispettato capo di Cabira.
Quando affiancai la mia nave intravidi mio padre fare un discorso e poi le due gemelle tenere un rito, poi sentii una frase che mi fece riflettere:
<di sicuro qualunque altro villaggio avrebbe deciso di abbandonare la propria isola al posto di combattere per mantenere la loro posizione, ma noi di Cabira ci incamminiamo affrontando mille prove e percorsi per mantenere la nostra gente, per proteggere il nostro popolo e attraversando mille pericoli per mantenere la giustizia anche non avendo mai pace>
Sapevo di star andando in contro alla morte ma ero sicuro di farlo per il motivo giusto, quindi dopo i vari saluti e la benedizione delle gemelle solcai i mari sperando di sopravvivere per proteggere il popolo e seguire le orme di mio padre. Solcai i mari che non si mostrarono troppo insidiosi come nei racconti di mio padre e dopo qualche ora incontrai il primo monumentale oggetto che servi a farmi capire di essere sulla strada giusta.Un monumentale arco in roccia che dovetti attraversare essendomene accorto troppo tardi per scansarlo, mi accorsi che era ricoperto interamente di rampicani e nella parte più alta dell' arco si scorgevano tanti piccoli fiorellini rosa e viola che andavano man mano ad aumentare nella parte interna del cunicolo. Passo il giorno e arrivai alla notte quando le onde iniziarono a incresparsi capii che sarebbe stata una notte dura ma questo e altro per la nostra isola. Per il mio popolo avrei fatto di tutto anche uccidere una creatura dell'apparenza innocente.
Ma purtroppo successe qualcosa di inaspettato...

Verso l'ignoto magicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora