2. Il giovane uomo

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Lily
Ero appena tornata dal convento delle creature magiche dove la Grande Felce aveva predetto che un giovane uomo erede del villaggio, che secoli or sono ci aveva teso un'imboscata tagliando le ali ad una fata e dichiarando guerra tra i mondi, si stava imbarcando verso la nostra isola.
Perciò mi ritrovavo nel lato nord facendo la guardia ai promontori rocciosi dove una nave non sarebbe mai passata, e quindi sprecando il mio potenziale nascosto di fata protettrice volando qua e là a osservare i rospi volanti balzare tra un'insenatura e l'altra scommettendo chi avrebbe vinto tra bava puzzola e zampa viscidosa.
Di certo non ero forte nè furba quanto le mie sorelle ma non avrei buttato il mio potenziale, che probabilmente era troppo poco per vederlo all'estero ma di certo non era inesistente.
Nella mia famiglia sono tutti molto potenti e si aspettano molto da noi tre sorelle guardiane nate nelle tre notti di luna piena dove si potevano ammirare splendide costellazioni, tutte e tre nate con ali perfette e un aspetto splendente ma solo due con dei poteri magnifici. Anche io so fare le solite magie delle fate ma non ho un potere ben preciso o almeno un essenza vitale da cui prendere energia, non come le mie sorelle:
Ambra è la più grande e la più abile in battaglia riuscirebbe a vincere contro cinquanta golem di roccia usando soltanto uno specchio e un pò del suo bollente potere fatato. È la più forte, per questo lei faceva la guardia dove era più probabile che arrivasse il nostro "ospite giovane umano". Si era preparata per anni diventando la più potente, cadendo più volte delle dovute e sacrificando la sua vita per essere la fata che avrebbe vinto questa guerra proteggendo tutti noi. Molti la temono come il fuoco, che tra l'altro è il suo elemento, solo per la sua furia riguardo gli umani e per le pazzie che potrebbe compiere se la si fà arrabbiare, ma con un pò di intrattenimento e un pò di tè alla rugiada diventa una gran chiacchierona che non duole neanche ad un rospo volante, a proposito di rospi stava vincendo zampa viscidosa! E io che avrei scommesso su bava puzzola.
Ritornando a noi... A differenza sua, Margrete è timida e poco influente tra le creature fatate apparte con Rudolf un folletto della landa est proprio dove ora lei stava facendo la guardia. Secondo me loro sarebbero una bella coppia ma purtroppo Margrete è troppo timida per fare il primo passo invece Rudolf ha troppa paura di rovinare tutto. Tornando al suo potere, lei poteva controllare il flusso dell'acqua e con condizioni estreme individuare anche ciò che vi si trova dentro così prevedendo i vari pericoli.
Entrambe le mie sorelle non sono particolarmente gentili con me, perché come ho detto prima con il tempo non ho sviluppato nessun tipo di particolare potere ma io sono certa che prima o poi sarò speciale anch'io.
Stavo continuando a guardare la gara di vola rospi quando intravidi qualcosa tra la foschia una piccola imbarcazione si stava dirigendo verso la costa e senza riflettere mi ritrovai su un ramo circondata da foglie.
Oh mio dio
L'umano era appena approdato sul lato nord dell'isola mentre io non facevo la guardia, non avevo avuto il tempo di chiamare qualcuno che aveva già scaricato il suo peso sulla sabbia e si stava incamminando verso di me.
Intravidi una grande mazza e qualcosa di luccicante e poi dei rumori ruvidi e precisi.
Il ramo iniziò a traballare e poi cadde in basso, aspetta, stavamo cadendo!!!
Chiusi gli occhi troppo occupata a pregare gli dei di non morire e poi il vuoto.
Dannazione avrei potuto usare le ali...

Mi svegliai in balia di un pò di brezza marina, mi trovavo sulla spiaggia e un piccolo fuoco campeggiava solitario a pochi metri da me. Avevo la schiena dolorante e solo allora mi resi conto di cosa era accaduto, mi tornarono in mente delle braccia possenti che mi cingevano e poi la sabbia ruvida e... mio dio L'umano mi aveva vista e soccorsa!
Non avrei aspettato un momento in più quindi mi alzai di colpo e dopo un capogiro vertiginoso, che minacciava di farmi crllare a terra, mi accorsi di non riuscire a volare perché la mia ala sinistra si era fratturata quindi per evitare di peggiorere la lesione decisi di incamminarmi nel bosco ma poco prima di arrivarci intravidi delle impronte che conducevano all'imbarcazione del giovane capo. Sapevo che non avrei mai dovuto seguirle, che avrei violato ogni codice immaginabile delle fate ma quella barca dalle piccole sembianze mi richiamava a se come nessun'altra cosa mai prima d'ora. Quindi contro ogni buon proposito, e non avevo molti, mi diressi verso l'imbarcazione in legno, era piccola ma sembrava molto confortevole aveva un'ampia prua che si estendeva verso l'alto, dal lato opposto si trovava il cassero con il timone a cui si arrivava attraverso delle scalette che affiancavano da entrambi i lati un piccolo ingresso decorato con ornamenti d'oro massiccio. Sembrava una di quelle navi che venivano usate raramente e per viaggi molto brevi, perché dall'aspetto si intuiva che non avesse mai superato il confine dato che il legno della prua non era ancora scheggiato, tralasciando i dettagli che sembravano completamente ripristinati la nave aveva un non so che di vissuto.
Tutti i miei dubbi si dissolverò appena aprì la piccola porta che conduceva nella cabina, il corridoio era ornato da antiche pergamene che, appese con chiodi un po storti, narravano la storia che ormai tutti conoscevamo fin troppo bene, che aveva diviso i due mondi e creato odio e dolore, ma rivisitata e narrata come se l'uccisione della fata non fosse del tutto una questione di orgoglio ma più come se l'uomo avesse bisogno della grazia degli deì, per non so quali scopi, e questa fosse l'unica soluzione. Di certo non era una una motivazione abbastanza convincente per uccidere una fata e mettere in pericolo anche la propria vita. Mi fermai a pensare un momento, e se l'uomo fosse stato costretto ad uccidere la fata per conto degli dei? E se fosse, qual'era il promettente motivo che valeva la vita?... lo scorrere dei miei pensieri fù interrotto de un rumore proveniente della cabina dove probabilmente si trovava l'umano.
Prima di pentirmi della mia scelta mi addentrai all'interno della cabina, la luce era fioca e l'unico elemento luminoso era una candela quasi completamente sciolta che alloggiava su una scrivania dove risiedevano molte mappe e cartine sulla strada per arrivare alla radura. In un angolino della scrivania nella penombra più totale si trovava un quadernino di cuoio, sapevo che sarei dovuta scappare e avvertire tutti ma, come potrete intuire, non lo feci.
Aprii il quadernino che era scritto con una grafia leggibile ma comunque fatta con fretta, raccontava di eventi e feste in cui il narratore si sentiva poco a suo agio e una prova di puro valore in un isola sperduta ma prima che potessi anche solo passare lo sguardo su quella che sembrava l'ultima pagina una voce calma e suadente riaccheggiò nell'aria.
<quindi non sei morta>
Mio dio che paura...
<Sì, non sono morta>
Mi girai di scatto e mi bloccai subito a fissarlo.
Aveva i capelli castano scuro, quasi neri, con un ciuffo che penzolava sul volto celando uno dei suoi occhi verdi che assomigliavano a smeraldi. Il suo viso aveva una mascella ben scolpita, evidenziata del contrasto delle ombre, e un naso dritto collegato a due sopracciglia folte.
Era la persona più affascinante che avessi mai visto... ma non dovevo farmi prendere la mano era pur sempre un umano e pur essendo immensamente bello dovevo odiarlo e ripudiare la sua specie.
<Cosa ci fai tu qui, non dovresti essere con le altre creature mostruose>
Era disgustato si sentiva dal suo accento e io che lo trovavo carino...
<Prima di tutto non siamo esseri mostruosi ma fatati e secondo me ne stavo giusto andando volevo solo perlustrare il campo nemico>
<Si ovvio perlustrava il campo nemico. E poi molla il mio taccuino non è affar tuo ciò che c'è scritto>
<Me ne vado ma non pensare che sia finita qui, tu non sai che terribile errore hai fatto a rapirmi te la vedrai con tutta la fauna locale>
Detto questo avanzai ma prima di riuscire a uscire qualcosa di imponente mi si piazzo davanti.
<Rapita? Io non ti ho rapita ti ho salvata, potevi morire e comunque se fossi stata di così fondamentale importanza di certo qualcuno si sarebbe già fatto vivo>
Aveva superato il limite.
<Lasciami passare!!!> provai a oltrepassare la sua imponenza senza alcun minimo risultato <questo è sequestro di creatura fatata di prima categoria!> provai a spostarlo ma senza benché minimo risultato era irremovibile.
<Bene allora ti rapirò sul serio così potrò tornare a casa senza importunare nessuno> detto ciò si abbasso e mi prese in spalla poggiando i su una sedia e prendendo una corda per legarmi.
Ero fregata.
In quella baracca non era presente nulla di presumilmente stabile per i miei incantesimi e non potevo muovermi e cercare di volare a causa della corda.
Intanto il ragazzo "so tutto io" era di sopra ad azionare questa casetta galleggiante ma era lì da un bel pò e per un attimo pensai che fosse stato divorato dalle giganti anguille elettriche che si trovavano nei mari contaminati dalla presenza umana.
Le mie fantasie furono interrotte dalla comparsa di quel mezzo capo so tutto io che disse <la parete sinistra a poppa è rotta la nave sta prendendo acqua, tra poco affonderemo>
Ben ti sta. Aspetta aveva detto che stavamo affondando? Io non ero una fata dell'acqua non sapevo nuotare! Cercai in tutti i modi di slegati fino a quando il ragazzo si diresse verso di me e mi slego ma prima che scappati mi intrappolo il polso e mi disse <Non fare la furbetta fatina non puoi scappare ora sei la mia prigioniera>
Fatina?Prigioniera? Da quando eravamo così intimi? Ma prima che potessi rispondergli a tono mi fece segno di stare zitta poggiando l'indice sulla mia bocca, il mio labbro inferiore tremò ma lui non se ne accorse, finì di raccogliere le sue cose e uscimmo dalla nave.
L'imbarcazione era quasi affondata e la voglia di salirci sopra che poco fa mi travolgere era passata. L'umano non si dispero quindi con aria diffidente e la mano ancora incatenata sul mio polso si incamminò verso il fuoco che intanto si era affievolito.
Posò il suo zaino sulla sabbia e poi si rivolse a me < stasera dormiremo qui e domani tu mi guiderai verso la fauna dell'isola così prenderò ciò che mi serve e me ne andro>
Sicuro <Scusa Shakespeare ma perché dovrei farlo e poi non ti converrebbe uccidere me?>
Lui mi rispose con un ghingno divertito < Ovvio peccato che la nostra fatina preferita si sia fratturata un ala per aver sforzato troppo quella sua minuscola testolina>
Mi dava sui nervi <  comunque, se non ti ci porto che mi fai?>
<di sicuro non ti regalo un fiorellino e facciamo pace stringendoci i mignolini e cantando una canzoncina>
<ti odio> Detto ciò mi divincolai dalla sua presa e mi diressi verso lo spiazzo dove mi ero risvegliata prima.
Mi stesi e mi girai verso il mare, poco dopo lui fece lo stesso. I nostri corpi erano talmente vicini da riuscire a sentire il calore che emanava.
Di una cosa ero certa non mi sarei innamorata di lui.

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