La luna.
La luna era piena, come avrebbe fatto a fuggire? L'avrebbe trasformata, tutti avrebbero sentito il rumore, non poteva passare inosservata.
Mentre andava nel panico più totale, il vento la trascinava in alto, lungo il tunnel e un dettaglio attraversò la sua mente, fulminandola: respirava.
Il suo naso funzionava, sentiva il fiato più lungo, l'aria che le entrava nel naso e si trascinava lungo la gola, il petto, ogni centimetro del suo corpo.
Il suo viso era freddo e probabilmente i segni della museruola erano rimasti, ma non si preoccupò nemmeno per un secondo di averla lasciata lì a terra, alla portata di suo padre.
Quella era aria, lei respirava, quella era vita.
E per la prima volta dopo anni rise, una risata cristallina dovuta alla sopravvivenza che si trasformava in vita.
Non sapeva se fosse vita vera o semplicemente una concezione della sua mente, ma se qualcosa era cambiato, pensava si dovesse chiamare in maniera diversa.
Vita.
Il tunnel giunse al termine e la botola che inizialmente l'aveva fatta cadere si aprì verso l'esterno per permetterle di uscire.
Per fortuna, le vetrate del palazzo evitavano il corridoio dove poco prima si trovava e quindi avrebbe avuto qualche secondo di vantaggio.
Sulla luna, perlomeno.
Andò allo specchio, voleva vedere Dalia e chiederle spiegazioni prima di scappare...
Sapeva che aveva poco tempo, ma c'erano troppe cose che voleva capire di quella vecchia se stessa, liberarsi di qualcuno che non si conosce è complicato.
Quando arrivò Dalia era lì, quasi completamente fuori dallo specchio, con la schiena appoggiata ad un lato della cornice e le gambe in aria, dall'altro lato.
Piangeva.
"Sei stata tu, quindi..."
"Bambina mia"
Andrea si lasciò accarezzare, anche se in quel momento avrebbe voluto ucciderla, la sua rabbia non doveva essere incontrollabile? Ora si sentiva così bene...
"Come sei bella bambina mia... come ho potuto nasconderti così..."
Non lo sapeva, se era bella non lo sapeva... non si era mai guardata interamente allo specchio, ne aveva mai potuto confrontarsi con una ragazza della sua età.
Ma Dalia lo era, a parer suo... e quindi forse era un giudizio reale.
"Vai Andrea..." sussurrò così piano che quasi non riuscì a sentirla, rigettandosi a capo fitto nello specchio poco prima che una grossa pietra lo mandasse in frantumi.
Andrea si girò con le lacrime agli occhi, muta e terrorizzata.
Di fronte a lei un enorme lupo nero dagli occhi rossastri sbuffava e digrignava i denti.
Aveva le zampe anteriori salde a terra e piegate in posizione di attacco, in confronto ai suoi scarsi centimetri di altezza, il mostro pareva sfiorare l'altissimo soffitto del palazzo.
"A-n-d-r-e-a" i grugniti del mostro costruivano parole, dal tono fermo e rabbioso.
Non le ci volle molto a riconoscere lo sguardo di suo padre dietro gli occhi rossastri del lupo.
Si guardavano ormai da svariati secondi e lui non si muoveva, la osservava e basta inspirando la sua paura di zolfo.
I lupi non potevano rimanere trasformati a lungo se distanti dalla luce lunare, forse era quello il motivo per cui era immobile e sbuffava appena, sempre più lentamente.
Nonostante la paura la distruggesse e quella che avevano descritto come una rabbia incontrollabile non si palesava, Andrea decise di fare qualcosa.
Scappare.

...

Andrea correva a piedi nudi per i corridoi del suo castello, tentando di scappare dalla furia del lupo impazzito che le stava col fiato sul collo.
Piangeva.
Mentre tentava di raggiungere la luce della luna calde lacrime azzurrine le scendevano dal viso, guidate da solchi e cicatrici... si rese conto che non aveva mai pianto.
Il lupo non l'aveva ancora raggiunta quando nel corridoio iniziavano a comparire le prime finestre: inebriata dalla luce lunare Andrea sentiva le sue ossa cambiare composizione nel bel mezzo della fuga.
Pochi minuti dopo un dolore straziante la pervase e i suoi vestiti strappati scivolarono per terra di fronte ad un maestoso lupo bianco.
Il lupo ululò al richiamo della luna, saltando contro il vetro rosso, che si ruppe in mille pezzi, e atterrando sano e salvo sulla terra umida.
Guardò in alto, i grandi occhi azzurri che scrutavano la finestra.
Lì, in piedi, c'era suo padre, che la guardava con aria di sfida: alzò la mano, sembrava stesse per chiamare le guardie, Andrea era immobilizzata dalla paura.
Poi un rumore sordo.
Il padre cadde a terra.
Qualcuno lo aveva colpito.
Al buco della finestra si affacciò incerta sua madre, con le lacrime agli occhi.
Andrea non poteva crederci, i grandi occhi da lupo, lucidi e umidicci.
"Mamma..."
"Vai" le mimò lei con le labbra, mentre il cancello del castello si apriva.
Andrea fece un profondo respiro prima di superare il confine: non sarebbe più tornata indietro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 31 ⏰

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