Accarezzai I suoi capelli castani mentre guardavo quegli occhi che tanto mi facevano impazzire.
«Vado a farmi una doccia.» dissi baciandolo dolcemente. Mi staccai da lui ed entrai in bagno, sfilandomi la maglia. Entrai nella cabina della doccia e iniziai a far scorrere l'acqua calda sul mio corpo, rilassando i miei muscoli. Improvvisamente sentii delle mani sui miei fianchi che mi fecero sussultare. Le mani di Gabriel scivolarono sulle mie gambe accarezzandole.
«Cosa fai?» dissi mordendomi il labbro inferiore.
«Secondo te cosa sto facendo?» disse baciandomi il collo. Alzai il capo leggermente portandolo sulla sua spalla. Le sue mani iniziarono ad accarezzare ogni centimetro del mio corpo. Mi strinse i seni tra le mani facendomi ansimare. Divaricai leggermente le mie gambe appena sentii la sua presenza. Sgranai gli occhi sentendola così rigida solo per me. Sentii il modo in cui si strisciava contro di me, tra le mie labbra. Iniziai a gemere flebilmente. Lo guardai con una espressione di piacere per poi inserire la mia lingua nella sua bocca. Mugolando contro di essa. Sentii la sua mano tra le mie gambe, accarezzarmi il clitoride ormai gonfio per via dell'eccitazione.
Gemetti silenziosamente aprendo poco la bocca mentre continuava a baciarmi.
Mi girai verso di lui, non smisi di accarezzare i suoi muscoli cosí imponenti. La sua lingua stava perlustrando in modo passionale la mia bocca. Mi girai nuovamente di spalle appoggiando le mie mani sul vetro della cabina, facendogli capire le mie intenzioni. Non perse tempo. Scivolò alla perfezione per quanto fossi bagnata.
«Mio Dio sì.» inarcai piano la schiena. Mi sentii avvolgere il collo dalla sua mano. Quel gesto mi fece perdere la testa. I nostri corpi non potevano evitare di fare rumore, ad ogni spinta. «Oh Gabriel!» non riuscivo a evitare di urlare il suo nome dal piacere.
«Cazzo quando urli il mio nome me lo fai venire così duro.» mi afferrò il collo facendomi attaccare la mia schiena al suo petto.
«Oh lo sento eccome. È durissimo.» dissi tra un gemito e l'altro.
«L'attesa ne è valsa la pena.» lo guardai confusa.
«Quale attesa?» dissi ansimando.
«Quella di scoparti.» mormorò con voce rauca nel mio orecchio, quella frase, detta in quel modo mi fece venire insieme a lui. Ancora una volta. Ci staccammo con affanno, cercando di calmare il nostro respiro. Il battito del mio cuore era così forte che sembrava voler esplodere nel petto, e non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. Ogni centimetro della mia pelle sembrava ancora scottare per il contatto che avevamo appena condiviso.
«Sai che non si usano quelle parole con una signorina?» dissi, appoggiandomi al muro con le braccia incrociate dietro la schiena, fissandolo con uno sguardo provocatorio. Mi piaceva la sfida, ma anche l'eccitazione che sapevo scatenare in lui. Mi guardò intensamente, facendo un passo verso di me, e in un attimo mi afferrò dai fianchi, portandomi vicino a sé. Le sue mani si posero sul mio corpo con una forza che non potevo ignorare. «Io parlo come voglio, soprattutto con te, Rapunzel,» disse, un sorriso beffardo sulle labbra, mentre le sue dita si avvolgevano intorno al mio collo, in un gesto che mi fece tremare. Mi mordicchiai il labbro inferiore, cercando di nascondere la mia reazione, ma non potevo. Era troppo per me. La sua vicinanza, il suo sguardo, il modo in cui mi trattava... ero persa in lui. Poi, senza preavviso, mi baciò con una foga che mi lasciò senza respiro. Non avevo mai sentito niente del genere, come se il mondo si fermasse intorno a noi. Quando si allontanò, mi lasciò lì, sola.
I miei ormoni sembravano impazziti, ma io rimasi lì, paralizzata dalla voglia e dall'intensità di quello che era appena accaduto.
Tornai alla realtà e finii di lavarmi. Subito dopo uscii dalla cabina doccia, avvolgendo l'asciugamano intorno al mio corpo, cercando di non fare troppo rumore. Mi avvicinai allo specchio, cercando di asciugarmi i capelli ancora bagnati. Dopo averli asciugati, mi diressi verso la mia stanza per vestirmi.
Quando entrai, lo trovai lì, davanti allo specchio, intento ad aggiustarsi i capelli. Ma, nonostante fosse concentrato su di sé, il suo sguardo non lasciava mai il mio corpo. Mi sentii improvvisamente esposta, ma in un modo che non avevo mai sperimentato prima. Mi tolsi l'asciugamano e indossai la mia biancheria intima. Scelsi un outfit semplice , un top rosso e dei jeans neri. Sopra, misi una giacca di pelle.
Nel frattempo, i suoi occhi erano fissi su di me. Amavo il modo in cui mi guardava. Riusciva a farmi sentire bella , desiderata, amata. Come non mi sentivo da tempo.
«Hai finito di sbirciare? Ormai sono vestita.» dissi con un sorriso malizioso, cercando di nascondere quanto mi stesse facendo sentire vulnerabile.
Non smise di guardarmi e, con un ghigno malizioso sul volto, rispose: «Non mi serve vederti senza vestiti per desiderarti.» Il suo tono, così sicuro e provocante, mi fece arrossire violentemente. Cercai di nascondere il rossore mentre mi chinavo per allacciarmi i miei stivaletti. Mi avvicinai a lui «Dammi un bacio.» dissi con un sorriso, senza riuscire a trattenermi. Gabriel mi guardò con quella sua aria provocatoria e, senza dire una parola, mi regalò un bacio rapido, un bacio a stampo. «Sai di essere un adulatore con le tue frasi?» commentai, divertita ma anche un po' compiaciuta. Senza sforzo, rispose: «È la verità. Ti desidero in ogni tua forma.» Sentii le sue braccia avvolgermi da dietro mentre mi stavo truccando.
«Dio, quanto sei bella?» disse, abbassando la testa per riempirmi di baci sulla guancia. Ogni bacio sembrava incendiare la mia pelle.
«Amore, dai, fammi truccare.» dissi, cercando di allontanarlo per un momento, ma non riuscendo a trattenere una risata, dato che i suoi baci mi facevano il solletico.
Si staccò con un sorriso, visibilmente soddisfatto di avermi fatta ridere, e mi guardò intensamente. «Non hai bisogno di trucco, sei bella anche senza.» Mi fece sentire più sicura di me stessa con quelle parole, riusciva sempre a farmi stare bene. Essendo entrambi pronti, uscimmo di casa e scendemmo le scale per poi attraversare il portone. Gabriel aveva preso un'auto che avrebbe utilizzato a New York, una BMW nera lucida, che mi lasciò senza parole. Era magnificamente elegante, proprio come lui. Mi aprì lo sportello e fece il giro per entrare nel posto del guidatore. Ci allacciammo le cinture e lo vidi inserire le chiavi per avviare l'auto con un sorriso malizioso.
«Sei pronta a conoscermi meglio?» chiese, il suo sorriso pieno di quella sicurezza che mi faceva sentire a mio agio ma anche un po' vulnerabile.
«Certo che sì.» risposi, avvicinandomi per baciarlo sulla guancia, emozionata per la giornata che ci aspettava insieme.Il tragitto non fu troppo lungo, e arrivammo davanti a un parco, un angolo isolato dalla frenesia di New York. Appena fermò l'auto, uscii per osservare la vista mozzafiato che mi ritrovai davanti. Da lì si poteva vedere tutta la città. Era bellissima.
«La vista è stupenda.» dissi, ormai completamente innamorata di quella città.
«Sì, lo è.» rispose lui, ma notai che il suo sguardo non era rivolto alla città, ma a me. Non smetteva di guardarmi con quell'intensità che mi faceva sentire come se fossi l'unica persona al mondo.
«La smetti che mi fai arrossire?» dissi, coprendomi il viso imbarazzata.
«Non nasconderti da me quando lo diventi. Ricordi?» mi rispose con dolcezza, avvicinandosi e spostando delicatamente le mie mani dal viso. «Dai, sediamoci.»
Mi sedetti sul prato, incrociando le gambe, mentre guardavo il panorama. «Come mai mi hai portato qui? È il tuo posto speciale?»
«Vorrei che diventasse il nostro posto speciale.» rispose, posando il capo sulla sua spalla.
«Mi farebbe davvero piacere.» risposi, avvinghiandomi al suo braccio mentre guardavo l'orizzonte insieme a lui.
La tranquillità durò poco, perché il suono del mio telefono interruppe il momento. Lo presi e il mio cuore sprofondò quando vidi il nome sul display. Cazzo! Ero nella merda fino al collo.

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𝐄𝐍𝐃𝐋𝐄𝐒𝐒 || 𝐕𝐎𝐋𝐔𝐌𝐄 1
RomansaSofia García è una ragazza di soli 17 anni , stata abbandonata in tenera età davanti alla fondazione "Casa de los Sueños" ha vissuto la sua intera infanzia circondata da persone che la facevano sentire costantemente fuori posto. Fino a quando una fa...