Capitolo 3: salvezza

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Era fatta. Erano giunte finalmente alla tanto desiderata meta. La superficie.
Lorelai era rimasta immobile, lì, a guardare quel cielo stellato di cui tanto avevano parlato. Era bello proprio come se lo immaginava, se non di più. Il naso all'insù non era più quello di una giovane donna stropicciata dal passato, quasi consumata, ma é quello di una piccola e minuta bambina che disperatamente cerca riparo e conforto nella vasta infinità del firmamento, che quasi la impauriva ma oh, quanto la attraeva a sé.
Nessuna delle due giovani osó parlare in quel momento, nessuno desiderava rompere quel magico momento di silenzio e calma che da secoli non riempiva l'animo delle fanciulle.
Invece, ad Elfida silenziose lacrime solcarono il pallido e soave volto, coperto qua e là da qualche ciocca color rame. Non erano né di tristezza, tantomeno di gioia. Erano semplicemente lì, presenti, insieme ad un soddisfatto ma allo stesso tempo quasi malinconico sorriso. Dopotutto, una nuova realtà era quella che le attendeva sbrigativa e numerose ancora erano le cose da imparare, che stanno semplicemente pazientando con ansia di essere apprese.

<<Lorelai...>> Elfrida aprì delicatamente la bocca tremolante dall'eccessiva emozione, come una bimba che per la prima volta riceve un dono durante la festa di Natale, accoccolata alla mamma e circondata dall'amore della famiglia. La sua famiglia era lì con lei. Lorelai era lì con lei.
Elfrida stacca finalmente gli occhi dalla luminosa volta celeste, voltandosi verso la compagna. Non parla, la osserva e basta.

Era gradevole alla vista, una giovane donna di bassa statura, poco più che 20enne, graziosa e minuta. L'incarnato era pallido e morbido, come fosse neve, dopotutto erano poche e rare le volte in cui i raggi solari riuscivano ad entrare all'interno della città sotterranea.
Dei lunghi e ondulati capelli le pettinavano le spalle fini ad arrivare alla parte alta del ventre, di un colore simile a quello dell'ambra, alquanto spettinati a causa del vento della superficie. In volto, un espressione strabiliata disegnava perfettamente quelli che erano i suoi bei tratti delicati, il viso dalla forma leggermente allungata, i profondi e grandi occhi marroni che adesso brillavano più che mai, il naso lievemente aquilino e le labbra soffici e carnose.

Quello che tanto aveva lasciato di sgomento le giovani donne era una vasta e maestosa landa rigorosa tappezzata da giganteschi alberi ondeggianti, come silenziose guardi che governano e tengono al sicuro tutto quel territorio. Tutto ció correva per chilometri e chilometri davanti a loro. In lontananza, l'orizzonte si baciava con un cielo mozzafiato, decorato da macchie di color magenta, ciano, latte e smeraldo, lasciando quindi le ragazze come piccole formichine sperdute. Dietro di loro, in lontanzanza, si stendevano per altri parecchi chilometri delle gigantesche mura, che semplicemente si riuscivano a notate in mezzo a tutta quella pianura circostante. Erano possenti, quasi come a volerti urlare di stare indietro, ma allo stesso tempo davano anche un enorme senso di protezione e sicurezza. Chissà se proprio quelle erano le mura di cui tanto si parlava e discuteva, che servano davvero a proteggersi dai giganti?

Ma ora una cosa era certa, serviva un riparo

Figlia delle mura: An AOT story Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora