Capitolo 3

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Nìke

"Mamá páo na agoráso ntomátes"
(Mamma io vado a comprare i pomodori)

"Tha sou dóso dýo dolária, prospáthise na min ta xodépseis óla"
(Ti do due dollari, cerca di non spenderli tutti)

"Eínai entáxei mamá"
(Va bene mamma )

Una classica discussione tra me e mia madre. Ci vogliamo bene, ma la povertà l'ha cambiata, non è più serena come un tempo.

Forse la capisco, ma se guardasse le cose dal lato positivo (ovvero che ha tre figlie che le vogliono molto bene) forse sarebbe diversa.

Mi spiace farle un torto, perché spenderò quei due dollari per qualcos'altro.

Più precisamente per un biglietto della metro per andare... a Manhattan.

Voglio fare questa pazzia, voglio uscire dalla comunità e vedere New York, perché questa non è New York, questa è una cazzo di comunità di immigrati senza soldi del Queens, non la grande mela!!

Non so dove andrò onestamente, ma mi farò guidare dall'istinto...

Voglio vedere il mondo, non una baracca piena di barboni.

La fermata più vicina è a un chilometro di distanza, ma penso di farcela.

Appena arrivata, mi dirigo verso il distributore di biglietti. Digito la zona dove voglio andare, Manhattan, e metto le monetine nel foro.

Per me quel gesto rappresenta un grande sforzo, rappresenta mentire alla mia famiglia, rappresenta libertà. Recupero il biglietto e aspetto la metro, incredibilmente veloce.

La metro è piena di gente strana, ma anche nel Queens c'è tanta gente 'particolare'.

La corsa dura circa quarantacinque minuti. Ora che ci penso mia madre si preoccuperà, nel senso, non credo che ci voglio un'ora per comprare dei pomodori.

Onestamente non mi importa,

voglio vivere, me lo merito.

Appena esco dalla metro vedo tutto un altro mondo.

Gente in giacca e cravatta, ragazze con buste piene di vestiti dopo lo shopping, palazzi chilometrici...

Dio, questa è New York

Pensare che in sedici anni di vita non ero mai uscita dal Queens.

Questo posto è paradisiaco, lo adoro, voglio... vivere qui!

Mi sento fuori posto qui, io ho i capelli pagliosi e vestiti stracciati, mentre le ragazze vestono firmato e hanno lunghi capelli perfettamente pettinati.

Ora cosa faccio? Dovrei smetterla di guardarmi intorno come una bambina rimbambita, questo è certo...

Sono alla 470 5th Avenue, non saprei cosa può esserci di interessante da queste parti, di gratis intendo, perché non ho soldi.

Vado a guardare una mappa della città esposta come fosse un cartellone, mi avvicino e vedo segnato un museo, credo, qui nella 5th Avenue, molto vicino:

alla 476 c'è la New York Public Library.

Gli occhi mi si illuminano. Non l'ho mai detto a nessuno, nemmeno alle mie sorelle, ma adoro i libri.

Purtroppo non ce li possiamo permettere, ma ne ho letti un paio che erano in casa:

leggere mi porta lontano dalla schifosa realtà.

Non vado più a scuola, non abbiamo i soldi, quindi aiuto mia madre nel lavoro, e spesso non ho tempo per leggere, cosa che devo fare di nascosto.

Mi ricordo di aver sentito che nelle biblioteca i libri non si pagano, si possono leggere gratis, perfetto.

Mi avvio verso la 476esima, non vedo l'ora di leggere per tutto il pomeriggio.

La biblioteca è bellissima ed enorme, un paradiso.

Un sacco di posti a sedere, spazio e tranquillità.

Non ho idea di dove andare onestamente, ma andrò verso la sezione 'classici'

Li vedo una persona, ma non mi spaventa, anche io sono interessata a quella sezione, che problema c'è...

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