Londra

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Sophie

Settembre

Mi hanno sempre detto che le novità incutono timore, che siano spaventose e da evitare. Eppure, la novità a cui sto andando incontro è più grande di quanto possa immaginare.

Guardo la strada scorrere velocemente sotto le ruote dell'auto e non posso non pensare a come sia cambiato tutto così velocemente, la cosa peggiore è che non mi sia stata data scelta. Sono costretta a percorrere una strada da me non voluta.

Le scene vissute quel giorno sono del tutto vivide nella mia mente, scorrono una dopo l'altra riportando a galla tutte le sensazioni avute in quel momento, dove il tempo si è fermato. La cosa peggiore è stata dover dire addio a ciò che amavo di più per prendere un aereo e volare fin qui, Londra.

Essendo minorenne gli assistenti sociali si sono subito messi in moto per trovare un tutore e scavando a fondo, per un intero mese, hanno trovato un nome, Henry Smith. Non so chi sia o quale rapporto avesse con mia madre, ma di sicuro ci sarà un motivo per cui non me ne abbia mai parlato. E a darmi prova dei miei pensieri è stato il fatto che neanche lui fosse a conoscenza della mia esistenza, ma una volta venuto a sapere della mia situazione ha subito accettato l'incarico di tutore e insistito nel affrettare le cose. Il biglietto è arrivato qualche giorno fa e ora eccomi qui, diretta a casa di uno sconosciuto. Per fortuna è solo per un anno, devo aspettare di compiere 18 anni e porto ritornare a casa mia.

Il cuore accelera di un battito non appena leggo 'Oxford Street' su uno dei cartelli ai lati della strada. «Siamo quasi arrivati Sophie.» distolgo lo sguardo dal finestrino e guardo la donna al mio fianco «Non devi avere paura. Mi sono occupata personalmente del tuo caso in ogni dettaglio. Lasciatelo dire, sei stata molto fortunata.» esclama con tono gentile.

Ho perso il conto delle volte in cui mi é stata detta questa frase, sono consapevole della fortuna che ho avuto. Quando sono stata affidata agli assistenti sociali ho conosciuto storie che difficilmente scorderò. E per questo mi sento in dovere di sembrare almeno riconoscente per la fortuna avuta.

Ma si tratta di una ferita ancora aperta e l'unica cosa che riesco a provare pensando a tutta questa situazione è rabbia. Non amo che mi si dica cosa fare senza darmi scelta, ancor di più se si tratta della mia vita. Sono consapevole di quanta fortuna abbia avuto nel trovare un tutore in così poco tempo ma io non ho chiesto nulla di tutto questo. Ho pregato per restare a Wilmington , in qualsiasi modo, ma le parole di una sciocca ragazzina non le ascolta nessuno. Il pensiero di chi conta di più in tutta questa vicenda non viene considerato.

Mi limito a fare un leggero cenno di testa nella speranza che voglia chiudere questa piccola conversazione. «Eccoci qui, Sophie questa è la tua nuova casa.» punto il mio sguardo verso un quartiere elegantissimo. I miei occhi si spalancano nel vedere una serie di villette susseguirsi una dopo l'altra «Mamma mia.» sono le uniche parole che escono dalla mia bocca mentre l'auto scorre tra le varie ville. Sembra che il tempo si sia fermato nel 700, ville con grandi cancelli e giardini colmi di fiori si susseguono una dopo l'altra. La macchina scorre tra loro e più le guardo più resto a bocca aperta.

L'auto si ferma davanti una delle tante ville, ha i mattoni arancioni e il porticato bianco. La villa è preceduta da un cancello nero percorso da mille rampicanti che le danno una aspetto cupo. Tra le tante ville colorate è quella più spenta.
Un uomo dai capelli marroni vestito in modo elegante se ne sta fermo fuori al cancello con il cellulare tra le mani.

«Aspettami qui, va bene?» annuisco e aspetto in auto mentre l'accompagnatrice gli si avvicina. I due scambiano qualche battuta e per un breve istante l'uomo allunga il suo sguardo verso la mia direzione per poi tornare alla conversazione.

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