KEILY

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Addison.
Sono qui.

Dopo aver letto il messaggio, ho rimesso il cellulare nella tasca dei jeans e ho buttato giù gli ultimi cereali. Dopo aver raccolto la mia borsa ed essermi pulita le mani sui jeans, mi sono precipitata verso la porta d'ingresso.

"Mamma, Addison è qui!" Ho urlato verso la cucina. "Me ne vado. Ciao!"

"Buona fortuna per il tuo primo giorno!" Ho sentito mamma gridare mentre mi chiudevo la porta alle spalle.

Addison, mia cugina, mi stava aspettando in macchina. La sua pelle di mogano brillava meravigliosamente sotto la luce del sole e i suoi capelli ricci  e castani erano domati in un'alta coda di cavallo.

Ho abbassato un po La camicia per assicurarmi che la mia pancia fosse coperta. La camicia che indossavo oggi era più lunga del solito, ma non faceva male controllare due volte che coprisse  cio che doveva coprire.

"Ehi", mi ha salutataadusson quando mi sono seduta sul sedile del passeggero.

"Ciao".

"Allora, sei emozionata? Oggi è il tuo primo giorno", ha cinguettato avviando il motore. "Sarai la ragazza nuova, keily".

"Stai parlando come se fossimo in qualche spettacolo per adolescenti, dove i ragazzi sexy mi salteranno addosso e le cheerleader mi combatteranno con gli artigli". Ho cominciato a ridacchiare, le sue vibrazioni positive mattutine mi avevano contagiata.

"Ehi! Le mie ragazze non hanno artigli, danno pugni". Addison ha sorriso.

"Oh, se è così, ricordami di tagliare le unghie e di prendere lezioni di boxe", ho risposto scherzando.

Il nostro botta e risposta mi ha aiutata a calmare i nervi. Oggi sarebbe stato il mio primo giorno alla jenkins high.

Avevo trascorso i miei primi diciotto anni di vita nei sobborghi di remington, quindi trasfermi qui e iniziare il mio ultimo anno di scuola superiore in una città completamente nuova ra, a dir poco, travolgente.

Trasferirsi non era proprio nei nostri piani, ma quando l'azienda di mamma aveva deciso di aprire la loro nuova filiale qui e le aveva chiesto di diventarne  la project manager principe, rifiutarsi non era stata un'opzione.

Bradfold era la città natale di mamma, il luogo dove era cresciuta e aveva trascorso ventuno anni della sua vita. Inoltre, avrebbe ricevuto un buon aumento nello stipendio.

Anche a mio padre non dispiaceva: a essere onesti, non gli sarebbe dispiaciuto trasfersi in qualunque angolo del mondo.  Era un designer freelance di software e siti web, quindi trasferirsi per lui non era un grosso problema.

Ma lo era per me...

Non avrei voluto lasciarmi alle spalle il conforto di un luogo conosciuto e di persone familiari. Sarebbe dovuto accadere un anno dopo, qundo mi sarei trasferita al College, non ora.

Eravamo arrivati qui subito dopo la fine dell'anno scolastico, quindi avevo avuto quasi due mesi di preparazione e di passeggiate in questa città prima di iniziare alla jenkins.

Addison, la figlia del fratello di mia madre, era stata un'ottima guida turistica e una buona amica (o cugina). Grazie a lei, la mia antipatia per tutta questa traversia di sradicare le nostre vite era scesa di una tacca.

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