capitolo 4

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"Dove stai andando, maialino?" James stava tenendo la cinghia superiore del mio zaino. Si è avvicinato. Il suo respiro mi accarezzava le orecchie. "Il parcheggio e dall'altra parte".

"C-cosa?" Ho balbettato. Alla sua vicinanza, il mio corpo si è ricoperto di sudore e lo stomaco mi si è contorto in modo innaturale. Quella era probabilmente la prima parola che gli avevo detto direttamente dal primo giorno.

"Sei più stupida di quanto pensassi" ha lasciato Andare la mia borsa e sono inciampata prima di ritrovare l'equilibrio. "Lucas non ti ha detto di unirti a noi per un gelato?".

Ha detto "gelato" come se fosse la così più stupida.

Volevi che mi unissi a voi? Volevo chiederglielo, ma ero troppo codarda per affrontare james, così mi sono accontentata di un rapido "io non vengo".

Senza voltarmi, ho fatto un passo avanti, ma sono stata trascinata di nuovo indietro dalla mia borsa. James aveva tirato più forte, questa volta, e sono inciampata atterrando con il mio zaino sul suo petto.

Il suo braccio mi ha immediatamente avvolto la vita per evitare che cadessi più lontano, facendomi finire con la testa sulla sua spalla.

Ho gurdato in alto e lui ha gurdato in basso, i nostri occhi spalancati si sono incontrati.

Il mio stomaco non si stava contorcendo: stava letteralmente esplodendo, e i formicoli mi pungevano dappertutto. Ero troppo consapevole delle parti dei nostri corpi che si stavano toccando.

Non c'è nessuna angolazione da cui non sembri perfetto? Come se avesse sentito i miei pensieri, gli occhi di james sono tornati alla loro dimensione normale e le sue labbra si sono incurvate in un sorrisetto beffardo.

"Stai cercando di uccidermi, maialino? Ha detto. Ha contratto le dita sulla mia pancia e ho realizzato immediatamente che poteva sentire la mia ciccia. No. "Sono troppo giovane per essere schiacciato a morte sotto di te".

Mi sono staccata da lui immediatamente e ci risiamo ritrovati a faccia a faccia, le mie guance più rosse di un peperone. Mi sono gurdata intorno, per nascondere il mio rossore dai suoi occhi di scherno.

Il corridoio aveva iniziato a svuotarsi, ma i pochi rimasti ci lanciavano sguardi curiosi, aumentando il mio imbarazzo.

"Mi hai tirato" mi sentivo mentalmente in colpa per quanto suonassi piagnucolosa.

"Con tutto quel peso, dovresti essere in grado di sopportare qualche spinta" il mondo finirebbe, se ogni frase che esce dalla sua bocca non avesse l'obbiettivo di insultarmi.

"Lasciami andare e basta" ho sospirato, riuscendo finalmente a gurdarlo. I suoi occhi neri ni fissavano intensamente, facendomi tremare le ginocchia. Mi sono resa conto di quanto fosse più alto di me quando ho dovuto allungare il collo.

"Non se ne parla nemmeno"

"Perché?"

"Perché mi sto divertendo" il suo sorriso è tornato.

L'ho gurdato a bocca aperta.

"E inoltre verrai con noi in gelateria. Non posso permettere che lucas sia arrabbiato con me per colpa tua quando mancano solo due settimane alla partita"

"Posso dire la mia?" Ho obiettato, debolmente. Sul serio, da quando ti fai mettere i piedi in testa, keily?

"No" ha risposto semplicemente james, mi ha preso la mano e ha iniziato a trascinarmi verso le porte della scuola come se fosse una cosa che faceva quotidianamente. Non sembrava minimamente preoccupato di fare il prepotente con una ragazza perché lo seguisse.

keily la grassona Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora