6-Axton

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Mi allontano dallo studio con un passo veloce, il cuore ancora in tumulto per l'ultimo scambio con Vanessa. Ogni passo sembra scaricare un po' della mia frustrazione, ma l'irritazione rimane. Vanessa mi chiama, ma non mi fermo.

«Axton!» mi grida, con un tono che sembra miscelare urgenza e disappunto.

Mi volto solo per un momento, non pronto a cedere alla sua insistenza. «Non voglio che tu mi faccia pubblicità,» dico seccamente. «Non mi interessa niente dei tuoi soldi o delle tue promozioni. Il mio lavoro è onesto, e non ho intenzione di fare da vetrina per te.»

Sento il peso delle sue parole e mi infastidisce il pensiero di essere usato come pedina in un gioco che non mi interessa. La mia carriera e il mio impegno sono stati ridotti a una semplice opportunità di marketing, e questo non è il tipo di vita che voglio condurre.

Mi allontano ancora, cercando di trovare un angolo tranquillo dove mettere insieme i pezzi di una giornata che sembrava essere andata completamente storta.

Vanessa si avvicina, visibilmente frustrata, e cerca di convincermi. «Axton, non puoi tirarti indietro. Questo progetto è importante, e potrebbe portarti una grande visibilità.»

«Non mi interessa la visibilità,» rispondo con fermezza. «Non voglio essere usato per fare pubblicità. Il mio lavoro parla da solo.»

Vanessa alza le spalle, cercando di mantenere la calma, ma il suo volto tradisce la sua irritazione. «Capisco che tu sia riluttante, ma devi considerare che questo potrebbe essere vantaggioso anche per te.»

«Non lo vedo così,» dico, voltandomi per andarmene. «Non voglio fare parte di questo gioco.»

Vanessa sospira e scuote la testa, ma non dice altro. «Va bene, Axton. Se cambi idea, fammi sapere.»

Mi allontano. Mi sento sollevato, ma la sensazione di essere stato manipolato persiste. Ora, ho solo bisogno di riflettere e di ritrovare il mio equilibrio.

Ho sempre avuto un avversione istintiva verso le foto, i riflettori e qualsiasi forma di pubblicità. Per me, essere al centro dell'attenzione è sinonimo di intrusione e perdita di privacy. Anche se sono un giornalista e una certa esposizione è parte del mio lavoro, ho sempre avuto una forte avversione per l'idea di diventare il centro dell'attenzione. Ho visto troppo spesso quanto i riflettori possano distorcere la realtà e come la fama possa compromettere l'integrità personale.

Crescendo, ho osservato come il successo e la visibilità possano travolgere le persone, spesso spingendole a sacrificare la loro autenticità per ottenere approvazione e notorietà. La pressione dei media e l'incessante scrutinio pubblico hanno creato in me un'inquietudine profonda nei confronti della pubblicità e della sponsorizzazione. Non sono mai stato a mio agio con l'idea di essere fotografato o di dover mantenere un'immagine pubblica, preferendo invece concentrarmi sulla qualità e sull'onestà del mio lavoro.

Quando Vanessa mi ha proposto di partecipare a questo progetto pubblicitario, ho subito avvertito che si trattava di una manovra per ottenere vantaggi personali a mie spese. Anche se il mio lavoro comporta una certa visibilità, non voglio essere ridotto a una mera figura pubblicitaria. Per me, il mio lavoro come giornalista dovrebbe essere valutato per il contenuto e l'impegno, non per il mio aspetto o la mia partecipazione a campagne pubblicitarie.

Non mi interessa diventare un volto famoso o partecipare a pubblicità che non riflettono la mia vera identità. La mia priorità è mantenere la mia integrità e la mia autenticità, e non cedere a compromessi che vadano contro questi principi. Anche se il mio lavoro richiede una certa esposizione, voglio assicurarmi che ogni passo che faccio sia in linea con i miei valori e la mia etica professionale.

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