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Quella notte, la luna era alta nel cielo. Tingeva d'argento con la sua luce lattiginosa i tetti dormienti, e il silenzio regnava sovrano. Solo un gufo in lontananza, con il suo bubolare basso e tetro, osava intonare una sinistra e regolare cantilena. Qualche grillo temerario friniva timidamente, emettendo quel tipico e stridente "cri-cri" che accompagnava le notti d'estate, e andava poi scemando agli inizi di settembre- proprio il periodo in cui questa storia ha inizio.
Una leggera brezza tagliente soffiava fra le fronde dei sempreverdi, cullandoli dolcemente nel cuore della notte e trascinando con sé nell'aria quel familiare odore di resina e aghi secchi. Raggiungeva poi la placida superficie dell'immenso lago adiacente alla foresta, increspandola appena e facendo sì che qualche timida ondina s'infrangesse ritmicamente sulla riva.Le montagne si stagliavano austere sul lago, lasciando che le loro imponenti ombre si allungassero sull'inquieto specchio d'acqua. Ad annunciare il precoce arrivo dell'autunno era stata la prima nevicata, di cui ancora le poche tracce riflettevano luccicanti il tenue bagliore della luna: ancora pochi mesi, e quelle grigie, appuntite cime sarebbero state ricoperte da soffice neve, nascondendole agli occhi di chi le avrebbe osservate.
Lì vicino, dove il bosco si diradava e lasciava spazio a un'ampia radura, dormiva silenzioso un piccolo rifugio, uno chalet che serviva da locanda. I tavoli, all'esterno, erano stati coperti con teloni di plastica, legati saldamente con corde robuste per evitare che volassero via col vento. Gli ombrelloni erano chiusi - in quel periodo, a dire la verità, non venivano nemmeno mai aperti - e le sedie accatastate sul portico.L'insegna in legno d'abete ondeggiava avanti e indietro, le catenelle che la tenevano su scricchiolavano al passare della brezza. La scritta era ben chiara e leggibile, in pittura bianca e verde: "Bar Saint-Germain". Il mattino seguente, il Saint-Germain si sarebbe riempito di ragazzi assonnati, operai, lavoratori, che dopo i mesi estivi avrebbero ricominciato le loro routine, chi sui banchi di scuola e chi dietro a una scrivania.
Più in là, i prati davano spazio al cemento, e ben presto iniziavano a erigersi modeste abitazioni di periferia, che lentamente si trasformavano in piccoli condomini. La fioca luce naturale della luna venne sostituita da quella alogena e artificiale dei lampioni, attorno ai quali qualche falena temeraria ronzava senza meta.Lakedown non era mai stata così tranquilla. O forse, era solo l'atmosfera notturna a renderla così.
Una leggera foschia si stava alzando, portando con sé un alone di mistero di cui la città non si sarebbe sbarazzata in un futuro vicino: persino il sinistro gufo smise di bubolare, come se la nebbia fosse abbastanza spaventosa da far tremare le creature più audaci.
C'era tensione nell'aria, sembrava che tutta Lakedown e la natura circostante stessero trattenendo il respiro, in attesa di qualcosa di grosso, di terribile. C'era qualcosa che si muoveva nell'ombra, forse un qualcuno, o forse un che di immateriale: di qualsiasi entità si trattasse, la sua presenza era avvertita come una pungente e fredda sensazione, un presagio che non preannunciava niente di buono, affatto.Se prima la brezza era leggera, gentile, adesso il vento si era fatto impetuoso, sibilante: il suo sinistro lamento, al pari di quello di un esule fantasma, s'insinuava fra gli anfratti del bosco, si faceva strada per le vie deserte della città. Portava con sé una spirale di foglie secche, lasciando che si appoggiassero sulla superficie ora increspata del lago, o trascinandole fra le abitazioni.
Tuttavia, le foglie non erano le uniche a sfruttare l'improvvisa e aggressiva folata di vento: c'era un'ombra misteriosa, qualcosa che ben presto si sarebbe abbattuta su Lakedown, incombendo sui cittadini come la fiera mannaia di un boia.I cittadini ancora dormivano, ignari e innocenti nei loro letti, ma di lì a poco il sole avrebbe tinto di rosa e oro le montagne, la luce avrebbe accarezzato gli aspri pendii, risvegliando il paesaggio con il suo caldo abbraccio e annunciando l'inizio di un nuovo giorno.
E tutti avrebbero avvertito nell'aria un terribile cambiamento, qualcosa che avrebbe distrutto la quiete di quella silenziosa cittadina canadese.
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𝐋𝐀𝐊𝐄𝐃𝐎𝐖𝐍, 𝐮𝐧 𝐥𝐚𝐠𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐚𝐧𝐠𝐮𝐞
Jugendliteratur❛ L'ira è un sentimento umano: per quale motivo, dunque, quando sfocia in violenza si parla di disumanità? ❜