8-Eira

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Dopo aver finito di mangiare la pizza, mi alzo per andare via. Zara, mentre riordina le cose, mi chiede se sto tornando a casa. Apro la porta per uscire e le faccio capire che devo passare da un'altra parte. «Pol», dico cercando di sembrare indifferente.

Zara, improvvisamente entusiasta, mi guarda con gli occhi spalancati. «Vai da Pol? Quindi è seria la cosa?» chiede, un sorriso contagioso sul volto.

Io rispondo con un sorriso timido: «L'ho visto solo una volta, ma sì, potrebbe essere qualcosa.»

Lei, incitandomi, esclama: «Non perdere tempo. Vai!»

Mi volto verso Zara per rispondere e le dico: «Certo, adesso vado, nel suo ristora...»

Ma Zara non mi lascia finire. Con un sorriso malizioso, mi spinge gentilmente verso l'uscita. «Vaiiii!» esclama, ridendo.

Prima che io possa dire altro, Zara chiude la porta dietro di me con un ultimo sguardo incoraggiante. Mi ritrovo all'esterno, con una risata e un senso di eccitazione per la serata che mi aspetta.

Osservando la porta chiusa, non posso fare a meno di riflettere sul fatto che Zara sembra davvero entusiasta per me e Pol, nonostante tra noi non ci sia ancora nulla di definito. È chiaro che, oltre alla sua sincera gioia per la mia situazione, ha approfittato dell'occasione per restare sola con Marcus. È come se avesse visto in questo momento la chance perfetta per approfondire la loro connessione, e sono sicura che si divertiranno moltissimo.

In ogni caso, l'energia positiva e l'entusiasmo che mi ha trasmesso mi fanno sentire ancora più motivata.

Mi avvio verso il ristorante di Pol, curiosa e speranzosa riguardo a quello che potrebbe succedere. Con un sorriso sulle labbra e un cuore leggero, sono pronta ad affrontare la serata e a scoprire cosa mi riserva il destino con lui.

Arrivata al ristorante, lo trovo facilmente, grazie alla vivace insegna luminosa all'esterno. Entro nel ristorante, e subito una melodia morbida e romantica avvolge l'ambiente. È "Fantasia" di Chico Blanco, si sposa perfettamente con l'atmosfera intima del locale.

Mi volto per dare un'occhiata, mentre il profumo di cibo e l'aroma di spezie mi circondano. Osservo attentamente ogni angolo, cercando di scoprire se Pol è già in vista. Faccio una rapida scansione facciale dei dipendenti che si muovono tra i tavoli, ma non vedo nessun volto familiare. Inizia a montarmi una leggera frustrazione, e mi preparo a uscire, quando il titolare del ristorante, un uomo dall'aspetto distinto e un po' più anziano, si avvicina con un sorriso cordiale.

«Posso aiutarti a trovare qualcuno?» mi chiede gentilmente.

Decido di tornare indietro e fare una domanda, ma proprio mentre mi giro, qualcuno mi tappa gli occhi con le mani. Mi sorprende e, dopo un attimo di stupore, scosto le mani. Scopro che è Pol, con un sorriso divertito sul volto.

«Cercavi me?» chiede, ancora ridendo.

Non posso fare a meno di sorridere anche io, sollevata e felice di averlo trovato. «Sì, cercavo te,» rispondo, «ho pensato che fossi in giro da qualche parte e mi stavo per arrendere.»

Pol mi accompagna a un tavolo riservato, e mi invita a sedermi. «Scusa per il piccolo scherzo,"» dice con un sorriso, «ho visto che cercavi un po' e ho pensato di divertirti un po'. Ma adesso che sei qui, come posso aiutarti?»

Mi siedo, sentendomi finalmente a mio agio. «Nessun problema, mi ha fatto solo ridere. Pensavo di passare un po' di tempo qui con te, se non ti dispiace.»

Pol scuote la testa, visibilmente contento, e si siede di fronte a me. «Certo che non mi dispiace. Sei la benvenuta. Allora, cosa hai fatto oggi?»

«Ho cenato con dei miei amici,» rispondo, cercando di mantenere un tono leggero e naturale.

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