"Chi vincerà?" una domanda semplice, la risposta più banale è la Shutezu, è anche quella più ovvia e possibile, forse però, l'altra ha qualche possibilità, non li ho mai visti giocare e sento qualcosa, ho come un sesto senso che mi dice qualcosa, Perciò rimango muto, non do una risposta alla mia amica, seduta proprio di fianco a me. La formazione è sempre la stessa, 4-4-2, la usano i più forti fisicamente, noi, la Toho, preferiamo il 4-3-3. Mi scrollo di dosso della polvere dalla maglia della maglietta leggera blu che indosso, per perdere del tempo prima dell'inizio della partita. Dalla prima fila riesco a vedere benissimo ogni giocatore, manca qualcuno, ancora, ma il più importante, il mio amico, ancora non si vede. E' colpa sua se ora sono qui, invece che a letto o da qualsiasi altra parte, per questa partita, per vederli giocare.
Benji non si vede ancora, aveva detto di doversi preparare mentalmente o qualcosa del genere, sinceramente non ho dato retta a quello che mi ha detto in quel momento, preso com'ero ad analizzare il riscaldamento dei compagni, noi siamo più bravi. "Dov'è il portiere?" "Si sarà ritirato, non so" "Forse aveva paura di perdere, sarebbe la volta buona, così poi se ne sta un po' zitto" un paio di studenti chiacchiera a pochi posti lontani da me, loro non sanno, che non molla mai, è ostinato, cosa non poco fastidiosa, ma anche da ammirare, sarà in ritardo, di sicuro.
Ad un certo punto, non molto tempo dopo, arriva. Attraversa la porta per gli spettatori, scende le scale tra i posti occupati dagli alunni, e quando mi passa affianco sussurra "Vinceremo noi, guardaci bene, magari impari qualcosa" mi fa' l'occhiolino, si avvicina al cornicione e guarda in basso alla ricerca di qualcuno. "Ti lancio una sfida, Ozora, voglio una rivincita" Lo urla al diretto interessato qualche metro più in basso, impegnato nel riscaldamento. Lo guarda accigliato. "Fammi goal da fuori area e avrai vinto" "Ti ho già battuto, non ti ricordi più?" capisco dal tono di voce che ci ars pensando su. "E' soltanto un gioco, così saremo pari" "D'accordo allora". Soddisfatto, Benji salta giù, finalmente in campo.
Tra i pali della porta si sta ora sistemando i guanti, osservando attentamente gli avversari, sposto lo sguardo nell'altra metà soffermandomi sul numero 10, lo stesso che ho io nella mia squadra, ora si trova ben visibile sulla schiena di Tsubasa, il ragazzo dagli occhi di ambra presuntuoso, impegnato a sciogliere i muscoli delle braccia, spostandole da destra a sinistra, apparentemente interessato al discorso del compagno, l'11, capelli a spazzola, cortissimi, il quale da le spalle a noi.
Quando intreccia le mani e le tira sopra la testa, la maglia bianca si solleva, lasciando scoperta una porzione di pelle dell'addome, non gli sembra importare, resta immobile per diversi istanti nei quali mi perdo, facendo scorrere lo sguardo sugli addominali perfetti e sulla linea a "v" coperta per metà dai pantaloncini, per tutto quel tempo resto imbambolato a fissarlo, sono un pervertito, appena me ne rendo conto distolgo subito lo sguardo imbarazzato e mi guardo ai lati per accertarmi nessuno mi abbia notato, allora, involontariamente, torno a lui, cerco di concentrarmi su altro, ma, proprio in quel momento, alza la testa di scatto e si gira verso di me, cazzo, ha visto, che l'ho visto, sorride beffardo, canzonatorio, ed altro non posso fare che alzare il terzo dito, per farlo smettere, allora sbuffa ed, interrotto dal fischio d'inizio si rigira, subito concentrato, pronto per dare il massimo di se e, magari vincere la partita.
Non nego che sarebbe divertente vedere Wakabaiashi sconfitto da lui e ci spero un pochino. Il calcio d'inizio è della Shutezu, del numero 7 che subito la passa al 9, i due attaccanti superano con facilità la prima linea avversaria, scartando e tirandosi il pallone con velocità e precisione me li immagino sorridenti e per nulla intimoriti, spavaldi. Si avvicinano i loro compagni, l'otto e il numero dieci, quattro divise grigie contro i due centrocampisti azzurri. Ovviamente appena sono a pochi metri da Tsubasa, lui interviene rubando palla in un secondo. Il ragazzo corre, veloce come prima e tra un avversario e l'altro arriva facilmente a metà campo. Con la stessa scioltezza, supera gli altri schivando e saltando le loro scivolate finché non arriva ai centrocampisti. Con un trucchetto fa volate la palla in aria aiutandosi col tallone e facendola passare sopra la testa del più grande, io lo avrei semplicemente buttato giù, al posto suo, mi sarei fatto strada con la forza, nonostante questo, non riesco a staccargli gli occhi di dosso, su 22 giocatori lui è quello che si muove meglio in campo, si prende il centro dell'attenzione, con trucchetti e strategia, tutti gli occhi. sono puntati su di lui, nessuno lo aveva mai visto prima, eppure sembrano adorarlo.
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Tutta d'un fiato
FanfictionPer Kojiro il calcio è tutto, non solo uno sport, è un modo di vivere, tutta la sua vita, è un modo di sfuggire dalla povertà della sua famiglia, con un pallone sotto ai piedi, è imbattibile. Tsubasa, è un asso nel calcio appena trasferito in una n...