9-Axton

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Quando vedo Eira scendere dalla macchina di un ragazzo, qualcosa mi colpisce profondamente. Il modo in cui si muove e si comporta, con quella certa agitazione e urgenza, mi riporta indietro nel tempo. Mi ricorda tanto il comportamento di mia madre quella notte, tanti anni fa.

Era una sera d'estate, e io e Zara eravamo soli a casa. La nostra vecchia abitazione, quella che avevamo sempre conosciuto, prese fuoco in modo devastante. Mio padre, sempre incline a bere, aveva lasciato una candela accesa vicino a un mucchio di documenti e libri di mia madre. La combinazione di alcool e disattenzione portò a un incendio improvviso e violento.

Mia madre stava tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro come segretaria in una piccola azienda. Non guadagnava molto, ma faceva del suo meglio per mantenerci, e quel giorno aveva persino comprato qualche dolce per noi. Quando arrivò, la situazione era già critica. L'auto che guidava era la stessa marca di quella di Pol, e il suo volto, pallido e preoccupato, rifletteva l'angoscia e il terrore di una madre che vedeva la propria casa distrutta. Scese dall'auto in fretta, correndo verso di noi con le mani tremanti e gli occhi pieni di lacrime.

In quel momento, ogni suo movimento, ogni gesto, sembrava carico di urgenza e panico. E ora, guardando Eira scendere dalla macchina con una certa fretta e tensione, avverto una sensazione familiare, un'eco di quel passato drammatico. La sua agitazione mi fa pensare a mia madre, e il parallelo tra quei ricordi e la scena davanti a me mi provoca una strana miscela di nostalgia e inquietudine.

Mi domando se questa somiglianza sia solo una coincidenza o se ci sia un significato più profondo. La scena si svolge davanti ai miei occhi come un film in loop, ripetendo frammenti di un passato che credevo di aver superato. Mi sento diviso tra il desiderio di affrontare questi ricordi e la necessità di concentrarmi su ciò che sta accadendo ora.

Quando mia madre arrivò fuori dalla casa in fiamme, il suo volto era un misto di disperazione e determinazione. Il fumo avvolgeva tutto e le fiamme crepitavano in lontananza. Lei ci trovò accanto al marciapiede, dove eravamo stati costretti a rifugiarci.

«Axton, Zara!» urlò, correndo verso di noi con il cuore in gola. La sua voce era carica di preoccupazione e ansia, mentre ci abbracciava forte.

«Siamo qui, mamma,» dissi, cercando di tranquillizzarla. «Siamo tutti e due sani e salvi.»

Le lacrime le scorrevano sul volto, mentre ci stringeva a sé. «Grazie al cielo,» mormorò tra i singhiozzi. «Non riesco a credere che sia successo tutto questo.»

Nel frattempo, mio padre arrivò con il volto pallido e tremante. Sembrava disorientato, e il suo stato di ebbrezza era evidente. «Che succede?» chiese, guardando la casa in fiamme con uno sguardo confuso.

Mia madre lo guardò con una rabbia che non riusciva a nascondere. «È colpa tua,» disse, la voce rotta dall'emozione. «Hai lasciato una stupida candela accesa, e adesso guarda cosa è successo!»

Lui non rispose, abbassando lo sguardo e guardando la casa bruciare. Non aveva nulla da dire, il suo stato era talmente disorientato che non riusciva nemmeno a scusarsi.

Mia madre, mentre ci allontanava dalla scena, si voltò verso di noi e ci disse con un tono deciso: «Andiamo via da qui. È troppo pericoloso restare.»

Le sirene dei pompieri si avvicinavano, e mentre lasciavamo la casa distrutta, il mio cuore era pieno di una tristezza e di una rabbia che sembravano inarrestabili. Quella notte rimase impressa nella mia memoria come un momento di caos e disperazione, un ricordo che continuava a riaffiorare ogni volta che qualcosa mi riportava a quei giorni difficili. Avevo solo 16 anni, e Zara, la mia piccola sorella di 9 anni, era accanto a me, spaventata e confusa.

Mia madre, con le lacrime che le rigavano il volto, cercava di rassicurarci mentre ci allontanavamo dalla scena. Ero l'unico punto fermo per Zara in quel momento, e sentivo il peso della responsabilità su di me come un macigno. Anche se ero giovane, avevo dovuto assumere un ruolo che andava oltre le mie forze, quello di un fratello maggiore che cercava di proteggere la sorellina e di mantenere la calma in una situazione terribile.

Negli anni successivi, ho cercato di compensare le mancanze che avevamo vissuto. Ho preso il ruolo di un fratello più grande e anche di una figura paterna per Zara. L'ho accompagnata alla sua prima recita scolastica, un evento che avevo visto come un piccolo passo verso una normalità che avremmo dovuto recuperare. Quando è stato il momento di iscriverla a scuola e poi di aiutarla a entrare nel mondo del lavoro, ho fatto del mio meglio per essere presente, per darle le opportunità che meritava e per garantire che avesse un futuro migliore di quello che avevamo avuto.

Nonostante tutte le mie buone intenzioni, ci sono stati momenti di tensione e conflitto. Ho rimproverato Zara per le sue scelte, per le sue delusioni e per i suoi errori, cercando di guidarla come meglio potevo. Spesso, mi chiedeva una macchina, ma era chiaro che quello che le era veramente mancato era la figura di un padre, che aveva iniziato a bere per colpa del lavoro, finendo per creare una spirale di problemi che la nostra famiglia non è riuscita mai a superare completamente.

Il peso di quella notte, il senso di impotenza e il dover fare da genitore a Zara in così giovane età mi hanno forgiato. Ho sempre cercato di essere forte e di dare il massimo per lei, ma ci sono momenti, come quello che ho appena vissuto vedendo Eira scendere dalla macchina, che mi riportano indietro a quei ricordi di vulnerabilità e di perdita.

Eira, con il suo atteggiamento e la sua agitazione, mi fa pensare a mia madre e al modo in cui cercava di mantenere la calma per noi, mentre il caos ci avvolgeva. Mi fa riflettere su quanto le esperienze passate continuino a influenzare le nostre reazioni e le nostre percezioni.

Chissà che cosa è successo con quel ragazzo in macchina. Si sono baciati, ma non c'è nulla che mi dia particolarmente fastidio. Tuttavia, la sua agitazione e il modo in cui si allontana rapidamente mi fanno pensare che ci sia qualcosa di più. Non è solo il bacio che sembra preoccupante, ma piuttosto la sua espressione e il suo comportamento. Sembra che stia affrontando qualcosa di complesso, qualcosa che la turba più di quanto voglia far vedere.

Le sue emozioni sono palpabili, e mentre la guardo allontanarsi, mi chiedo se il ragazzo le stia creando problemi o se sia semplicemente una questione di momenti non risolti. Le esperienze passate, influenzano in modo innegabile il nostro modo di vivere il presente. Eira, con la sua evidente inquietudine, mi fa pensare che, nonostante tutto, il passato può ancora avere un impatto profondo sul nostro stato d'animo e sulle nostre relazioni.

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