𝙸𝚗𝚝𝚎𝚛𝚕𝚞𝚍𝚒𝚘

115 7 0
                                    

"𝚆𝙾𝙽"

𝙰𝙶𝙰𝚃𝙷𝙰

"E, dopotutto, una bugia cos'è?
Nient'altro che la verità in maschera."
GEORGE GORDON BYRON

𝙻𝚊𝚐𝚘 𝚍𝚒 𝙶𝚊𝚛𝚍𝚊
𝙶𝚎𝚗𝚗𝚊𝚒𝚘, 𝟸𝟶𝟸4

<<E così se n'è andato.>>

Mio marito annuisce, la mente che raminga nelle lontane vallee delle sue memorie di giovane, negli anni in cui era più affamato della vita e la divorava, sorridendo in faccia alle sue avversità e ai suoi tentativi di abbatterlo.

Al contrario di me, lui l'ha vissuta la vita.
La sua infanzia è stata un'odissea, l'adolescenza uno stato di belligeranza, oltre ogni ragionevole dubbio. Pur tuttavia, le esperienze che si porta appresso, le conoscenze, la favella che arde nel suo sguardo, la fiducia che ripone in sé stesso e nel futuro l'hanno reso l'uomo inscalfibile di adesso. L'uomo di cui sono tuttora innamorata con la medesima intensità di quand'ero ragazza.

Era impossibile non amarlo allora. Sono stata attratta da lui come la luna lo è dal sole; come la falena brama di poter sfiorare il fuoco senza bruciarsi; come l'oscurità lo è dalla luce.
Ero il suo opposto.
Anche se Edoardo non ha mai mancato occasione per ribadire di essere io la sua luce. Il faro verso cui volgere e salvarsi dalla burrasca. La sua musa.

Ma non è mai riuscito a dissuadermi del tutto. Sono sempre stata piuttosto pervicace in proposito; in svariate circostanze, a dire il vero, perché ero risolutamente persuasa che, tra noi due, fosse lui quello più forte, quello capace di insegnare a carpire l'autentica bellezza del Creato contemplandolo attraverso una prospettiva diversa.

Ne ero convinta all'epoca e ne sono convinta ancora oggi, seppure di quel giovane adesso io intraveda solo l'ombra. Un cuore gagliardo trincerato nella razionalità e nel rammarico. Un corpo vigoroso ma fiacco.

O, forse, mi sbaglio. Forse, quella fiacca sono io ed erroneamente sto sovrapponendo la visione che ho creato di me stessa alla sua.
Non lo so, è anche per questo che sono qui, in fondo, no? Per riscoprire chi sono, cosa desidero ora dalla vita. Dopo venticinque anni.
Dopo venticinque anni a svolgere il ruolo di moglie trofeo, di donna in carriera, di madre.

Fatico a rammentare la persona che ero prima di rivestire questi ruoli.
No, perché persisto con il mentire a me stessa?
A negare la verità?
La ricordo bene, invece.
Ricordo ogni cosa: il suo sorriso, la sua ingenuità, i sogni che serbava per sé stessa.
Altrimenti non starei affrontando questo intricato dedalo di contrastanti emozioni, giusto?
Non starei tentando di aprirmi con un estraneo i cui occhi dissotterrano la mia mente come mani frementi scavano nella sabbia alla ricerca di una leggendaria cassa del tesoro, e con mio marito al mio fianco, segretamente dispiaciuto di trovarsi nello studio di un terapista di coppia eppure determinato a uscirne di nuovo con me al suo fianco, nonostante gli impedimenti e gli ostacoli che abbiamo dovuto sormontare, il male che ci siamo inflitti reciprocamente pur non auspicandolo.
Ci spera con tutto sé stesso, si incoraggia sostenendo che non è tutto perduto, che possiamo e dobbiamo andare avanti con le nostre vite insieme, superare l'impasse entro il quale siamo incagliati da mesi. Incarna il "Won", un termine coreano che ho assimilato durante un viaggio a Gyeongju: trova difficile rinunciare ad un'illusione per guardare in faccia la realtà. E non rinnego quanto ciò, segretamente, mi rincuori.
Non vuole lasciarmi andare.
Si aggrappa alla mia figura paventando che io gli sfugga via per sempre.
Come la luce di un faro.
Un faro...
Un tempo, forse.
Ora non più.
Ora sono la burrasca.
Ed evidentemente lui deve averlo intuito o non sarebbe venuto a patti con sé stesso, né avrebbe mai considerato l'idea di sottoporre alla mia attenzione una proposta simile.
Senz'altro deve essere questa la ragione.

𝐒𝐞𝐚𝐦𝐥𝐞𝐬𝐬𝐥𝐲 𝐘𝐨𝐮𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora