12-Eira

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Sono qui, davanti a quello che diventerà il mio nuovo spazio di lavoro e rifugio. In mezzo all'agitazione e ai preparativi frenetici, realizzo quanto sia significativo questo passo per me. Non si tratta solo di cambiare indirizzo; è l'inizio di una nuova fase della mia vita. Questo ufficio non è semplicemente una nuova location, ma rappresenta una possibilità, un'opportunità di crescita e realizzazione personale e professionale. È un simbolo del lavoro e dell'impegno che ho investito per arrivare fin qui. La consapevolezza di trovarmi di fronte a una nuova avventura, nonostante le difficoltà del presente, mi infonde determinazione. Questa è la mia chance di costruire qualcosa di concreto e significativo, e ogni piccolo ostacolo che affrontavo sembra parte di questo percorso.

«Eira?» chiede, come se non potesse credere che stia parlando della ragazza che ha davanti. «Devo inaugurare la sua casa?»

Non posso fare a meno di correggerlo con un tono leggermente imbarazzato. «Non è solo una casa. Sarà anche il mio ufficio,» rispondo, cercando di dare un po' più di gravità alla situazione.

Axton, visibilmente scettico, si volta verso Zara che dice: «Dai, Axton. Fai il serio una volta.» La sua voce è pervasa da un tono di esasperazione, come se stesse cercando di mantenere la calma di fronte a una situazione assurda.

Nel frattempo, un regista si avvicina a noi con un'espressione di urgenza. «Veloci, o saremo costretti a rimandare,» dice, controllando il suo orologio e osservando l'andamento degli ultimi preparativi.

Mi giro verso di lui e dico con una punta di frustrazione, «Sto aspettando le chiavi.» La mia voce tradisce una leggera irritazione. Non avevo previsto che il giorno dell'inaugurazione potesse essere così problematico.

Axton, con un'espressione fredda, «Non ti hanno ancora consegnato le chiavi? Ma chi ti ha venduto questa roba? Un mago delle porte che dimentica le chiavi nelle sue tasche?»

Proprio in quel momento, vedo il venditore comparire all'angolo della strada, con un'espressione colpevole e una chiave in mano. «Eccolo,» dico, indicando l'uomo.

Nel frattempo, mi sistemo i capelli con attenzione, cercando di correggere l'effetto disastroso che la giornata ha avuto su di me. Zara si è offerta di aiutarmi stamani, e ora il mio vestitino sembra aver raccolto alcune briciole di cornetto che avevo mangiato durante la colazione. Con un gesto distratto, sventolo il vestito cercando di liberarmi delle briciole, che sembrano incollate nonostante i miei tentativi di scrollarle via.

Mi sento un po' goffa, ma cerco di mantenere un aspetto composto, consapevole che tutto ciò che posso fare ora è affrontare la situazione con il miglior sorriso possibile. La giornata è iniziata in modo caotico, ma con un po' di fortuna e organizzazione, spero che tutto possa sistemarsi e che l'inaugurazione possa finalmente cominciare senza ulteriori intoppi.

Sono qui, davanti a quello che diventerà il mio nuovo spazio di lavoro e rifugio. In mezzo all'agitazione e ai preparativi frenetici, realizzo quanto sia significativo questo passo per me. Non si tratta solo di cambiare indirizzo; è l'inizio di una nuova fase della mia vita. Questo ufficio non è semplicemente una nuova location, ma rappresenta una possibilità, un'opportunità di crescita e realizzazione personale e professionale. È un simbolo del lavoro e dell'impegno che ho investito per arrivare fin qui. La consapevolezza di trovarmi di fronte a una nuova avventura, nonostante le difficoltà del presente, mi infonde determinazione. Questa è la mia chance di costruire qualcosa di concreto e significativo, e ogni piccolo ostacolo che affrontavo sembra parte di questo percorso.

Inizia la registrazione, Axton rimane prende in mano il microfono, il suo tono di voce distaccato e professionale. La freddezza con cui parla sembra quasi accentuata dal contrasto con l'atmosfera festosa dell'inaugurazione.

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