Quelle due ore passarono fin troppo velocemente, probabilmente la sera sarei crollata.
Allungai il braccio per recuperare il cellulare sul comodino e staccai la sveglia che segnava le ore 08:00.
Avevo così tante cose da fare quel giorno che non persi neppure un istante e mi alzai dal letto. Mi soffermai a guardare la stanza per realizzare che sì, ero davvero tornata a Toronto. Istintivamente sorrisi, quella giornata era iniziata bene e non avevo intenzione di farmela rovinare.
Uscii dalla mia stanza e sbirciai in quella di Heather, esattamente accanto alla mia. Dormiva ancora.
Tornai nella mia camera e cominciai a sistemare i vestiti nell'armadio, avevo una vera e propria ossessione per l'ordine, non sopportavo vedere neppure una maglia fuori posto. Dopo aver ordinato tutti i vestiti, passai alle fotografie, posizionai quella con me, la mia mamma e mia nonna sul comodino e a fianco quella con Heather.
Guardai l'ora, 08:40, ero già estremamente in ritardo.Andai a fare una doccia portando con me il mio shampoo alla vaniglia, così come il balsamo e il bagnoschiuma al cocco. Avrei voluto tanto rilassarmi sotto l'acqua calda che scorreva sul mio corpo, ma avevo fretta, così in dieci minuti avevo già finito.
Mi asciugai velocemente, stirando i capelli che ormai arrivavano a metà schiena e sistemando la frangia con il phon, indossai poi una felpa grigia con un paio di jeans chiari, mettendo in fine ai piedi le mie sneakers grigie.
Mi truccai appena, giusto un po' di correttore sulle occhiaie e il mio mascara di Diego della Palma, era forse l'unico accessorio di make up a cui non rinunciavo mai.Uscii di casa raggiungendo in circa cinque minuti a piedi la fermata del bus che fortunatamente arrivò solo pochi istanti dopo. Controllai ancora una volta l'ora: le nove in punto. Ero incredibilmente in orario e questo mi provocò un senso di relax che mi attraversò tutto il corpo.
Salii sul mezzo, fin troppo colmo di gente e mi aggrappai al manocorrente, non trovando posti a sedere.
Com'era mio solito fare mi soffermai ad osservare la gente attorno a me, questa volta una coppia catturò la mia attenzione;
avranno avuto all'incirca quindici/sedici anni, gli occhi stanchi ma i volti pieni di speranza. Lei era seduta sulle sue gambe, i capelli raccolti in una coda di cavallo disordinata e una felpa fin troppo grande per lei. Lui invece aveva i capelli tinti di biondo, molteplici piercing sul viso e le mani poggiate sul ventre di lei, le sussurrava ripetutamente "Supereremo tutto" e "Io sono qui, siamo noi tre" e lì capii che aspettavano un bambino.
Quella scena era tanto commovente quanto agghiacciante, era inconcepibile che due ragazzini dovessero affrontare da soli un momento del genere.Fui scossa dal bus che frenò brutalmente. Ne avrei cantate quattro a quel buzzurro dell'autista se non mi fossi accorta che quella era la mia fermata e che pochi passi più avanti vi era la porta in legno verde, consumata dal tempo, casa. Erano già trascorsi settantacinque minuti di viaggio?
Mi affrettai a scendere dal veicolo e, a passo svelto mi avviai verso quella che un tempo era casa mia. Scorsi dalla finestra la schiena di mia madre, intenta a cucinare qualcosa, erano solo le dieci e un quarto e lei era già a lavoro da chissà quanto tempo.
Bussai. Due colpi decisi nonostante sentissi le ginocchia tremare e le mani sudate.
«Ahi! Dios mío! Chi può mai essere a quest'ora?»
La sentii lamentarsi mentre si trascinava verso la porta e non riuscii a trattenere un risolino divertito.Aprì con un viso decisamente annoiato che mutò immediatamente non appena mi vide. Assunse un'espressione sbigottita, come se pensasse che fosse tutto uno scherzo: gli occhi sgranati, le labbra schiuse e il respiro mozzato.
Decisi dunque di prendere parola per risvegliarla da quello stato di trance.
«Hola mamá! ¿Me extrañaste?»
Aprii le braccia e subito lei ci si fiondò dentro. La sua gioia mi travolse come un fiume in piena e sentirla scoppiare a piangere fece fare lo stesso anche a me.«Courtney, niña, ¿qué haces aquí? Sei così bella, così grande!» Singhiozzò la mia mamma cominciando ad accarezzarmi il viso, i capelli e abbracciandomi ancora come se avesse paura che potessi scappare da un momento all'altro, ma io non avevo intenzione di andare da nessuna parte, non più.
Non ebbi il tempo di rispondere alla sua domanda che sentii dei passi raggiungerci.
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Ruthless - Duncney
Fanfic«È una sensazione strana, nuova, mi spaventa ma non riesco a farne a meno...»