13-Axton

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Non ho mai trattato una donna così. Mia madre mi ha sempre insegnato il rispetto verso le donne, mi ha cresciuto con l'idea che ogni persona merita dignità e comprensione. Da piccolo, vedevo come si prendeva cura di noi, come si sacrificava per la nostra felicità. Mi diceva sempre che un vero uomo protegge e rispetta, non umilia e distrugge. Ma a volte, quando parlo con Eira, mi sento come mio padre. Quando era ubriaco, trattava male mia madre, urlava e l'umiliava senza motivo. Ogni volta che ripenso a quei momenti, sento una rabbia che non riesco a controllare, e finisce per riversarsi su chi mi sta vicino.

Eira non è una cattiva ragazza. Anzi, vuole anche aiutarmi, lo vedo nei suoi occhi e nel modo in cui cerca di parlarmi. Ma lei non può capirmi. Non può fare nulla per alleviare il dolore e la confusione che porto dentro. La sua insistenza mi irrita, perché mi costringe a confrontarmi con cose che preferirei lasciare sepolte. È come se mi vedesse attraverso un filtro di idealismo e speranza, ignorando le cicatrici e le ombre che mi seguono. Non può sapere quanto è difficile per me fidarmi, aprirmi, lasciare che qualcuno entri davvero nella mia vita.

Ogni volta che la vedo, ricordo le notti insonni, i litigi incessanti, le urla che echeggiavano nella nostra casa. Ricordo mia madre in lacrime, cercando di nascondere i lividi con il trucco, sempre pronta a scusarsi per qualcosa che non era colpa sua. E io, impotente, guardavo, promettendo a me stesso che non sarei mai diventato come lui. Ma ora, vedo in me quei tratti, quella tendenza a spingere via chi cerca di avvicinarsi troppo.

Mi limiterò a non dire nulla. Voglio provare ad essere più distaccato, a non lasciarmi trascinare dalle emozioni. Forse è meglio così. Meno parole, meno complicazioni. Forse, alla fine, riuscirò a trovare un equilibrio e a non ripetere gli stessi errori di mio padre. Devo mantenere una facciata di indifferenza, di forza. Non posso permettere a nessuno, nemmeno a Eira, di vedere quanto sono vulnerabile. Ho passato troppo tempo a costruire queste mura per farle crollare adesso.

Eira merita di meglio, qualcuno che possa darle il supporto e l'affetto che cerca. Io non sono quella persona. Non posso esserlo. Ogni tentativo di avvicinamento mi fa sentire come se stessi tradendo quella promessa fatta a me stesso tanti anni fa. Ma ogni volta che la vedo, ogni volta che cerca di raggiungermi con la sua gentilezza e la sua determinazione, sento un conflitto interno. Una parte di me vuole cedere, vuole aprirsi, vuole credere che posso cambiare. Ma l'altra parte, quella più forte, quella segnata dalle cicatrici del passato, mi trattiene, mi ricorda il dolore, mi spinge a mantenere la distanza.

Voglio credere che un giorno riuscirò a liberarmi da questi demoni, che potrò lavorare con Eira senza sentire il peso del passato. Ma oggi non è quel giorno. Oggi, devo rimanere freddo, distante. Devo proteggerla da me stesso. Anche se questo significa ferirla, anche se questo significa allontanarla.

Non è facile ammetterlo nemmeno a me stesso, ma forse c'è una parte di me che è attratta da Eira. Forse è il suo modo di affrontare le difficoltà con una determinazione che ho sempre ammirato, o la sua capacità di vedere il buono nelle persone, anche quando sembra che non ci sia nulla di buono da vedere. Mi intriga il suo spirito, la sua energia, e c'è qualcosa in lei che mi fa sentire vulnerabile, una sensazione che non posso permettermi di provare. Ma se è così, se davvero c'è qualcosa in me che la trova affascinante, allora devo fermarmi subito. No, no, no. Non posso permettermi di pensare in questo modo. Eira merita di meglio.

Eira deve stare con Pol.

Pol è il tipo di persona che può darle la stabilità e la gentilezza che merita. Io, con tutto il mio bagaglio emotivo e i miei problemi, non posso offrirle nulla di buono. Non posso rischiare di farle del male con le mie complicazioni e i miei problemi irrisolti. Lei ha bisogno di qualcuno che possa essere presente e che possa darle il rispetto e l'amore che merita. E poi, chi sono io per pensare di poter entrare nella sua vita in quel modo? A lei non piaccio. Anzi, mi detesta. Lo vedo nei suoi occhi, nella sua frustrazione ogni volta che parliamo. Lei vuole Pol. Ed è giusto così. Pol può darle quello che io non posso.

E poi c'è la questione dell'età. Eira ha solo 22 anni, mentre io ne ho 29. L'età può non contare per tutti, ma per me sì. Lei è ancora una ragazzina, con tutta una vita davanti a sé, piena di opportunità e possibilità. Io sono già stato segnato dalla vita in modi che lei non può nemmeno immaginare. Non posso permettermi di coinvolgerla nei miei problemi e nelle mie complessità. Lei merita di avere una vita serena e felice, libera dai pesi che io porto con me. L'età non è solo un numero; rappresenta esperienze diverse, momenti di vita che non possono essere ignorati.

Lei è ancora nel fiore della giovinezza, mentre io sono già stato indurito dalla vita. Non posso permettermi di rovinare la sua innocenza con la mia oscurità. Forse è meglio che rimanga freddo e distante. È una protezione, per lei e per me. Devo ricordarmi sempre di questo. Lei deve stare con qualcuno che la meriti, qualcuno che possa darle tutto ciò che io non posso. Anche se questo significa soffocare qualsiasi sentimento che potrei avere, è un sacrificio che sono disposto a fare. Eira merita il meglio, e io non posso essere quel meglio per lei.

Anche mia madre meritava di meglio. Ha avuto il coraggio di lasciare mio padre per poter stare meglio, per proteggere se stessa, Zara e me dalla sua tossicità. Lei ha trovato la forza di fare quello che doveva essere fatto, di rompere le catene che la legavano a una vita di sofferenza e incertezza. Ha trovato il coraggio che io non ho mai avuto. Guardandola, vedo una donna forte, capace di affrontare le avversità e di emergere più forte di prima.
Ma io? Io sono diverso.

Io non ho il suo stesso coraggio. Ho la malattia delle donne, come la chiamava mio padre. Non posso dire di essermi mai innamorato veramente. Le relazioni che ho avuto sono state superficiali, legami fragili che si spezzavano al minimo segnale di difficoltà. C'è stata una volta, però, in cui una scintilla sembrava accendersi. Raquel. Non so se ero innamorato di lei, ma c'era qualcosa di diverso, qualcosa che non avevo mai provato prima. Ma non credo fosse amore. Non so nemmeno cosa vuol dire innamorarsi.

Con Raquel c'era una connessione, un'intensità che mi faceva sentire vivo in un modo che non avevo mai conosciuto. Ma anche quella storia è finita, svanita come fumo nel vento. Non riesco a capire il significato profondo dell'amore, quella devozione e passione che vedo nelle persone che mi circondano. Forse è un difetto in me, qualcosa che mi manca. Non sono mai riuscito a mantenermi vicino a qualcuno abbastanza a lungo per scoprire cosa significhi veramente innamorarsi.

Mi rendo conto che questa incapacità di amare profondamente mi rende inadatto per una relazione come quella che Eira merita. Non posso rischiare di ferirla come mio padre ha ferito mia madre. È meglio rimanere distante, proteggere me stesso e lei da un dolore inevitabile.

In fondo, forse è meglio così. Forse è il destino che mi tiene lontano da lei, per il bene di entrambi. Ma a volte, non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se fossi stato diverso, se avessi avuto il coraggio e la capacità di amare come mia madre. Se solo potessi trovare quella forza dentro di me, forse allora potrei meritare qualcuno come Eira. Ma per ora, tutto ciò che posso fare è mantenere le distanze e sperare che un giorno possa essere un uomo migliore.

Mi rendo conto che il mio comportamento freddo e distaccato non fa altro che alimentare un ciclo di isolamento. Tento di proteggermi dalla vulnerabilità, ma finisco per ferire coloro che si avvicinano a me. Questo non è solo ingiusto nei confronti di Eira, ma anche nei confronti di me stesso. Ogni volta che mi chiudo, perdo un'opportunità di crescita, di sperimentare qualcosa di autentico.

Non è che non voglio cambiare. Ogni giorno combatto contro i miei demoni, cercando di trovare una via d'uscita da questo ciclo di autocommiserazione. Ma il cambiamento è difficile, soprattutto quando non hai mai avuto un esempio positivo di amore e rispetto da seguire. A volte, penso che non riuscirò mai a liberarmi dal passato, che sarò sempre intrappolato in questa spirale di paura e insicurezza.

Eira merita di meglio. Deve stare con qualcuno come Pol, qualcuno che può darle la stabilità e l'affetto che io non sono in grado di offrire. Forse mi intriga, forse c'è qualcosa in lei che mi attira, ma non posso permettermi di esplorare quei sentimenti. È una ragazzina rispetto a me, con tutto un mondo di possibilità davanti a sé. Non voglio essere io a rovinare tutto.

Mi viene in mente mia madre. Ha trovato il coraggio di andarsene, di ricostruire la sua vita. Forse un giorno troverò il mio coraggio. Forse un giorno capirò cosa vuol dire amare veramente. Ma oggi non è quel giorno. Oggi, devo rimanere freddo, distante. Devo proteggerla da me stesso. Anche se questo significa ferirla, anche se questo significa allontanarla. È meglio così. Per lei. Per me. Per entrambi.

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