Capitolo 4 Riflessioni e sorprese

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Victor

Preso dallo sconforto entro in auto, metto in moto e parto, non conosco bene la città, in realtà non la conosco per niente, ci sono stato tante volte sì, ma ogni volta vado sempre a Milano e finisco per venire a Monza solo per gara, qualifiche, prove libere e media day, di tutta la città conosco solo la strada per arrivare al circuito e quella per l'hotel ma non posso di certo andare lì no ne avrei il motivo e sono troppo emotivamente instabile al momento per farmi vedere in pubblico, per lo stesso motivo non ho voglia di fare una passeggiata o roba simile, anche se forse prendere un po' d'aria non mi farebbe male, decido comunque di andare in autostrada e fare quello che mi riesce meglio, la cosa che amo, la mia passione, ciò per cui vivo, la ragione per cui mi sveglio ogni mattina, quello che mi ha tenuto in vita in tutti questi anni passati nel buio: correre.

Entro in autostrada, mi immetto nella corsia di sorpasso e accelero, rientro poi nella corsia centrale e mi diverto a entrare e uscire per sorpassare ogni veicolo che va sotto i 150.
Fin da quando sono bambino correre, prima con i kart poi con le monoposto, non è mai stato un semplice passatempo, una passione, uno sport o un lavoro per me rappresenta la libertà, la via di fuga da questo mondo contorto, la via di fuga dalla mia stessa vita, quel posto sicuro dove rifugiarmi quando il mio mondo cade a pezzi. Tutti i ricordi più belli e i più brutti della mia vita sono legati alla corsa.
Sono salito su un kart per la prima volta a soli 3 anni, mio papà è sempre stato un appassionato di motori, ha un azienda la motorwilson, si proprio così l'azienda che produce gli pneumatici, proprio quelli che montano le monoposto di F1, papà ha notato da subito la mia passione per i motori, quando ero bambino ogni volta che sentivo il rumore di un'auto passare mi giravo a guardarla, ero probabilmente attratto dal rumore dei motori, papà ha notato fin da subito questa mia attitudine per le auto, decise di fare progettare e costruire dai suoi meccanici un kart per me, lo ricordo bene, fino a qualche anno fa era ancora nella cantina della nonna, non so adesso che fine abbia fatto, se si trova ancora lì o se qualcuno lo ha dato via, era piccolissimo e a 2 posti uno per me che guidavo e uno per papà, essendo molto piccolo mamma non era d'accordo a farmi guidare, ancora ricordo le urla di mamma quando ha saputo che il suo bambino ha corso su un kart per la prima volta, e per farla stare più tranquilla papà correva accanto a me così se fosse successo qualcosa mi avrebbe aiutato a riprendere il controllo del kart, inutile dire che non è mai successo nulla del genere ma da quel giorno dove ho messo piede per la prima volta in un kart e provato l'adrenalina della velocità ho sempre amato correre e non ho mai smesso, è sempre stato il mio rifugio. Molti pensano io sia solo un raccomandato, sapete com'è... Il figlio del padrone dell"azienda che produce le gomme, la verità è che se sono quì è solo grazie alle mie forze e ai miei sacrifici, la gente vede solo un 20enne vincere gare su gare con un'ottima vettura, è vero, ma non sa cosa ci sta dietro, la gente sa solo quello che voglio fargli sapere... Il ragazzo perfetto, bello, gentile, vincente e misterioso ma nessuno sa tutto quello che ho dovuto passare, tutto ciò a cui ho rinunciato, nessuno sa dei demoni che ogni notte non mi fanno dormire, nessuno sa niente di me e così dev'essere, lasciate che mi vedano come il ragazzo perfetto, del resto la mia carriera lo è, 2 mondiali vinti su 3, non voglio essere psicoanalizzato dai miei fan ne tanto meno compatito per il mio passato, io son Victor l'inarrestabile (così mi ha ribattezzato Giulio Martinelli il telecronista italiano) e non un poveretto con un passato brutto alle spalle.

Amo correre, stringo il volante tra le mani e schiaccio l'acceleratore, sono sui 200 km/h e forse dovrei rallentare visto che non sono in pista, ma chi vuole rallentare? Fanculo tutto dopo la giornataccia di oggi schiantarmi non sarebbe la cosa peggiore che mi è capitata. Io amo Chiara, le avevo dato tutto di me, non le ho mai fatto mancare nulla e dopo così tanti anni insieme non riesco a credere sia davvero finita, anche se era ormai da mesi che combattevamo ogni giorno non avrei mai immaginato potesse finire tutto così, ricordo ancora il nostro primo incontro, camminavo per i paddock del GP d'Imola ero ancora in F2 ma mi trovavo lì per seguire la gara dai box della Addams racing e mi sono imbattuto in questa ragazza, abbastanza spaesata e con un pass vip della Addams al collo, ricordo ancora com'era vestita, aveva un maglioncino bianco, una gonna a scacchi grigia a pieghe, una sciarpa della stessa fantasia della gonna, capelli raccolti in una cosa bassa con un fermaglio di perle che spicca tra i ricci bruni, una Birkin grigia, calze nere velate e dei tacchi vertiginosi ai piedi con i quali non riusciva a camminare molto bene. Camminava verso la pitlane e le chiesi dove stesse andando, si presentò e mi disse che, come immaginavo, era un influencer ed era stata invitata al gp, la portai nell'hospital del team e, dopo la gara abbiamo scambiato due parole, la invitai a cena fuori e... Il resto beh, potete anche immaginarlo.

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