Capitolo 6

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Jaxon

Mentre preparavo un latte macchiato per un cliente, sentii la voce familiare di Carlo alle mie spalle. "Jaxon," iniziò con il suo tono amichevole, "dopo questa, puoi prenderti una pausa o prendere un po' d'aria fresca fuori."

Sorrisi leggermente, apprezzando il suo pensiero. Carlo era un tipo a cui piaceva prendersi cura delle persone che lavoravano con lui, una qualità rara in molti datori di lavoro. "Tranquillo, posso anche non farla," risposi, continuando a versare il latte caldo nella tazza con movimenti precisi. "Tuttavia, se esco, potrei ritornare tutto bagnato. Il cielo non ha un aspetto così bello, quindi non è una buona idea. Ma grazie comunque."

Carlo annuì, con quel suo sguardo gentile che avevo imparato a riconoscere. "Come preferisci, Jaxon. Sappi solo che se hai bisogno di prenderti un momento, non esitare."

Mentre tornavo a concentrarmi sul lavoro, la mia mente vagava ancora su quella ragazza, Trisha. Non avevo intenzione di incontrarla di nuovo, non così presto almeno, ma il destino sembrava avere altri piani.
Era evidente che non fosse felice di rivedermi, e potevo capirla. Il nostro primo incontro non era stato esattamente... ideale.

Ma c'era qualcosa in lei che mi colpiva. La sua determinazione a ignorarmi, a fingere che non esistessi, era quasi divertente, ma allo stesso tempo mi faceva riflettere. Non molte persone mi trattavano in quel modo, con una tale disinvoltura, ed era rinfrescante, in un certo senso. Ma era anche frustrante. Avevo cercato di fare ammenda per il nostro primo incontro, ma non sembrava affatto intenzionata a concedermi una seconda possibilità.

Mentre consegnavo il latte macchiato al cliente, non potei fare a meno di lanciare un'occhiata verso il tavolo dove era seduta poco prima. Ora era vuoto, ma la sua presenza sembrava ancora permeare l'aria. Chissà cosa stava pensando, e se aveva capito che il mio interesse non era solo un tentativo superficiale di fare colpo.

Sospirai, cercando di scrollarmi di dosso quei pensieri. Non potevo permettermi di perdere la concentrazione sul lavoro. Ma sapevo che quella ragazza, con il suo sguardo fiero e il suo rifiuto ostinato, non sarebbe scomparsa così facilmente dai miei pensieri.

Soprattutto quei occhi meravigliosi.

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Uscii dalla pasticceria, fermandomi un attimo a guardare il cielo. Notte. L'aria era fresca, e le luci della città si riflettevano sulle strade bagnate dalla pioggia recente. Un'atmosfera tranquilla, quasi surreale dopo una giornata di lavoro. Almeno sono riuscito a trovare un lavoro, pensai. Fare il barista è semplice, a tratti anche divertente, se ti concentri sulle conversazioni delle persone. È incredibile quanto la gente si lamenti per le cose più futili, e ascoltarli mi dà una strana sensazione di normalità.

Poi c'è Carlo. Non so come faccia, ma ha il talento naturale di rallegrare chiunque entri nella sua pasticceria con il malumore. È come se avesse un'energia positiva che si irradia a chiunque gli stia intorno. Vorrei avere anch'io quel dono, soprattutto per fare un favore alla bella ragazza che ho incontrato per la seconda volta oggi. Trisha. Non potevo smettere di pensare a lei e a come fosse riuscita a stuzzicare la mia curiosità.

Sorrisi, scuotendo la testa come per scacciare quei pensieri. Mi incamminai verso la mia macchina, cercando di concentrarmi su altro. Ma, a un certo punto, qualcosa mi fece fermare di colpo. Un volto familiare tra la folla mi colpì. Strizzai un po' gli occhi per guardare meglio, cercando di assicurarmi che non fosse solo un gioco di ombre.

Spalancai gli occhi e un sorriso enorme mi si formò sul volto. Era lei. Trisha.

Lì, ferma sotto una delle luci fioche della strada, sembrava persa nei suoi pensieri. Non potevo credere alla mia fortuna. Senza pensarci, mi avvicinavo a Trisha, decisi di giocare la carta dell'indifferenza. Fingendo di non averla vista, mi diressi verso di lei, apparentemente perso nei miei pensieri. Quando fui abbastanza vicino, la urtai leggermente, facendola quasi scontrare con me.

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