mille baci

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manuel che fa dei regalini a simone. realizza che vuole essere più di un amico per lui e non sa come dirglielo, quindi lo fa proprio attraverso uno di quei regalini.


a manuel piaceva guardare simone.

gli piaceva guardarlo mentre faceva colazione, seduto a capotavola, interrotto dagli sbadigli che lo colpivano quasi ogni due minuti.
non che manuel li avesse contati (invece sì).

gli piaceva guardarlo mentre si sistemava i capelli davanti allo specchio, ogni mattina, sbuffando perché non riusciva a farli stare su come voleva lui. manuel lo aspettava poggiato alla porta, già pronto, lamentandosi del ritardo, chè il professore li avrebbe mandati dalla preside 'per colpa dei suoi capelli', prima o poi.

più di tutto, forse, gli piaceva guardarlo mentre leggeva. che fosse in veranda, sul letto o sul bordo della piscina vuota che ormai condividevano.
gli piaceva il modo in cui corrugava la fronte, concentrandosi nella lettura. manuel spesso se ne stava lì, al suo fianco, a fumare, a riflettere, prendendolo anche in giro per l'espressione buffa.

non c'era niente di definito tra di loro.
avevano capito di essere fondamentali l'uno per l'altro, quello sì. ma dopo la partenza di mimmo e la rottura tra manuel e nina, nessuno dei due aveva fatto un passo verso l'altro.

manuel era cambiato, però.
simone se ne era accorto.

gli era stato vicino nel periodo in cui ne aveva più bisogno, in seguito all'addio di mimmo che "almeno n'è finito dentro n'altra volta" e al problema di salute di dante che "se sta a riprende, simò. tornerà a parlà tanto come prima, vedrai".

era meno limitato nel contatto fisico, manuel. gli dimostrava il suo affetto, di tenerci davvero.
non che simone gli avesse mai chiesto il motivo di quel braccio sulle spalle, fuori scuola, o del modo in cui gli scompigliava i capelli prima di andare via, ovunque si trovassero.

nell'ultimo periodo, poi, tornava spesso a casa con dei 'regalini' per simone, che siano una penna a forma di orsacchiotto, perché "bo a te te piacciono 'ste cose".
oppure dei baci perugina, che a simone piacevano tanto. "così almeno allarghi la collezione dei bigliettini che ce stanno dentro", diceva.
simone iniziava a non credere più a quelle scuse, ma si godeva quei momenti che manuel gli dedicava, senza farsi troppe domande.

manuel, dall'altra parte, stava acquisendo sempre più consapevolezza. i sentimenti che provava si facevano sempre più chiari.
non che prima non lo fossero, aveva solo bisogno di realizzare quanto simone lo facesse stare bene, che non c'era niente di male.
e adesso che l'aveva capito, doveva dirglielo.

aveva deciso di farlo nel modo più semplice, che per entrambi era ormai una tradizione.

quel venerdì si presenta sulla porta della stanza di simone, con un pacchetto in mano.
lo trova a studiare, il libro sulla scrivania, la testa china, seduto in una posizione, secondo manuel, improponibile.

"simò" dice, facendolo sobbalzare leggermente.
simone si gira, gli occhi cadono subito sul pacchetto che regge in mano.

"manu ancora?" chiede sorridendo.
"seh, ancora" risponde manuel, alzando gli occhi al cielo, senza riuscire a nascondere un piccolo sorriso.

chè quell'aria da duro la perdeva completamente, quando si trattava di simone.

allunga il pacchetto verso di lui.
"dai, apri" esclama, poi, sedendosi sul letto, avvicinando a sè la sedia di simone.

vuole vedere la sua reazione, non vuole perdersi una singola espressione.
trema anche un po', manuel, ma non lo ammetterebbe mai a voce alta, non ancora.

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