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1 febbraio 2016 - Tribunale di Catania


«Vuole un bicchiere d'acqua, signora Walker?», chiede l'avvocato Di Stefano. 

Ambra scuote la testa. 

«Ha bisogno di una pausa?», domanda il giudice con tono delicato. 

«No, posso continuare.» 

«Comprendiamo bene quanto sia difficile rivivere quei momenti, ma è importante capire le dinamiche e la reazione di tutti i presenti. Non possiamo rischiare di mandare in prigione degli innocenti come i miei clienti. Per questo sono costretto a chiederle, signora, di provare a essere più analitica. Di raccontare nel dettaglio cosa è accaduto, e non cosa lei stesse provando», spiega il Di Stefano. 

«Ha figli, avvocato?», sbotta Ambra, severa. 

«Non credo che serva conoscere la mia vita privata.» La voce infastidita del legale echeggia nell'aula vuota. 

Dopo pochi secondi di silenzio, in cui i due si scambiano uno sguardo di sfida, le parole del giudice risvegliano l'attenzione di Ambra: «Io ne ho due, e non oso mettermi nei suoi panni, signora. Possiamo rimandare a domani.» 

«Grazie», sussurra Ambra, visibilmente scossa. «Ma davvero, posso continuare.» 

Ambra guarda per qualche secondo il suo avvocato. Lui le fa un cenno con un sorriso empatico, prima di dirigersi al banco dei testimoni. «Direi di ripartire da zero. Che ne dice, signora Ambra? Se la sente?» 

Lei annuisce.

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