la prima impressione è davvero così importante?

339 13 9
                                    

"Ciao, sono Sarah. Ho 17 anni e vengo da Vigevano. Gioco a tennis e suono il pianoforte. Ho iniziato a suonare il pianoforte fin da piccola e, qualche anno fa, ho iniziato a scrivere musica. Attraverso le melodie del pianoforte, ho scritto le mie prime canzoni. Per scherzo, qualche mese fa, ho mandato il casting per entrare a far parte di Amici e oggi sono qui, nella sala relax, con la paura di non riuscire ad entrare.” Mentre scrivevo queste parole sulle note del mio cellulare, si è avvicinata a me una ragazza alta quasi quanto me, con dei bellissimi capelli afro e una carnagione bellissima.
"Hei, ciao! Io sono Marisol."
Sembrava abbastanza simpatica.
"Ciao, io sono Sarah. Sei qui per entrare come cantante o come ballerina?"
Lei mi sorrise con una tranquillità invidiabile e mi rispose:
"Io ballo, sono una ballerina. Attraverso la musica mi sfogo, è come se fosse possibile lasciare tutti i tuoi problemi nella danza. Tu invece balli?"
Quello che aveva detto era vero: a me succede sempre quando canto, è come se il mondo si fermasse per la durata della canzone e poi riprendesse.
"No, no, io canto, però mi succede la stessa cosa che dici tu. Se entriamo, ti andrebbe di stare in stanza insieme?" Volevo pensare positivo, quindi le chiesi di dormire nella stessa stanza. Sarò stata troppo affrettata?
"Certo, per me va benissimo. In bocca al lupo!"
"Crepi!"
Mentre Marisol si allontanava da me, nella stanza entrò un ragazzo alto circa un metro e settanta. L'avevo già visto da qualche parte, ma non riuscivo a capire dove. Era davvero un bel ragazzo. Quando lo vidi, fu come se dentro di me si scatenasse una strana calma, ma perché provavo questa sensazione? Neanche il tempo di rispondere a me stessa che una ragazza della produzione ci chiamò ad entrare in studio. L'emozione che si prova appena si entra in quel luogo, dove prima erano sedute persone come Angelina Mango, Irama, Elodie e dove forse anche io avrei potuto sedermi, è indescrivibile. La puntata era iniziata da un po'. Marisol aveva già ottenuto un banco ed erano entrate già un po' di persone come Mida o Dustin. Ad un certo punto, Maria annunciò un nome: "Holden". Ed è lì che capii il motivo per cui quel ragazzo mi era così familiare: era proprio lui, Holden! Quello di cui conoscevo ogni canzone a memoria e per il quale avevo anche pensato di tatuarmi una frase della sua canzone "Non fa per me". Era cambiato molto, per questo non l'avevo riconosciuto subito. La sua musica, però, era sempre quella pura poesia. E sì, non lo nego, nel 2021 avevo una piccola cotta per lui. Se mai fossi entrata e avessi fatto parte della stessa edizione con lui, sarebbe stato davvero un grande onore per me. Maria iniziò a parlare: "Holden, 23 anni, vive a Roma da solo con due gatti che si chiamano Aria e Latte. Si definisce determinato, notturno e un po' introverso. Ha scritto così tante canzoni fino ad oggi che non sa nemmeno quantificarle. Fa tutto da solo: testi, musica e produzione. Canti un tuo pezzo, "Dimmi che non è un addio".

Non ignorerò la sorte
Come fossero consigli
Se nel buio che ci inghiotte
Non sembriamo stare qui
E spero non mi cambierà
Che l'aria poi mi toccherà
Che scacci via un po' dei miei guai
Spero che lo capirai

Se nel buio che c'è, pensavo a me
E pensavo a te, dimmi perché
Dimmi che non è un addio
Dimmi che non è un addio
Nel buio che c'è cerco la tua mano
Se devi dirlo, dimmelo piano
Dimmi che non è un addio
Questo sembra un vero addio

Ora che
Sono solo in un appartamento
Tu bevi un cocktail in un pub al centro
Con il tempo svanirà, ah, ogni momento
Dimmi che non hai paura adesso
Tu non vuoi svegliarti sola nel tuo letto
Io sdraiato sul parquet
Nel buio pesto

Devo dire che, dopo questa canzone, sono ancora più convinta che lui sia un artista e che abbia una penna davvero bella. Rende particolare e unica ogni canzone che fa, e sono davvero felice che Rudy l'abbia preso in squadra. Se lo merita davvero tanto, anche se, pensandoci bene, non sentivo una sua canzone dal 2022. Quando passai davanti a lui, gli allungai la mano e lui mi guardò e me la strinse. In quel momento, il suo sguardo si posò su di me: fu davvero breve, ma allo stesso tempo intenso, pieno di un'emozione strana che non si riesce a spiegare a parole. Il tempo passava e io pensavo ancora a quello sguardo. A distrarmi fu Maria che, ad un certo punto, chiamò il mio nome: "Sarah".

crush |holdarah Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora