L'inizio di tutto (cap.1)

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Mi chiamo Hasley Rotwood.Sono seduta sul sedile posteriore della mia Mercedes diretta al Camarillo State Mental Hospital, un ospedale psichiatrico della California.

Tutto questo mi sembra assurdo,non sono nè depressa nè psicopatica.
Sono sempre stata una ragazza semplice, socievole e solare con tutti, mi sono sempre mostrata con il sorriso e uscivo di casa molto frequentemente per non pensare al casino che stava succedendo nella mia famiglia.

Mio padre picchiava mia madre,un classico.
Ho sempre vissuto vedendoli odiarsi e picchiarsi ma non sono mai riuscita ad abituarmi a questa "quotidianità".

L'ansia che sale quando cala il silenzio dopo le urla, gli schiaffi e gli strattoni pensando che fosse successo il peggio, veder la propria madre non riuscire a reagire, uscire di casa solo per far finta che il problema non esista,sentirsi con i sensi di colpa.Come se quella sbagliata fossi tu. Beh ecco,queste sensazioni non le farei provare neanche al mio peggior nemico.

Tutti pensano che dopo la morte di mio padre io abbia avuto un trauma,ma nessuno sa che aspettavo quel momento da ben 17 anni.

Io non sono triste, anzi, gli occhi mi brillano dalla gioia, l incubo era finalmente terminato. Si certo nei miei sogni...

Con mio padre non ho mai avuto nulla in comune apparte i miei meravigliosi ricci biondi e il nasino all'insù.
Mentre gli occhi tendenti al verde  il carattere l'ho preso da mia madre.

Nel mentre mi perdo nei miei pensieri sento lo sportello della macchina aprisi bruscamente.

"Siamo arrivati". Dice mia madre con un tono di sofferenza che cerca di mascherare.
"Mamma io continuo a pensare di star bene" le parlo con mezzo sorriso stampato in faccia per farla rasserenare.

"No Hasley,non stai bene. Hai allucinazioni, la notte inizi ad urlare di punto in bianco e hai cambi d'umore improvvisi" risponde un po' innervosita,come se fosse colpa mia.
"Sono solo brutti sogni dove vedo papà,non è niente di così grav-"
"Basta così,hai un problema e qui ti aiuteranno a risolverlo,ora vai." mi interrompe lei.

Mi rassegno e la saluto con un bacio sulla guancia mentre mi guarda entrare nell'ospedale.

(L'ospedale psichiatrico)

All'esterno sembra accogliente e anche dentro non è male

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All'esterno sembra accogliente e anche dentro non è male.
Percepisco subito l'odore di candeggina e mi perdo nelle mura che sono completamente bianche, sembrano quasi...vuote,senza un tocco di personalità,vabbè ma io che mi aspettavo, siamo in un ospedale psichiatrico non in una ludoteca.

Mi affaccio dalla finestra e vedo mia madre salutarmi con la manina per poi mettersi in macchina e ripartire verso casa.

Una ragazza mi chiama e distoglie la mia attenzione.

Al primo impatto non vedo niente di strano in lei,non sembra nè svitata nè alcolista.
Ha i capelli e gli occhi neri,una pelle biancastra e un bel nasino a patatina.

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